Il Trentino Alto Adige/Südtirol: geometrie variabili linguistiche e politiche (2°puntata)
La peculiarità della Regione Trentino Alto Adige non si esaurisce in una caratterizzazione fortemente bipolare dell’Entità regionale, che non risulta pertanto affatto “omogenea”. Difficile è del resto pensare ad un appiattimento di qualche tipo di aree molto diverse, per geografia fisica ed umana, come ad esempio la Lombardia o gli Abruzzi, mentre alcune regioni, non solo il Trentino Alto Adige, hanno anch’esse nel nome un carattere per così dire bipolare: si pensi all’Emilia Romagna, o al Friuli Venezia Giulia, o la Renania-Palatinato, per considerare altri esempi europei. La differenza sostanziale tra gli esempi riportati ed il Trentino Alto Adige è però innegabile: il Trentino Alto Adige è una regione chiaramente separabile nelle due entità politiche e linguistiche che fanno capo alle due province, mentre ad esempio la Venezia Giulia non ha confini né amministrativi né linguistici chiari rispetto al Friuli; addirittura regioni storiche come la Romagna si estendono ben oltre i limiti regionali, fino alla cosiddetta Romagna toscana, o alla zona di Pesaro ed Urbino, senza scomodare la Repubblica di San Marino.
Per utilizzare un’espressione di Cesare Battisti, invece, il Trentino “corre lungo la linea di cresta dal Cevedale alla Marmolada passando per la chiusa di Salorno nella valle dell’Adige”. La differenza tra regione fisica e regione storica appariva, proprio nella discussione irredentista, difficile da dirimere, ma dava coordinate precise per suddividere Trentino ed Alto Adige, ancora prima che separare il territorio italiano da quello austriaco. Entità geografiche diverse hanno per così dire, delle geometrie variabili e spesso sfumate, mentre in questo caso la dicotomia appariva già netta e definita. Questa divisione o separazione venne operata con criteri fondamentalmente linguistici. In una carta, pubblicata su Wikipedia, questa dicotomia che sembra non ammettere, per così dire, miscibilità è confermata oltre un secolo più tardi, se si pensa che la tesi di laurea di Cesare Battisti fu pubblicata nel 1898, ed i risultati del censimento del 2011 calzano sorprendentemente con il tratteggio del geografo irredentista. Lo strumento della dichiarazione linguistica vige da decenni in provincia di Bolzano, mentre per la prima e finora unica volta fu introdotto nel censimento ISTAT del 2011. Si può notare come un elemento “passante” tra le due realtà geografiche sia la popolazione che si dichiara “ladina”, in numero assoluto circa 20.000 persone sia in Trentino sia in Alto Adige. La popolazione ladina della Provincia di Trento, però, è composta per circa la metà da persone che abitano nelle valli del Noce (valli di Non e di Sole) che si sono dichiarate “ladine”, evidentemente della parlata cosiddetta “retica”, molto diversa dal ladino dolomitico che si parla in val di Fassa e nelle valli sudtirolesi di Badia e Gardena.
I comuni della Provincia di Bolzano con maggioranza che si dichiara di lingua italiana furono, nel 2011, solamente 5 su 118, mentre sono 10 su 166 (dopo le recenti fusioni) i Comuni del Trentino che hanno una maggioranza di lingua non italiana.
Sulla base di queste brevi considerazioni pare che i confini linguistici siano piuttosto rigidi, con eccezioni circoscritte e marginali (Die Ausnahme die bestättigt die Regel, si potrebbe dire). Di geometrie variabili, pertanto, si può parlare più in riferimento alle differenze tra i confini fisici e quelli linguistici e culturali. Un esempio su tutti si colloca nell’Alta Val di Non dove i borghi di Tret e Senale furono oggetto di un approfondito studio antropologico (John W. Cole e Eric R. Wolf: La frontiera nascosta) che, oltre alle questioni linguistiche analizza le differenze tra il sistema ereditario di Senale, borgo di parlata tedesca, e Tret in Alta val di Non. In realtà entrambi i paesi sono oltre il passo delle Palade, e dunque nel bacino idrografico del Noce, e per questo il confine nascosto è un confine culturale, che trascende quello fisico. La val di Non considerando il bacino idrografico del Noce, è un territorio che interessa anche l’attuale provincia di Bolzano, con i comuni di Senale-San Felice, Proves e Lauregno, che costituiscono la cosiddetta Deutschnonbergs. Questo “correre dietro” a confini linguistici e culturali viene sancito ope legis con lo Statuto speciale della Regione Trentino Alto Adige, approvato in prima istanza con legge costituzionale n.5 nel 1948, e frutto dell’accordo De Gasperi-Gruber. All’art. 3 si sancisce:
La regione comprende le provincie di Trento e di Bolzano. I comuni di Proves, Senale, Termeno, Ora, Bronzolo, Valdagno, Lauregno, San Felice, Cortaccia, Egna, Montagna, Trodena, Magré, Salorno, Anterivo e la frazione di Sinablana del comune di Rumo della provincia di Trento sono aggregati alla provincia di Bolzano.
Si noti che “Valdagno” è il toponimo italiano del paese di Aldein, derivato dall’italianizzazione operata da Ettore Tolomei durante il periodo fascista. La denominazione attuale del Comune è, in lingua italiana, Aldino e, come altri comuni della bassa Atesina, passò alla provincia di Bolzano in ragione della prevalente appartenenza al gruppo etnico tedesco dei suoi abitanti. Oltre ai comuni della Bassa Atesina il “cambio di casacca” riguardò Anterivo, appartenente al bacino idrografico dell’Avisio, ma da sempre in contatto con le aree afferenti a Bolzano, ed i paesi dell’Alta val di Non dove fu operata addirittura una separazione quasi chirurgica, ricollocando la frazione di Sinablana da Rumo a Lauregno.
Si pensi che questa operazione fu conseguenza dell’art. 2 del trattato De Gasperi-Gruber che riconosce “alle popolazioni delle zone sopradette l’esercizio di un potere legislativo ed esecutivo regionale autonomo”. Le “popolazioni sopraddette” si riferiscono all’art. 1 del famoso accordo, ovvero:
Gli abitanti di lingua tedesca della provincia di Bolzano e quelli dei vicini comuni bilingui della provincia di Trento, godranno di completa eguaglianza di diritti rispetto agli abitanti di lingua italiana, nel quadro delle disposizioni speciali destinate a salvaguardare il carattere etnico e lo sviluppo culturale ed economico del gruppo di lingua tedesca.
Questo passaggio è probabilmente il più controverso della vicenda che vede di fatto contrapposte le due province: con la ricollocazione operata tramite lo Statuto vengono a cadere le prerogative dei “vicini comuni bilingui della Provincia di Trento”? I diritti che sanciscono una forte autonomia su base linguistica sono, a fronte della ricollocazione di alcune borgate dal Trentino all’Alto Adige, prerogativa unica della Provincia di Bolzano?
Nella prossima puntata: il Tirolo e l’Euregio.