La pandemia di COVID-19 potrebbe causare il più grande calo di emissioni di CO2 del secolo
Alcune stime indicano nell’attuale pandemia una delle cause che potrebbero produrre il più grande calo di emissioni di anidride carbonica dell’ultimo secolo.
PREMESSA – La pandemia di COVID-19, causata dal virus SARS-CoV-2, rappresenta un drastico cambiamento nella vita di miliardi di persone in tutto il mondo. All’inizio di questo mese infatti, oltre 90 paesi e circa 4 miliardi di persone si son ritrovati ad essere soggetti a una qualche forma di contenimento secondo l’agenzia di stampa AFP. Inevitabilmente ciò ha causato un radicale cambio nelle abitudini delle persone, che di punto in bianco si son ritrovate per la maggior parte costrette in casa senza possibilità di spostarsi, a meno che non fosse per lavoro, salute o necessità.
IL CALO DEI TRASPORTI – Le misure di contenimento hanno causato una riduzione del traffico aereo, ferroviario e stradale. Secondo l’ultimo rapporto dell’Eurocontrol, l’organizzazione intergovernativa il cui scopo è il controllo del traffico aereo europeo, a partire da metà marzo si è registrato un netto crollo del traffico aereo europeo, con punte superiori al 90% in meno rispetto al 2019 nell’ultima settimana.
La società Rystad Energy prevede, nell’ultimissimo rapporto pubblicato oggi, un calo della domanda globale di petrolio del 10,4% (da 99,5 milioni di barili al giorno del 2019 agli 89,2 milioni del 2020). Inoltre, è previsto un calo del 10,5% del carburante per la strada, ma a subire il maggiore impatto sarà il carburante per aerei, visto in crollo fino al 31%.
L’ANALISI – Lo studio di CarbonBrief ha identificato cinque set di dati che coprono da soli circa il 76% delle emissioni annuali di CO2 globali: l’intera produzione di Cina e Stati Uniti, il mercato di carbonio dell’UE, il settore energetico indiano e quello petrolifero globale. Sempre lo studio include fra i fattori presi in esame la domanda di trasporto su strada, il trasporto aereo, la produzione industriale, la domanda di elettricità ed altri fattori rilevanti. Dalle ultime analisi si stima una riduzione di circa 2 miliardi di tonnellate di CO2, un numero pari al 5,5% del totale globale dello scorso anno. Come osservabile dal grafico prodotto dallo stesso sito, la crisi causata dal coronavirus potrebbe portare al più grande calo annuale di emissioni di CO2 dell’ultimo secolo, più di quanto causato dalle due guerre mondiali, dalla crisi economica del 2008-2009 o dalla pandemia di influenza spagnola di un secolo fa. Un dato che farebbe quasi esultare tutti gli ambientalisti e chi da anni si batte per la riduzione delle emissioni antropiche di anidride carbonica, una sorta di primo passo verso una transizione verso fonti energetiche alternative. A ciò si aggiunge la riduzione di particolato atmosferico e di altri composti come il biossido di azoto causati dalla riduzione di traffico. Ma probabilmente non basterà.
UNA “MOSCA BIANCA” – Secondo il rapporto dell’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente) le emissioni globali dovrebbero diminuire del 7,6% ogni anno nel decennio 2020-2030 (poco meno di 3 miliardi di tonnellate di CO2 emesse solo nel 2020) per poter contenere il riscaldamento globale a meno di 1,5°C al di sopra delle temperature del periodo preindustriale. Insomma, a meno di non ritrovarci a fare i conti – e nessuno se lo augura – con una pandemia ogni anno, è un obiettivo difficilmente raggiungibile; servirebbe uno sforzo congiunto da parte di tutti i paesi del mondo verso una netta e rapida transizione energetica.
LIMITI E PRECISAZIONI – CarbonBrief pone l’attenzione sul fatto che queste stime preliminari andranno necessariamente riviste nel corso dei prossimi mesi, man mano che i vari paesi e le società energetiche possano rendere disponibili i dati sulla domanda di prodotti petroliferi, sui volumi del traffico su mezzi e sulla ripresa economica. Probabilmente le stime reali saranno disponibili soltanto nella primavera 2021 grazie al lavoro del Global Carbon Project che quantificherà le emissioni globali nel 2020. È inoltre difficile attribuire il crollo della domanda dei combustibili fossili alla sola pandemia, un esempio è il mite inverno in Europa e Nord America che ha ridotto la domanda di riscaldamento nel primo trimestre del 2020. D’altra parte è anche vero che il crollo del prezzo del petrolio, così come quelli di gas, presenta fra le maggiori cause proprio quella relativa alla pandemia di COVID-19. Quando ulteriori dati saranno resi disponibili non mancheremo di poter aggiornarvi ulteriormente.
Fonti iconografiche e bibliografiche:
- pixabay.com
- https://www.unenvironment.org/resources/emissions-gap-report-2019
- https://www.rystadenergy.com/
- https://www.eurocontrol.int/covid19
- carbonbrief.com