Published On: Ven, Giu 19th, 2020

Dall’Hubble nuove straordinarie immagini di due nebulose planetarie

Il telescopio spaziale Hubble ha dimostrato le sue enormi capacità visive catturando straordinarie immagini di due giovani nebulose planetarie.
NGC 6302, soprannominata Nebulosa Farfalla per via della sua forma e NGC 7027, sono tra le nebulose più polverose conosciute ed entrambe contengono masse insolitamente grandi di gas, che le hanno rese una coppia interessante per lo studio di un team di ricercatori.

La stragrande maggioranza delle Stelle vive una vita tranquilla per centinaia di milioni di anni e sino a miliardi di anni, ma verso la fine della loro esistenza possono trasformarsi in spettacoli pirotecnici degni di nota. Analizzando gli oggetti con la Wide Field Camera 3 su tutta la gamma di lunghezze d’onda, gli astronomi hanno scoperto livelli di complessità senza precedenti e rapidi cambiamenti nei getti e nelle bolle di gas che esplodono dalle stelle al centro di ciascuna nebulosa. Meccanismi non ancora ben compresi.

I ricercatori sospettano che nel cuore di ciascuna nebulosa vi siano due stelle che orbitano una attorno all’altra. La prova di un “duo dinamico” così centrale viene dalle forme bizzarre di queste nebulose. Ognuna di esse ha infatti una vita schiacciata e polverosa e lobi o deflussi polari, nonché altri modelli simmetrici più complessi.

Una teoria fondamentale per la generazione di tali strutture è che una delle componenti del sistema binario perda massa, interagendo con la sua compagna sino al termine della loro esistenza e producendo un disco di gas attorno a una o entrambe le stelle. Il disco lancerebbe quindi getti che gonfierebbero i lobi polari dei gas in uscita.
Un’altra ipotesi correlata e popolare è che la stella più piccola della coppia possa fondersi con la sua compagna stellare in rapida evoluzione. Questa configurazione di breve durata potrebbe anche generare i deflussi bipolari comunemente visti nelle nebulose planetarie.

Ipotesi di non facile comprensione in quanto le due componenti non sono state osservate direttamente. Probabilmente perché sono state già inghiottite da stelle rosse giganti molto più grandi e luminose.

L’articolo è stato pubblicato sulla rivista Galaxies.

About the Author

- E' un giornalista scientifico, regolarmente iscritto all'albo nazionale. Si occupa di cronaca scientifica e duvulgazione dal 2011, anno di inizio del suo praticantato. Sin dal 2007 ha condotto numerosi studi sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica, alcuni dei quali in collaborazione con l'ArpaV.