Published On: Mar, Apr 28th, 2020

Un legame tra le forti piogge e le eruzioni vulcaniche?

Nel mese di Agosto 2018 l’eruzione del vulcano Kilauea, sulle isole Hawaii, ha emesso nubi di cenere che hanno raggiunto svariati km di altezza nell’atmosfera circostante. Enormi flussi di lava hanno invaso la costa sud-orientale dell’isola, distruggendo centinaia di abitazioni. Ora, un nuovo studio finanziato dalla NASA e pubblicato sull’autorevole rivista Nature, sostiene per la prima volta che l’eruzione potrebbe essere stata provocata dalle forti piogge che hanno preceduto l’evento.

Un risultato bizzarro che porrebbe l’obbligo di modificare le nostre conoscenze in merito ad una correlazione tra eventi meteorologici ed eruzioni vulcaniche. “Sapevamo che i cambiamenti del contenuto di acqua nella crosta superficiale della Terra possono scatenare terremoti e frane, ma ora sappiamo che le forti piogge possono innescare le eruzioni“, ha affermato Falk Amelung, professore di geofisica presso la University of Miami Rosenstiel School of Marine and Atmospher Science e coautore dello studio. “Sotto la pressione del magma, la roccia bagnata si rompe più facilmente della roccia secca all’interno del vulcano. Ciò, a sua volta, crea percorsi che agevolano il viaggio del magma verso la superficie terrestre“, ha aggiunto lo scienziato.

Utilizzando i dati della Global Precipitation Measurement – una missione internazionale guidata dalla NASA e dall’agenzia spaziale giapponese (JAXA), e il satellite Sentinel-1 con cui sono state rilevate le deformazioni del terreno, i ricercatori sono stati in grado di escludere un aumento della pressione della camera magmatica. Un’osservazione che ha obbligato gli scienziati a cercare una causa alternativa. Essi hanno quindi modellato l’evoluzione della pressione del fluido causata dalle piogge prolungate che si sono accumulate all’interno del vulcano, un fattore che può influenzare direttamente la propensione del magma a penetrare nella roccia circostante.

Sulla base di dati di laboratorio preesistenti e simulazioni numeriche, i modelli hanno suggerito che la pressione delle falde acquifere era al suo massimo come non si verificava da almeno mezzo secolo; un fattore determinante che ha indebolito l’edificio vulcanico. “È interessante notare che, sulla base di record statistici, le intrusioni magmatiche e le eruzioni registrate, hanno quasi il doppio delle probabilità di verificarsi durante i periodi più umidi dell’anno“, ha dichiarato Jamie Farquharson, ricercatore post-dottorato presso la Rosenstiel School e autore principale dello studio. Non è chiaro, tuttavia, se tale fenomeno possa ritenersi una prova definitiva e se possa verificarsi anche in altri luoghi del mondo. La comunità scientifica valuterà senz’altro questo aspetto negli anni futuri.

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it