Published On: Mer, Feb 3rd, 2021

Meteo e coronavirus: la seconda ondata “era già scritta”?

Dopo un’estate trascorsa ad osservare i numeri inquietanti di Stati Uniti e Sud America, anche l’Europa ha visto crescere la seconda ondata di coronavirus.

Sono state attribuite molte colpe in merito alla mancanza di adeguate misure di sicurezza e per le scelte adottate nella calda stagione. Dalle discoteche ai viaggi internazionali, passando per le spiagge e per il turismo in genere. 

Tuttavia, il quadro della situazione non è mai stato cristallino. Nonostante il tempo massimo di incubazione del virus non superi le due settimane, è stato solo nel mese di Ottobre che i focolai hanno ripreso a farsi evidenti. 

Un’evidenza che ha scatenato i più scettici, che hanno preso come riferimento questa vicenda a sostegno delle proprie tesi: “perché il virus in estate sembrava scomparso”? 

LA RICERCA

Ora, secondo una nuova ricerca, i modelli epidemiologici non terrebbero conto dell’impatto provocato dal tempo meteorologico.

In Physics of Fluids, Talib Dbouk e Dimitris Drikakis, dell’Università di Nicosia a Cipro, discutono gli impatti di questi parametri.

I modelli tipici ospitano solo due parametri di base: la velocità di trasmissione e quanto sia veloce il recupero. Sono tassi trattati come costanti, ma secondo i due ricercatori la realtà è diversa.

Fattori come temperatura, umidità relativa e vento giocherebbero un ruolo significativo.

La mascherina, elemento essenziale nella prevenzione

A conferma di ciò, i due scienziati hanno inserito queste variabili nei modelli di Parigi, New York e Rio de Janeiro, trovando una precisa correlazione con il secondo focolaio dell’epidemia. Secondo il nuovo modello, pertanto, due focolai all’anno sarebbero un fenomeno naturale dipendente dai fattori meteorologici.

Inoltre, il comportamento del virus a Rio de Janeiro era notevolmente diverso dal comportamento del virus a Parigi e New York, a causa delle variazioni stagionali negli emisferi settentrionale e meridionale, coerenti con i dati reali.

Gli autori sottolineano l’importanza di tenere conto di queste variazioni stagionali quando si progettano misure di sicurezza.

Aggiungono, inoltre, che temperatura più elevata e umidità relativa più bassa, portano ad un miglioramento generale delle infezioni; sebbene mascherine e distanziamento continuino a svolgere un ruolo fondamentale nella prevenzione.

Per concludere degnamente il lavoro svolto, gli autori inseriranno ulteriori variabili nel propri modelli. Una tra queste rappresenta la dimostrazione che in assenza di mascherina facciale, le goccioline di saliva possono viaggiare sino a 5 metri in cinque secondi in presenza di tosse.

La possibile correlazione tra il tempo meteorologico e il virus torna quindi protagonista. Il dibattito è ancora aperto. 

About the Author

- E' un giornalista scientifico, regolarmente iscritto all'albo nazionale. Si occupa di cronaca scientifica e duvulgazione dal 2011, anno di inizio del suo praticantato. Sin dal 2007 ha condotto numerosi studi sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica, alcuni dei quali in collaborazione con l'ArpaV.