Calcio, stadi vuoti e silenzio in campo: come sta influendo la pandemia sugli atleti?
La pandemia di COVID-19 sta penalizzando fortemente lo sport.
Stadi vuoti e silenzio surreale stanno infatti caratterizzando le maggiori competizioni a livello mondiale. E se ciò risulta vero in merito allo spettacolo, altrettanto non si può dire circa l’atteggiamento in campo dei protagonisti.
LO STUDIO
Ora, uno studio condotto sulla bundesliga austriaca (calcio) e pubblicato su Humanities and Social Sciences Communications, ha scoperto che si sono verificate il 19,5% di situazioni emotive in meno tra i professionisti in campo. Tra queste rientrano le discussioni tra giocatori o con gli arbitri.
In media i direttori di gara erano coinvolti, prima della pandemia, nel 39,4% di tutte le situazioni emotive documentate, mentre nell’ultimo anno la percentuale è scesa sino al 25,2%. Una stima che proviene da 10 partite disputate re-pandemia e 10 partite post Covid-19 disputate dal RedBull Salisburgo.
Nelle partite con i tifosi, i giocatori, lo staff e gli arbitri hanno trascorso un totale di 41:42 minuti impegnati in comportamenti emotivi, rispetto ai soli 27:09 durante le partite con spalti vuoti.
Lo studio, pertanto, fa luce sull’influenza psicologica dettata dall’assenza di pubblico sugli atleti e sullo staff, riscontrando una maggiore calma di tutti i protagonisti.
Ciò vale anche negli atteggiamenti di auto-rimprovero dopo un’occasione persa o in quelli legati al fair-play.
Gli autori hanno anche interpretato i dati sui provvedimenti disciplinari nelle 120 partite del campionato, scoprendo che i calciatori hanno commesso meno falli (-3,8%), con conseguenti meno sanzioni (-13,5%).
L’analisi, tuttavia, è stata effettuata su una singola squadra di calcio. Ciò significa che saranno necessarie ulteriori analisi per comprendere se tali variabili siano rappresentative anche di altri club.