Il tabacco, un piacere per gli Indi, diverrà un’ossessione per gli Europei
I conquistadores, ossia i soldati, gli esploratori e gli avventurieri che costrinsero le Americhe sotto il controllo dell’impero coloniale spagnolo, speravano di recuperare i costi delle spedizioni scoprendo grandi quantitativi d’oro.
In realtà, fu una semplice pianta a divenire la principale fonte di ricchezza nel Nuovo Mondo: il tabacco. La pianta appartiene al genere nicotiana, che prese il nome da Jean Nicot, un ambasciatore di Francia in Portogallo del XVI secolo che ne propagandò la coltura.
Cristoforo Colombo fu il primo a descrivere la strana abitudine degli Indi, dove donne e uomini venivano visti con un tizzone in mano ed erbe dalle quali assorbivano fumo.
La coltivazione del tabacco fu presto estesa all’Europa, dove si diffuse velocemente. La Francia cominciò la coltivazione nel 1556, il Portogallo nel 1558, la Spagna un anno dopo, l’Inghilterra nel 1565.
Fu nel Nuovo Mondo, tuttavia, che la coltivazione del tabacco formò la base dell’economia, tanto che in alcune aree veniva usato come denaro. La prima piantagione, in America, sorse a Jamestown, in Virginia nel 1612.
Un viaggiatore inglese del XVII secolo raccontò come il tabacco veniva fumato dagli Indi di Panama, che per primi arrotolarono le foglie formando una sorta di sigaro.
Un Ragazzo accende l’estremità di un rotolo e lo lascia bruciare fino a quando diventa brace, bagnando la parte vicino all’estremità accesa per impedire che bruci troppo in fretta. Lo mette quindi in bocca e soffia il fumo in faccia a ciascuno dei presenti, i quali, seduti in varie pose su panche, tengono le mani unite a formare un imbuto intorno alla bocca e al naso. In questa specie di imbuto ricevono il fumo che viene soffiato davanti a loro e lo aspirano voluttuosamente fino a quando riescono a trattenere il respiro…”
Di quell’evento esiste una stampa del 1699 che mostra Indi panamensi fumare sigari in una grande capanna costruita espressamente per quello scopo (Fig.1).