La stagione degli uragani atlantici 2020 è la più attiva mai registrata
Con la nascita della tempesta subtropicale Theta sale a 29 il numero di tempeste registrate, un numero che non era mai stato osservato dal 1851, anno di inizio delle rilevazioni affidabili.
LE PREVISIONI INIZIALI – Già nell’aprile 2020, i ricercatori della Colorado State University avevano ipotizzato una stagione al di sopra della media, con circa 16 tempeste tropicali “nominate” (tempeste a cui è attribuito il nome) e 8 uragani, grazie ad una fase neutra (al momento negativa) di ENSO (El Niño–Southern Oscillation) e a temperature dei bacini atlantici più elevate del normale. Solo due settimane dopo la previsione, il North Carolina State University parlava già di una possibile stagione degli uragani “iperattiva”, con un numero di tempeste compreso 18 e 22. Persino a metà stagione, fra luglio e agosto, le previsioni davano un massimo di 25 tempeste tropicali per la stagione, un numero dunque già elevato per gli standard che vedono in media appena 12 tempeste annuali.
I FATTI E I RECORD – La stagione degli uragani atlantici 2020 ha visto dunque la formazione di 29 tempeste tropicali, di cui 12 uragani (5 di essi con categoria superiore a 3). Per la prima volta è stato dunque superato il record di 28 tempeste della stagione 2005, che tuttavia detiene ancora il record di maggior numero di uragani (15, di cui 7 major), ed inoltre, per la seconda volta dall’inizio delle registrazioni, è stato utilizzato l’alfabeto greco per la denominazione delle tempeste. Già adesso è in formazione (probabilità prossima al 40%) la tempesta subtropicale Iota, che diventerà dunque la 30esima della stagione, e se ve ne saranno altre (fino a fine dicembre è possibile) prenderanno il nome delle successive lettere dell’alfabeto, pertanto a Iota seguirà Kappa, Lambda, Mu e così via. Un altro record battuto è stato quello delle tempeste ad aver colpito il suolo degli Stati Uniti, ben 12 sulle 29 totali. Complessivamente, la stagione finora ha registrato 415 morti e 33 miliardi di dollari di danni.
LE CAUSE – Se la già citata fase di ENSO fornisce un possibile indizio ad una stagione particolarmente intensa, un ulteriore indizio è fornito dall’acqua calda. Più l’acqua è calda, infatti, più sarà l’evaporazione della superficie marina che si traduce in un contenuto maggiore di umidità e di energia. L’equazione di Clausius-Clapeyron dà informazioni sulla quantità di acqua che può essere presente in un volume di aria al variare della temperatura, e ne viene fuori che l’aumento di 1°C permette all’atmosfera di trattenere il 7% di acqua in più. Il calore in più, secondo alcuni studi, sta contribuendo a stimolare la rapida intensificazione delle tempeste, come testimoniato anche durante l’uragano Laura, passata in appena 24 ore da categoria 1 a categoria 4 sulla Scala Saffir-Simpson. Riguardo a questo punto il professore di meteorologia Kerry Emanuel del Massachusetts Institute of Technology afferma che “la scienza è abbastanza chiara circa il fatto che dovremmo aspettarci più uragani ad alta intensità e molta più pioggia da loro”.