WASP-62b: un esopianeta simile a Giove, ma senza nubi
Gli astronomi ripropongono uno studio sul pianeta simile a Giove, ma senza nubi o foschia.
Chiamato WASP-62b, il gigante gassoso è stato rilevato per la prima volta nel 2012 attraverso l’indagine Wide Angle Search for Planets (WASP) South, ma la sua atmosfera non era mai stata studiata nei dettagli.
Noto come “Gioviano caldo”, WASP-62b è ubicato a 575 anni luce di distanza dalla Terra e misura circa la metà della massa di Giove. Tuttavia, a differenza del gigante del nostro sistema solare, che impiega quasi 12 anni per orbitare intorno al Sole, WASP-62b completa una rotazione attorno alla sua stella in soli quattro giorni e mezzo. Questa vicinanza alla stella lo rende estremamente caldo, da cui il nome.
Utilizzando il telescopio spaziale Hubble, il team ha registrato dati e osservazioni del pianeta utilizzando la spettroscopia, ossia lo studio della radiazione elettromagnetica che rileva elementi chimici.
Munazza Alam, che ha condotto lo studio, ha monitorato specificamente WASP-62b durante tre passaggi davanti alla sua stella, rilevando la presenza di sodio e potassio; e sebbene non vi fossero prove del primo elemento, la presenza di sodio era sorprendentemente chiara.
I pianeti senza nubi sono estremamente rari; gli astronomi stimano che meno del 7% degli esopianeti abbia atmosfere di questo tipo. Ad esempio, il primo e unico altro esopianeta noto con un’atmosfera limpida è stato scoperto nel 2018. Chiamato WASP-96b, è classificato come un Saturniano caldo.
Gli astronomi ritengono che lo studio degli esopianeti con atmosfere senza nuvole possa portare a una migliore comprensione della formazione. La loro rarità “suggerisce che si sono formati in un modo diverso dalla maggior parte dei pianeti“, dice Alam.
Con il lancio del James Webb Space Telescope entro la fine dell’anno, il team spera di avere nuove opportunità per studiare e comprendere meglio WASP-62b. Le tecnologie migliorate del telescopio, come una maggiore risoluzione e una migliore precisione, dovrebbero aiutarli a sondare l’atmosfera con dettagli mai osservati.
I risultati sono stati pubblicati questo mese sull’Astrophysical Journal Letters.