La rapida evoluzione della vista nei serpenti marini
I serpenti marini sono entrati per la prima volta nell’ambiente marino 15 milioni di anni fa e da allora si sono evoluti per sopravvivere nelle sue mutevoli condizioni di luce. La ricerca condotta dall’Università di Plymouth (Regno Unito) ha per la prima volta fornito prove di dove, quando e con quale frequenza le specie hanno adattato la loro capacità di vedere a colori. Suggerisce che la visione dei serpenti marini sia stata geneticamente modificata nel corso di milioni di generazioni, consentendo loro di adattarsi a nuovi ambienti.
In una svolta inaspettata, lo studio pubblicato su Current Biology suggerisce anche che i serpenti marini condividono effettivamente le loro proprietà adattative non con altri serpenti o mammiferi marini, ma con alcuni primati che mangiano frutta. La ricerca è stata condotta dal dott. Bruno Simões, docente di biologia animale presso l’Università di Plymouth, e ha coinvolto scienziati provenienti da Regno Unito, Australia, Danimarca, Bangladesh e Canada. Nel mondo naturale, le specie devono ovviamente adattarsi man mano che l’ambiente circostante cambia. Ma a vedere un cambiamento così rapido nella visione dei serpenti marini in meno di 15 milioni di anni è davvero sorprendente. Il ritmo di diversificazione tra i serpenti marini, rispetto ai loro parenti terrestri e anfibi, è forse una dimostrazione dell’ambiente immensamente difficile in cui vivono e la necessità per loro di continuare ad adattarsi per sopravvivere.
Nello studio, gli scienziati affermano che nonostante siano discendenti da lucertole altamente visive, i serpenti hanno una visione dei colori limitata (spesso bicolore), attribuita allo stile di vita in penombra dei loro antenati. I serpenti marini foraggiano sul fondo del mare a profondità superiori a 80 metri, ma devono nuotare in superficie per respirare almeno una volta ogni poche ore. Questa maggiore sensibilità aiuta a vedere nelle condizioni di luce variabile della colonna d’acqua dell’oceano.
Bibliografia: Current Biology (2020). DOI: 10.1016 / j.cub.2020.04.061