Alle 23:43 il solstizio d’estate nell’emisfero boreale
Dalle 23:43 l’emisfero boreale sarà ufficialmente in estate, così come l’emisfero australe darà il benvenuto all’inverno. Un giorno di particolare importanza sin dall’antichità, nel quale molte culture ancora oggi celebrano eventi.
Dal punto di vista scientifico la nostra stella verrà a trovarsi alla sua declinazione massima e quindi alla sua massima altezza sull’orizzonte. Al momento del solstizio, il Sole sembrerà splendere direttamente in alto per un punto sul Tropico del Cancro (latitudine 23,5 gradi nord) nell’Oceano Pacifico centrale, 1.314 chilometri a est-nord-est di Honolulu. Se potessimo innalzare una perpendicolare sul piano dell’orbita, troveremmo che l’asse intorno a cui ruota il nostro pianeta, e che passa per i suoi poli, forma con questa perpendicolare un angolo di 23,5°. Ciò comporta una conseguenza molto interessante, le stagioni, che si alternano durante l’anno e che espongono prima un polo poi l’altro alla piena luce del Sole. Così al 20 Giugno, inizio dell’estate settentrionale, il Sole non tramonta per tutte le regioni situate a nord del Circolo Polare Artico, mentre per quelle che si trovano a sud non si leva sull’orizzonte. Dal momento che la nostra stella sembrerà descrivere un arco così alto attraverso il cielo, la durata della luce del giorno nell’emisfero settentrionale è ora al suo estremo.
LE STAGIONI – Il ritmo delle stagioni è il secondo dei ritmi essenziali, perciò l’uomo sentì ben presto il bisogno di determinarlo. Nacque così il calendario, che fu diviso in periodi corrispondenti ai cicli delle fasi lunari (i mesi e le settimane) e che subì numerosi adattamenti durante i secoli. Il variare delle stagioni, come detto, è determinato dall’inclinazione dell’asse terrestre rispetto al piano dell’orbita intorno al Sole e non dalla distanza che separa i due corpi nelle varie stagioni dell’anno. Dalla Terra il Sole appare come proiettato contro lo sfondo celeste nella sua traiettoria apparente attraverso il cielo, chiamata eclittica. L’asse terrestre è inclinato con un angolo di 23 gradi e mezzo, determinando di conseguenza nell’eclittica un’inclinazione analoga rispetto all’equatore celeste. E’ per questo che i due emisferi hanno stagioni opposte. In Giugno nell’emisfero meridionale cala l’inverno, mentre l’emisfero nord è in piena estate. Il fenomeno ritarda di circa 6 ore ogni anno per poi tornare alla posizione di partenza in occasione degli anni bisestili, introdotti proprio per evitare un disallineamento delle stagioni in relazione al calendario.
Oltre i 55 gradi di latitudine, dall’inizio di Maggio, un bagliore crepuscolare è persistito per tutta la notte; inizialmente oscuro, ora al solstizio sembra abbastanza luminoso. E persisterà fino a Luglio prima di svanire completamente all’inizio di Agosto; tali crepuscoli subartici praticamente aboliscono la notte.
Anche in luoghi ben al di fuori del circolo polare artico, il sole scende sotto l’orizzonte solo per 8 o 9 ore. Da Filadelfia, Chicago e Denver, tenendo conto del crepuscolo, ci sono solo circa cinque ore di oscurità totale.
ETIMOLOGIA – La parola solstizio viene dal latino “Solis statio”: fermata, arresto del Sole. solstizio identifica il giorno in cui il sole raggiunge la massima distanza dall’equatore. Questo fenomeno avviene due volte all’anno: il 21 giugno, inizio dell’estate, quando il sole determina il giorno più lungo, e il 21 dicembre, quando inizia l’inverno e la notte è la più lunga dell’anno rispetto alle ore di luce. A seconda dello spostamento del calendario, il solstizio d’estate si verifica tra il 20 dicembre e il 23 dicembre di ogni anno nel sud del mondo e tra il 20 giugno e 22 giugno nell’emisfero settentrionale. Anche se il solstizio d’estate è un istante di tempo, il termine viene anche comunemente utilizzato come mezza estate per fare riferimento al giorno in cui si verifica.
LE CREDENZE LEGATE AL SOLSTIZIO – Il Sole e il suo simbolo, il fuoco, sono al centro di tutte le religioni delle antiche civiltà e rappresentano le divinità positive, contrapposte a quelle tenebrose e malvagie. Astronomi e sacerdoti, quindi, all’alba della civiltà, si identificano. Altari e osservatori astronomici si confondono. Non c’è da stupirsi, quindi, se in ogni tempo e luogo il giorno del solstizio viene celebrato con feste, falò, rituali magici e religiosi. Ancora oggi si celebra la natività cristiana di Giovanni Battista, uno dei personaggi più importanti della storia biblica. Non a caso è anche conosciuta come “la notte di San Giovanni”, che cade tra il 23 ed il 24 Giugno. Nel corso di questa notte si usa bruciare le vecchie erbe nei falò e andare alla raccolta delle nuove oltre che mettere in atto diversi tipi di pratiche per conoscere il futuro perché, come dice il detto, ” San Giovanni non vuole inganni”. La festa di San Giovanni è una celebrazione legata intimamente alle credenze pagane, pre-cristiane, ed al periodo della raccolta delle piante e delle erbe da usare nelle operazioni magiche.
A livello mondiale, l’interpretazione della manifestazione è variato tra le culture, ma la maggior parte hanno il riconoscimento del segno di fertilità, coinvolgendo vacanze, feste e rituali in tutto quel tempo. In Gran Bretagna, a Stonehenge, sopravvivono gli imponenti ruderi di un tempio druidico: due cerchi concentrici di monoliti che raggiungono le 50 tonnellate. L’asse del monumento è orientato astronomicamente, con un viale di accesso al cui centro si erge un macigno detto “pietra del calcagno” (Heel Stone). Al solstizio d’estate il Sole si leva al di sopra della Heel Stone. Pare che alcune combinazioni tra i macigni permettessero di prevedere le maree e le eclissi di Luna e di Sole secondo un ciclo di 56 anni. Stonhenge, insomma, sarebbe non solo un tempio, ma anche un calendario, un osservatorio e una calcolatrice.
Tracce di culti solari si incontrano in tutto il mondo, dalla Polinesia all’Africa alle Americhe, e giungono fino ai nostri giorni: per gli eschimesi il Sole è la vita mentre la Luna la morte, in Indonesia il Sole si identifica con un uccello e con il potere del volo, tra le popolazioni africane primitive la pioggia è il seme fecondatore del dio Amma, il Sole, creatore della Terra. Ma facciamo qualche passo indietro. Per gli Inca, la cui massima fioritura si ha intorno al quindicesimo secolo, la divinità Inti è il Sole, sovrano della Terra, figlio di Viracocha, il creatore, e padre della sua personificazione umana, l’imperatore. Attorno a Cuzco, capitale dell’impero, sorgono i “Mojones”, torri usate come “mire” per stabilire i giorni degli equinozi e dei solstizi. A Macchu Picchu, luogo sacro degli Inca, si può ancora vedere il “Torreon”, una pietra semicircolare incisa per osservazioni astronomiche, e l’”Intihuatana”, un orologio solare ricavato nella roccia.
Per i Maya è il supremo regolatore delle attività umane, sulla base di un calendario nel quale confluiscono credenze religiose e osservazioni astronomiche per quell’epoca notevolmente precise.
Tra gli indiani d’America il Sole è simbolo della potenza e della provvidenza divine. Presso gli Aztechi è assimilato a un giovane guerriero che muore ogni sera e ogni mattina risorge, sconfiggendo la Luna e le stelle: per nutrirlo il popolo azteco gli sacrificava vittime umane. Leggende analoghe, anche se fortunatamente meno feroci, si trovano ancora tra le popolazioni primitive nostre contemporanee. Gli stessi Inuit (eschimesi) ritenevano fino a poco tempo fa che il Sole durante la notte rotolasse sotto l’orizzonte verso nord e di qui diffondesse la pallida luce delle aurore boreali: convinzione ingenua, ma non poi tanto sbagliata, visto che oggi sappiamo come le aurore polari siano proprio causate da sciami di particelle nucleari proiettate nello spazio ad altissima energia dalle regioni di attività solare.
GLI EGIZI – Tutto il culto degli antichi Egizi è dominato dal Sole, chiamato Horus o Kheper al mattino quando si leva, Ra quando è nel fulgore del meriggio e Atum quando tramonta. Eliopoli, la città del Sole, era il luogo sacro all’astro del giorno, il tempio di Abu Simbel, fatto costruire da Ramses II nel tredicesimo secolo avanti Cristo, era dedicato al culto del Sole. Secondo la cosmologia egizia il Nilo era il tratto meridionale di un grande fiume che circondava la Terra e che, verso nord, scorreva nella valle di Dait, immersa nell’eterna notte. “Il fiume – scrive Dreyer nella sua classica storia dell’astronomia da Talete a Keplero – trasportava una imbarcazione su cui era un disco di fuoco, il Sole, un dio vivente chiamato Ra, che nasceva ogni mattino, cresceva e acquistava vigore fino a mezzogiorno, quindi passava su un’altra barca che lo portava fino all’ingresso per Dait; di qui altre barche (su cui siamo meno informati) lo portavano durante la notte sino alla porta dell’oriente. In tempi più tardi il libro Am Duat o Libro dell’oltremondo, racconta accuratamente il viaggio del dio Sole durante le dodici ore notturne, quando egli illumina successivamente dodici separate località dell’oltremondo. A volte, durante le ore diurne, la barca è assalita da un enorme serpente: allora il Sole si eclissa per breve tempo.
Si devono agli Egizi alcune delle prime precise osservazioni astronomiche solari, in base alle quali i sacerdoti del faraone prevedevano le piene del Nilo e programmavano i lavori agricoli. Le piramidi sono disposte secondo orientamenti astronomici, stellari e solari. Gli obelischi erano essenzialmente degli gnomoni, che con la loro ombra scandivano le ore e le stagioni. Gli orologi solari erano ben noti e ne esistevano diversi tipi, alcuni dei quali portatili, a forma di T o di L, chiamati “merket”: il faraone Thutmosis III, vissuto dal 1501 al 1448 avanti Cristo, viaggiava sempre con la sua piccola meridiana, come noi con il nostro orologio da polso. La prima comparsa di Sirio, la stella più luminosa del cielo, all’alba, in estate, era per gli Egizi il punto di riferimento fondamentale del calendario. Il loro anno era di 365 giorni esatti, ma sapevano già che in realtà la sua durata è maggiore di circa sei ore, per cui avevano calcolato che nel corso di 1460 anni la data delle inondazioni del Nilo faceva una completa rotazione del calendario.
I SUMERI – Per i Sumeri, l’antica popolazione agricola della Mesopotamia (3500 – 2000 avanti Cristo), il Sole, chiamato Shamash, è il figlio di Sin, la Luna, ma stranamente non appartiene al gruppo delle divinità più importanti: dio supremo è An, “il cielo” e capo effettivo del pantheon sumero è Enlil, il signore del vento e della tempesta.
I BABILONESI – I primi e più attenti studi del movimento del Sole risalgono però ai Babilonesi, subentrati ai Sumeri intorno al 2000 avanti Cristo, e si collegano alla loro complessa mitologia astrologica. Ancora più accurate furono le osservazioni dei Caldei, popolazione aramaica installatasi nel sud della Mesopotamia, dove rimase fin verso il 1000 avanti Cristo: furono i Caldei i migliori astronomi dell’antichità pre-ellenica. La cosmologia babilonese ebbe due scuole ben differenziate, che facevano capo ai due santuari più importanti, quello di Eridu, sulla costa del Golfo Persico, e quello di Nippur, nella Mesopotamia settentrionale. Per i fedeli di Eridu l’acqua è il principio di tutte le cose, il fiume Oceano circonda il mondo e al di là di esso il dio Sole pasce i suoi armenti. Per i fedeli di Nippur al vertice della volta celeste c’è la “casa del Sole” da cui l’astro esce ogni mattina per una porta a oriente, rientrandovi a sera da una porta opposta.
La Terra era immaginata come una montagna divisa in 7 zone o in 4 quadranti. In essa si distinguevano una montagna del levar del Sole, risplendente, e una montagna oscura, dove il Sole calava. Sole, Luna e stelle erano divinità viventi, animate di moto circolare. Molte di queste idee passarono tra gli Ebrei e si ritrovano nei libri dell’Antico Testamento.
Presso i Babilonesi l’istante del tramonto del Sole rappresentava l’inizio del giorno, che era diviso in 12 intervalli detti “kaspu”. La misura del “kaspu” era determinata dal Sole e corrispondeva a 30°, che è appunto l’arco di cielo che il Sole percorre in due ore.
LE AREE SETTENTRIONALI DEL MONDO – Nelle parti più settentrionali del mondo, il solstizio non è visto come l’inizio dell’estate, ma piuttosto come metà estate. Se, ad esempio, visitassi la Norvegia o la Svezia in questo periodo dell’anno, troveresti gli abitanti locali che si rallegrano per celebrare il giorno di mezza estate, che per antica tradizione è il 24 giugno. Nella Scandinavia settentrionale, sopra il circolo polare artico, il fenomeno del sole di mezzanotte al solstizio è un orologio stagionale che sembra dividere l’estate – se non l’intero anno – in due parti distinte. È considerato il periodo annuale del climax, quando il sole conquistatore segna la sua più grande vittoria sulle forze dell’oscurità. Se guardi le cose da questa prospettiva, ti rendi conto che è difficile considerare un momento come l’inizio di una stagione che a tutti gli effetti ha effettivamente raggiunto il suo apice.
UN MOMENTO MAGICO – Sin dai tempi più remoti il cambio di direzione che il sole compie, tra il 21 e il 22 giugno, è visto come un momento particolare e magico. La trasversalità di queste tradizioni, comuni a popoli così diversi, è facilmente spiegabile. In molte zone d’Italia ancora oggi si svolgono riti e feste di origine pagana, che la Chiesa ha cercato di cancellare, non riuscendoci completamente, perché tali credenze sono radicate nelle usanze popolari. Così oggi, nella festa di San Giovanni, si svolgono delle celebrazioni con questa strana mescolanza di elementi sacri e profani.
Un minuto dopo l’arrivo del solstizio, il Sole avrà già iniziato la sua migrazione annuale verso sud e la lunghezza della luce del giorno inizierà ad accorciarsi. All’inizio sarà impercettibile, ma da Agosto quasi tutti inizieranno a notare il cambiamento nelle ore di luce all’alba e al tramonto.
I giorni non ricominceranno ad allungarsi fino a tre giorni prima di Natale.