Jezero, dai Balcani a Marte: il comune onorato dal Perseverance
Perseverance è atterrato la scorsa settimana sul suolo di Marte e il mondo, attraverso i media, ha osservato con interesse la missione che ha dato il via ad una nuova dimensione dell’esplorazione marziana.
Tuttavia, particolare attenzione le ha riservato un comune di 1341 anime della Bosnia ed Erzegovina, il cui nome è Jezero.
I più attenti lettori avranno riconosciuto il termine, che in diversi paesi dell’Ex Jugoslavia, tra cui Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Montenegro, Serbia e Slovenia significa “lago“.
In effetti Jezero è il nome attribuito al cratere nel quale il rover è atterrato sul pianeta rosso; un antico lago alimentato un tempo da un vasto letto fluviale, e nel quale la NASA cercherà segni di potenziale vita remota.
JEZERO
Il comune è ubicato nella Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina, nell’area dominata dai serbi. È molto vicino a un lago alimentato dal fiume Veliko Plivsko Jezero, o Great Plivsko Lake e presenta somiglianze morfologiche al cratere da impatto di Marte.
Secondo il servizio di notizie Balkan Insight, il sindaco ha appreso per la prima volta dei piani della NASA in una lettera dell’ambasciatore statunitense in Bosnia ed Erzegovina, informandolo che il villaggio e il suo nome sarebbero stati onorati dalla navicella spaziale che sarebbe atterrata su Marte.
Gli abitanti l’hanno inizialmente liquidata come notizia falsa, ma con successivo stupore, hanno visto pronunciare il nome del loro remoto centro abitato in ogni luogo del mondo.
LO SBARCO IN DIRETTA
Un evento troppo importante per questa piccola comunità, flagellata dalla guerra e dalla povertà. L’evento è stato trasmesso in diretta presso l’unica scuola del comune, mentre gli abitanti, riuniti per l’occasione, si sono mostrati orgogliosi del legame.
Nell’aria si è respirato anche un cauto ottimismo sulla prosperità che potrebbe derivare attraverso il turismo dopo la pandemia, mentre qualcuno ironizzava sull’eventuale trasferimento su Marte organizzato dal primo cittadino.
TENSIONI
L’alternativa da evitare, si spera, è che scoppi un conflitto minore nei Balcani sulla lingua e sui nomi designati. Ciascuno degli ex paesi jugoslavi potrebbe rivendicare la parola “jezero” nei rispettivi dizionari, anche perché la regione è ricca di laghi. Ulteriori complicazioni potrebbero sorgere con i popoli e i governi più lontani. Anche sloveni e cechi lo pronunciano allo stesso modo e la forma macedone e bulgara è quasi identica: “ezero”.
Non è chiaro cosa accadrà.
Durante il periodo del governo di Tito in Jugoslavia, tali questioni non sarebbero state così controverse, poiché molte persone credevano che la lingua comune dominante del paese fosse il serbo-croato.
L’etno-nazionalismo era proibito e le persone per lo più andavano d’accordo. Tuttavia, dopo la violenta disgregazione della Jugoslavia, le persone nei nuovi stati indipendenti ora parlano lingue separate: bosniaco, croato, montenegrino e serbo.
Nel corso degli anni, i parlanti delle quattro lingue si sono lentamente allontanati e qualunque paesaggio che presenta caratteristiche morfologiche simili potrebbe utilizzare quel termine.
Gli ingegneri della missione, in effetti, devono non aver considerato quali implicazioni possa determinare una parola condivisa da tante nazioni.
La speranza è che un lontano cratere non causi invidia e risentimento sulla Terra. Al momento la situazione politica nei Balcani rimane calma quasi quanto quella su Marte, e questo è motivo di speranza.