Raggi cosmici più intensi per l’indebolimento del campo magnetico solare
Durante il prossimo ciclo solare i raggi cosmici potrebbero aumentare sino al 75%. E’ quanto sostiene Fatemeh Rahmanifard dello Space Science Center dell’Università del New Hampshire, che ha pubblicato lo studio sulla rivista Space weather.
“Questo limiterà la quantità di tempo in cui gli astronauti possono lavorare in sicurezza nello spazio interplanetario“, spiega.
Ed effettivamente i raggi cosmici sono tra i peggiori nemici degli astronauti. Composti da particelle energetiche scagliate in tutte le direzioni, essi provengono dallo spazio profondo a causa di esplosioni stellari e da altri eventi violenti. Alcuni risultano così intensi che nessuna schermatura può fermarli.
Ma non è stato sempre così: negli anni ’90 gli astronauti potevano viaggiare sino a 1000 giorni prima di raggiungere i limiti di sicurezza della NASA. Ora, secondo una recente ricerca, potrebbero limitare i viaggi spaziali a 290 giorni per gli individui di sesso maschile e 204 giorni per le donne.
La domanda allora sorge spontanea: perché questo fenomeno sta diventando più intenso?
La risposta è da attribuire all’indebolimento del campo magnetico solare che avvolge l’intero sistema solare, che lo isola in una sorta di bolla protettiva. Negli ultimi due decenni il ciclo solare si è fortemente indebolito: dagli anni ’50 e per i successivi 4 decenni, la nostra stella produceva regolarmente massimi solari intensi, con molte macchie sulla fotosfera e flare con conseguenti espulsioni di massa coronale (CME).
Al momento non siamo in un minimo di Maunder, come alcuni titoli sensazionalistici vorrebbero far credere. La situazione attuale si avvicina al minimo di Dalton (1790-1830) o al minimo di Gleissberg (1890-1920). Durante quei grandi minimi minori, infatti, il ciclo solare si indebolì, ma non scomparve completamente.
Considerando le grandi ambizioni della corsa a Marte, è necessario valutare miglioramenti nella tecnologia di schermatura o limitare i viaggi a soli 6-7 mesi. Un tempo, tuttavia, troppo breve per raggiungere il pianeta rosso.
“Nello spazio interplanetario – avvisano i ricercatori – i prossimi due decenni potrebbero essere più pericolosi di quanto si pensasse in precedenza“.