Acque reflue verso la tundra: nuovo sversamento in Russia
A un mese dal grave disastro ambientale avvenuto in Siberia, un altro sversamento ad opera di una fabbrica di metalli, la Norilsk Nickel, si è verificato nelle scorse ore. Circa 6 mila metri cubi di liquido utilizzato per il trattamento dei minerali è fuoriuscito verso la vicina Tundra, creando non poche polemiche, specie perché il gesto
sarebbe risultato volontario.
A smascherare l’accaduto il quotidiano indipendente Novaya Gazeta, che ha pubblicato un video che mostra grandi tubi metallici scaricare liquidi schiumogeni da uno dei serbatoi. In seguito alla segnalazione è seguito un botta e risposta tra i giornalisti, che confermano la volontarietà del gesto e affermano di aver visto rimuovere rapidamente le tubature all’arrivo sulla scena degli investigatori e del servizio di emergenza, e la portavoce della fabbrica, Tatiana Egorova, che ha spiegato ad AFP che i dipendenti avrebbero pompato “acqua depurata”.
A stemperare gli animi l’agenzia russa per le risorse naturali, la quale ha affermato che la decisione è stata presa per evitare un’emergenza ancor più grave in seguito alle forti piogge e ai recenti test condotti, che avrebbero aumentato drammaticamente il livello delle acque nei serbatoi. Una dichiarazione, tuttavia, che ammette le responsabilità della fabbrica.
Intanto i pesanti macchinari usati per la pulizia dei tubi hanno addirittura schiacciato un’auto, che secondo Interfax non ha causato danni a persone.
Purtroppo a pagarne le spese, in questo trambusto, è come sempre l’ambiente, ancora una volta deturpato dall’attività antropica.
Nonostante sia impossibile determinare sin dove siano arrivate le acque di scarico, i servizi di emergenza locali in una nota hanno affermato che non avrebbero raggiunto il vicino fiume Kharayelakh. E questa è una buona notizia.
Il comitato investigativo ha aperto un’inchiesta.