Le epidemie sono spesso seguite da disordini sociali
Se negli ultimi mesi non avete sentito molto parlare del movimento dei gilet gialli o delle sardine italiane, è perché “i disordini sociali e psicologici derivanti dall’epidemia tendono a spiazzare i conflitti del periodo pre-epidemico, ma, allo stesso tempo costituisce il terreno fertile su cui la protesta globale può tornare più aggressiva una volta che l’epidemia sarà finita“, scrive Massimo Morelli, professore di Scienze politiche alla Bocconi, in un paper recentemente pubblicato su Peace Economics, Peace Science and Public Policy.
Il professor Morelli e Roberto Censolo (dell’Università di Ferrara) sostengono che possiamo ottenere un’opinione informata sui possibili effetti post COVID-19 e sui futuri disordini sociali guardando le grandi piaghe del passato; hanno quindi analizzato 57 episodi epidemici tra la peste nera (1346-1353) e l’influenza spagnola (1919-1920). Essi affermano che mentre l’epidemia dura lo status quo e i governi in carica tendono a consolidarsi, avvertono che ci si dovrebbe aspettare un forte aumento dell’instabilità sociale all’indomani dell’epidemia.
Le rivolte non evidentemente legate alla malattia sono rare in un periodo epidemico, ma le epidemie possono seminare altri semi di conflitto. La cospirazione del governo, “la sporcizia dei poveri“, gli stranieri e gli immigrati sono stati spesso individuati come causa di un’epidemia. “Nel complesso, le prove storiche mostrano che le epidemie mostrano un potenziale effetto di scompiglio sulla società civile lungo tre dimensioni“, scrivono gli autori. In primo luogo, le misure politiche tendono a entrare in conflitto con gli interessi delle persone, generando un pericoloso attrito tra la società e le istituzioni. In secondo luogo, nella misura in cui un’epidemia ha un impatto diverso sulla società in termini di mortalità e benessere economico, può esacerbare la disuguaglianza. Terzo, lo shock psicologico può indurre narrazioni irrazionali sulle cause e sulla diffusione della malattia.
D’altra parte, gli autori notano che, a breve termine, le necessarie restrizioni alla libertà durante un’epidemia possono essere strategicamente sfruttate dai governi per rafforzare il potere.