Published On: Lun, Giu 15th, 2020

Come brillano le Pulsar

Quando Jocelyn Bell osservò per la prima volta le emissioni di una pulsar nel 1967, gli impulsi ritmici delle onde radio confondevano gli astronomi, a tal punto che vennero prese in considerazione le teorie più bizzarre.
Ora un team di ricercatori sospetta di averne finalmente identificato il meccanismo responsabile, attraverso una simulazione in 2-D del plasma che circonda i poli magnetici.

Le pulsar sono stelle di neutroni che ruotano a velocità vertiginose, alcune delle quali anche 700 volte al secondo, e dai cui poli magnetici, emettono fasci continui di onde radio nello spazio.

La proposta dei ricercatori inizia con i forti campi elettrici della pulsar, i quali strappano gli elettroni dalla superficie della stella e li accelerano a energie estreme. Gli elettroni iniziano quindi a emettere raggi gamma ad alta energia che se assorbiti dal campo magnetico ultra-forte della pulsar, producono un diluvio di elettroni aggiuntivi e le loro controparti di antimateria, i positroni.

Le particelle cariche appena nate inumidiscono i campi elettrici, facendoli oscillare. Questi, in presenza dei potenti campi magnetici della pulsar, provocano quindi onde elettromagnetiche che fuoriescono nello spazio.

Un processo che l’autore dello studio, Alexander Philippov, ricercatore associato presso il Center for Computational Astrophysics del Flatiron Institute di New York City, mette in relazione con i fulmini.

Queste emissioni radio sono speciali in quanto coerenti, il che significa che le particelle che le creano si muovono l’una con l’altra. Mentre la pulsar ruota, i raggi si muovono in cerchio nel cielo. La tempistica è così precisa da competere con la precisione degli orologi atomici. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Physical Review Letters .

About the Author

- E' un giornalista scientifico, regolarmente iscritto all'albo nazionale. Si occupa di cronaca scientifica e duvulgazione dal 2011, anno di inizio del suo praticantato. Sin dal 2007 ha condotto numerosi studi sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica, alcuni dei quali in collaborazione con l'ArpaV.