COVID-19 è la terza causa di morte negli Stati Uniti
Lo scorso 21 Settembre, meno di due settimane prima che egli stesso risultasse positivo, il presidente Donald Trump ha affermato che il Coronavirus “non colpisce praticamente nessuno sotto i 18 anni e rappresenta solo un pericolo per i più anziani“.
Eppure, a quella data gli Stati uniti contavano quasi 200.000 vittime per COVID-19, un numero maggiore di qualsiasi conflitto statunitense ad eccezione della Guerra Civile e della Seconda Guerra Mondiale.
Una frase tanto provocatoria da scomodare l’autorevole rivista Scientific American, che numeri alla mano, smentisce il presidente Trump. “COVID-19 – si legge sulla rivista – è divenuta la terza causa di morte nella settimana dal 30 Marzo al 4 Aprile, dietro soltanto alle malattie cardiache e al cancro. La malattia ha ucciso più persone di quanto abbia fatto l’ictus, le malattie croniche delle basse vie respiratorie, l’Alzheimer, il diabete, le malattie renali o l’influenza. In quella settimana il coronavirus ha ucciso quasi 10.000 persone, contro 1870 vittime causate dall’influenza (compresa la polmonite).”
Nonostante Covid si sia dimostrato più letale tra gli anziani, i dati mostrano che anche i giovani possono sviluppare la malattia in forme severe, con conseguenze anche sul cervello. Non solo: la diffusione tra i giovani — come mostrano i dati relativi all’Europa, e anche all’Italia, dove l’età dei contagiati sta salendo dopo l’estate — favorisce quella nelle fasce di età più alte e più fragili.
E’ andata peggio a metà aprile, quando i casi di COVID-19 sono diventati la principale causa di morte. La malattia è tornata al terzo posto nella settimana dal 4 al 9 maggio e da allora è rimasta lì.