Quando la Crimea entrò nella storia e nelle vie d’Italia
Quando passeggiamo per le vie delle nostre città spesso non facciamo caso al nome della via e soprattutto a chi o a cosa essa sia dedicata. Ad esempio una delle più importanti vie del centro storico di Torino è Via Cernaia che con i suoi portici collega la futuristica stazione di Porta Susa con Piazza Solferino. Ma questo nome da dove arriva? Un personaggio storico del Risorgimento? Un termine dialettale piemontese o un nome di un comune del Piemonte? Niente di tutto questo.
Il Cernaia è un piccolo fiume di circa 35 km che scorre nella penisola di Crimea, la regione sul Mar Nero più meridionale dell’Ucraina (contesa dalla Russia). Questo fiume è ricordato per la battaglia che vide impegnate le truppe del Regno di Sardegna proprio nella guerra del 1853-1856 che porta il nome della regione. Fu proprio con quella guerra e grazie all’intervento militare piemontese che fece notare all’Europa l’esistenza del piccolo stato sabaudo.
Nel 2014 la regione autonoma ucraina è tornata alle cronache. La Russia ha occupato la Crimea e indetto un referendum unilaterale di annessione. Quel referendum, non riconosciuto a livello internazionale, lascia quella penisola in un limbo con un contenzioso ancora aperto.
La stessa Crimea ben 165 anni fa ebbe ben più risalto sui giornali internazionali e su quelli italiani, perché fu teatro della guerra che vide scontrarsi l’Impero Russo contro le più grandi potenze europee. Anche l’allora Regno di Sardegna diede il suo importante contributo alle sorti di quel conflitto, in una regione che già allora era importante per il controllo strategico nella regione del Mar Nero. Di questo guerra c’è importante traccia in diverse città e troviamo la già citata Via Cernaia sia a Torino che Roma o Messina oppure Via Crimea a Genova o Corso Sebastopoli sempre a Torino.
Fu proprio Cavour, che per ingraziarsi le corti inglesi e francesi, offrì di poter intervenire in aiuto della grandi potenze europee. Questo permise di aprire un ruolo al piccolo stato che aprirà la strada per una successiva unificazione al Regno, almeno in un primo momento, della Lombardia e del Veneto.
La situazione non fu facile dal punto di vista diplomatico, anche perché alleata di Francia e Inghilterra c’era anche l’acerrima nemica del Piemonte: l’Austria. Il regno di Sardegna partecipò al conflitto con poco meno di 20.000 uomini, piccoli numeri rispetto ai 150.000 francesi, ma se pensiamo alle dimensioni dello stato sabaudo era già una presenza corposa, pari ad oltre un terzo di tutto l’esercito sardo.
Le truppe sabaude salparono da Genova il 25 aprile 1855 con a capo il generale La Marmora. Una delle battaglie più famose fu proprio quelle sul fiume Cernaia che sfocia presso la città di Sebastopoli. Qui l’esercito sabaudo si distinse nelle operazioni belliche di supporto alle forze alleate e dove si sancì una profonda sconfitta per l’esercito russo.
Con il termine delle ostilità si pose fine alle pretese russe nella zona anatolica e nel Mar Nero e con il congresso di Parigi (1856), al termine della guerra, il Regno di Sardegna poté così sedersi al tavolo della pace. Per la prima, a livello internazionale, fu posta sul tavolo la questione italiana. Da lì in poi le sorti del piccolo regno sabaudo e dell’Italia sarebbero cambiate ineluttabilmente.
Le perdite sul campo di quella guerra furono ingentissime, migliaia e migliaia, ma “solo” 17 per l’esercito sardo, anche se le malattie lasciarono a terra oltre 1.300 soldati. Ancora oggi, nel piccolo villaggio di Kadikoi, sede del corpo di spedizione sabaudo e quartiere dell’attuale Sebastopoli, c’è una stele in memoria dei caduti italiani. Sul monte Hasford, vicino a Kamari, osservatorio dei piemontesi, esisteva anche un ossario che però fu fortemente danneggiato durante la seconda guerra mondiale.
In ultimo c’è da segnalare in Crimea una minoranza etnica italiana che conta circa 500 unità. I nostri connazionali emigrarono in quelle zone nell’800, ma anche prima ai tempi delle Repubbliche di Genova e Venezia.
Dunque la Crimea, una regione apparentemente così lontana, ha diversi legami con gli italiani e la sua storia. Chissà forse da oggi, qualcuno che leggerà questo articolo, vedrà in maniera diversa i nomi delle vie che ci circondano.
Fonti: Storia militare del Risorgimento, Pietri