Analisi Climatica Cogne 2020 con un record
Ricevuti i dati della stazione meteo-climatica di Gimillan di Cogne (1.785 m.s.l.m.), gestita da Arpa Valle d’Aosta, ho fatto alcune considerazioni rielaborando i dati per l’anno 2020. Come prima considerazione non sembra essere un anno con particolari stravolgimenti, seppur si sia segnato un record. Il dato non può essere esteso all’intera valle di Cogne, poiché le caratteristiche orografiche fanno cambiare i dati in maniera repentina da un luogo all’altro. Ad esempio nel bacino dell’Urtier piove circa un 20% in più rispetto al resto della vallata. In ogni caso il dato di Gimillan può essere indicativo e forte di 26 anni di misura in maniera digitale e automatizzata.
TERMOMETRIA
Dal punto di vista termometrico la temperatura media annua si attesta sui +5,47°C, contro i +5,44°C dello scorso anno. Dunque di fatto c’è una sorta di stabilità (con leggero trend in crescita) che dura da 3 anni, poiché il 2018 aveva segnato una media di +5,4°C. Il valore del 2020 è comunque sopra la media dei dati raccolti fino ad adesso a partire dal 1995. La media storica si attesta ad un valore di +5,3°C, ma risulta invece leggermente più bassa della media degli ultimi 10 anni in cui il valore medio si attesta a +5,49°C. Quest’ultimo è influenzato dal picco termometrico del 2015 quando la media toccò un valore record di +6,45 °C. Sembrano lontani i valori di +3,7°C del 1996.
La temperatura media minima sulla mezz’ora registrata è pari a -12,1 °C e la massima +26,9°C, valori lontani dagli estremi record. Dunque valori nella media. Per i valori medi mensili vediamo novembre e febbraio molto più caldi della media mensile, mentre dicembre molto più freddo.
PLUVIOMETRIA
Dal punto di vista pluviometrico, ci troviamo davanti ad un 2020 piuttosto siccitoso. La colonna d’acqua totale annua ha segnato 443 mm, contro una media (1996-2019) di 645,8 mm totalizzando un -68%. Tutti i mesi, tranne ottobre, sono sotto media. In particolare, aprile e novembre, che sono generalmente i mesi più piovosi hanno contribuito poco all’anno pluviometrico. Il solo mese di ottobre invece ha cubato il 34% delle precipitazioni di tutto l’anno. Gli estremi mensili pluviometrici si sono giocati in due mesi, ottobre il più piovoso e novembre completamente secco con precipitazione pressoché nulla.
Si segnala in particolare l’evento estremo di inizio ottobre che ha segnato un record dal 1995 ad oggi. L’intensità oraria di pioggia ha segnato un valore di 18,8 mm/h il 3 ottobre 2020 all’1 di notte. Il precedente primato era avvenuto durante un temporale estivo il 17 agosto 2015 segnando una precipitazione oraria di 17,2 mm/h.
Il 2020 è il 4° anno più secco dal 1996. Il valore minimo si è registrato nel 2003 con 344 mm, mentre il primato resto al 2000 con ben 1.144 mm che è l’anno della nota alluvione. Il valore del 2020 è un valore molto basso rispetto al panoramico medio delle precipitazioni in Italia. In tutto il Paese le piogge si attestano mediamente intorno ai 1.500 mm anno e dunque qui ne abbiamo avuto un valore 3 volte più basso. Mediamente gli stessi valori si registrano nelle aree più secche del sud Italia, come Sud Sardegna, agrigentino e foggiano. Altrove i valori sono ovunque più alti.
CONCLUSIONI
L’anno si conclude con una “media diciamo nella media” dal punto di vista delle temperature. Il trend della temperatura è in crescita seppur quest’anno si registri un quasi impercettibile rallentamento del trend. Dal punto di vista pluviometrico si registra un anno molto secco, che però, nonostante ciò, riesce ad infilare un record di precipitazioni orarie. Se si stava assistendo ad un leggero trend in crescita delle precipitazioni totali, il trend quest’anno viene rallentato. Da notare l’evento estremo di pioggia di inizio ottobre in cui si è superato il precedente record del 2015. Questi valori solitamente si registrano nei temporali estivi che sono solitamente carichi di energia e quindi associati a forti scrosci di pioggia. Qui il valore si è verificato ad inizio autunno quando difficilmente ci si aspettano valori così elevati. Le pubblicazioni scientifiche parlano di incremento di intensità degli eventi estremi, questo potrebbe esserne una prova.
Fonte consultate: ARPA VdA, CNR ISPRA