Published On: Gio, Apr 23rd, 2020

Spinosauro: il più grande carnivoro di cui sappiamo poco

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Gli appassionati di cinema e di fossili non si saranno fatti mancare la saga Jurassic Park che ha generato a partire dagli anni ’90 una vera e propria dinosauro-mania globale. Nell’immaginario comune, anche per la tanta popolarità data dal cinema, il Tyrannosaurus rex (conosciuto anche come T-Rex o  tirannosauro)  è considerato, probabilmente erroneamente,  il carnivoro più feroce e più famelico. Certamente il ritrovamento di numerosi resti fossili, ha permesso degli studi statistici ed è stato possibile fare diverse analisi approfondite, andando a generare ipotesi suffragate da dati abbastanza corposi.

Più grande e più ignoto alla scienza è invece lo Spinosauro salito alla ribalta del grande pubblico con il film Jurassic Park III e che per come ipotizzato dal film ci affascina forse anche di più del T-Rex. Lo Spinosaurus aegyptiacus, nome scientifico dello Spinosauro, da non confondere con lo Stegosauro, ha però pochissimi riscontri fossili e fino ad oggi non è mai stato ritrovato uno scheletro completo.

Disegni originali di Stromer del 1915

I primi resti, circa una ventina di ossa, furono trovati in Egitto dal paleontologo tedesco Ernst Stromer nel 1912 e tre anni dopo apparve la prima pubblicazione scientifica che descriveva questo carnivoro del Cretacico. Furono trovate parti della mandibola, denti e delle ossa chiamate “spine” (di quasi 2 m) in uscita dalla colonna vertebrale. Con questi ritrovamenti si poterono fare le prime ipotesi di questo grande carnivoro, che probabilmente è stato uno dei più grandi della storia. In particolare a stupire i ricercatori furono proprio queste protuberanze che uscivano dalla spina dorsale e che formavano una sorta di vela sulla schiena del teropode.  L’altra particolarità erano la mascelle molto simili di forma a quelle attuali del coccodrillo e questo, insieme ad altri dettagli corporali,  fece pensare ad una probabile propensione a stare anche in acqua.

Una ricostruzione del dinosauro con i ritrovamenti fu esposta nel museo di paleontologia di Monaco di Baviera, ma purtroppo quello che aveva conservato la terra per oltre 90 milioni di anni, la mano dell’uomo lo distrusse in pochi istanti. Nella notte fra il 24 e 25 aprile 1944, un bombardamento britannico della seconda guerra mondiale sulla città tedesca polverizzò il lavoro dei paleontologi. Fortunatamente alcune ricostruzioni fatte su disegno da Stromer si conservarono.

Si susseguirono altri ritrovamenti sempre in Nord Africa fra Marocco e Tunisia, sempre però di qualche frammento, ma un altro ritrovamento importante fu fatto pochi anni fa nel deserto del Marocco, che hai tempi dello Spinosauro era una zona umida ricca di fiumi, paludi e vegetazione rigogliosa. Il lavoro è culminato con una pubblicazione del 2014 del paleontologo americano Nizar Ibrahim insieme ad altri ricercatori fra cui due italiani, Maganuco e Iurino rispettivamente del Museo di Scienze Naturali di Milano e della Sapienza di Roma. Con gli ulteriori ritrovamenti si è acclarato maggiormente che lo Spinosauro fosse un dinosauro che amasse l’acqua e che la caccia si concentrava su grandi pesci. Gli studi e le nuove tecnologie hanno permesso di migliorare gli studi avviati da Stromer e comprendere che la densità ossea e le zampe fossero adatte per fare del gigante con la vela, il re dei corsi d’acqua.

Foto-inserimento dello Spinosauro con il Colosseo
(G.Cutano)

Il ruolo della “vela” sulla schiena anima ancora il dibattito degli scienziati e diverse ipotesi sono state formulate da oltre un secolo dalla sua prima scoperta. Una altra pubblicazione del 2015 da parte di alcuni ricercatori tedeschi dell’università di Rostock, raccoglie un pò per sommi capi le ipotesi formulate su questa misteriosa vela. Si è parlato di termoregolazione, anche se la poca capillarizzazione venosa all’interno della colonna vertebrale, la scarta e poi si sono formulate altre ipotesi fra cui quella che la vela fosse un richiamo per l’accoppiamento, ma anche questa tesi è stata scartata.  Quest’ultima pubblicazione tedesca sembra convergere sul fatto che la vela avesse scopo idrodinamico e che potesse anche servire da scudo per circondare la preda.

Molto ci sarà ancora da scrivere su questo gigante del passato e l’auspicio che nuovi ritrovamenti possano aiutare a fare luce su questo straordinario e unico dinosauro. Di certo il film Jurassic Park ha dato una sua interpretazione, non così distante da quanto ipotizzato da Stromer, ma gli studi successivi al film hanno portato a cambiare la visione di questo animale. Attendiamo nuove pubblicazioni.

 

 

Fonti Bibliografiche:

Stromer (1915)

Ibrahim, N., Sereno, P. C., Dal Sasso, C., Maganuco, S., Fabbri, M., Martill, D. M. Zouhri, S., Myhrvold, N., Iurino, D. A. (2014). Semiaquatic adaptations in a giant predatory dinosaur. SCIENCE, 345(6204), 1613-1616.

The riddle of Spinosaurus aegyptiacus’ dorsal sail University of Rostock, Chair for Biophysics, Gertrudenstr. 11A, 18057 Rostock, Germany (2015)

About the Author

- Ingegnere Ambientale, laureato presso il Politecnico di Torino, si è specializzato in difesa del suolo. Oggi si occupa di progettazione di impianti ad energia rinnovabile e di sviluppo sostenibile della montagna, con focus sulla mobilità elettrica. Volontario di Protezione Civile, ama la natura, ma anche i social media e la fotografia. Per compensare la formazione scientifica coltiva lo studio della storia e delle scienze politiche. * Contatti: giuseppe.cutano@geomagazine.it * * IG: @latitude_45