Published On: Gio, Ott 15th, 2020

Identificata una proteina che ripara il DNA

I ricercatori dell’Università di Siviglia, in collaborazione con i colleghi delle Università di Murcia e Marburg (Germania) hanno identificato una nuova proteina che rende possibile riparare il DNA. La proteina in questione, chiamata criptocromo, si è evoluta per acquisire questa e altre funzioni all’interno della cellula.

Le radiazioni ultraviolette possono danneggiare il DNA, portando a mutazioni che interrompono la funzione cellulare e possono consentire alle cellule tumorali di crescere senza controllo. Le nostre cellule hanno sistemi di riparazione del DNA per difendersi da questo tipo di danno. Uno di questi sistemi si basa su una proteina, la fotoliasi, che utilizza la luce blu per riparare i danni al DNA prima che porti a mutazioni.

Nel corso dell’evoluzione, i geni per la fotoliasi si sono duplicati e si sono specializzati, creando nuove proteine, criptocromi, che hanno affinato la loro capacità di percepire la luce blu e che ora svolgono altre funzioni nelle cellule. Ad esempio, i crittocromi utilizzano la luce blu come segnale per regolare la crescita delle piante e il ritmo che controlla l’attività quotidiana (il ritmo circadiano) nei funghi e negli animali.

Gli autori di questo studio hanno scoperto che nel fungo Mucor circinelloides, un patogeno umano, i criptocromi sono la proteina responsabile della riparazione del DNA dopo l’esposizione alla radiazione ultravioletta, una funzione che dovrebbe essere svolta dalla fotolisi. Suggeriscono anche che i crittocromi in questo fungo abbiano acquisito la loro capacità di riparare il DNA durante l’evoluzione da un crittocromo ancestrale che non era in grado di riparare il DNA. Questa scoperta illustra come le proteine ​​cambiano con l’evoluzione delle loro funzioni.

I risultati sono stati pubblicati in un articolo su Current Biology.

About the Author

- E' un giornalista scientifico, regolarmente iscritto all'albo nazionale. Si occupa di cronaca scientifica e duvulgazione dal 2011, anno di inizio del suo praticantato. Sin dal 2007 ha condotto numerosi studi sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica, alcuni dei quali in collaborazione con l'ArpaV.