Published On: Mer, Mar 17th, 2021

L’esplosione di Beirut del 4 Agosto 2020 ha scosso la Ionosfera

Alle 17:00 ora italiana del 4 Agosto 2020, una grossa esplosione interessò la città portuale di Beirut, in Libano. Più di 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio immagazzinato in modo non sicuro uccisero circa 200 persone e lasciarono temporaneamente senza casa 300.000 persone.
Oggi è considerata una delle più potenti esplosioni artificiali non nucleari della storia umana.

I calcoli degli scienziati dell’Università di Hokkaido in Giappone hanno scoperto che l’onda atmosferica dell’esplosione ha portato a disturbi di elettroni nell’atmosfera superiore della Terra.

Il team di scienziati dell’Istituto nazionale di tecnologia Rourkela in India, ha calcolato i cambiamenti nel contenuto totale di elettroni nella ionosfera terrestre.
Solitamente quest’area, che si estende molti km sopra la superficie terrestre, può essere influenzata da eventi naturali, come le tempeste solari, ma anche da esplosioni nucleari artificiali.

L’esplosione di Beirut ha generato un’onda d’urto che ha viaggiato nella ionosfera in direzione sud ad una velocità di 0,8 Km/s. Ossia pari alle onde sonore.

I danni causati dall’esplosione

Gli scienziati hanno anche confrontato l’ampiezza dell’onda ionosferica generata dall’esplosione di Beirut con onde simili a seguito di eventi naturali e antropici. Hanno scoperto che essa era leggermente più grande di un’onda generata dall’eruzione del 2004 del vulcano Asama nel Giappone centrale, e paragonabile a quelle che seguirono altre recenti eruzioni sulle isole giapponesi.

L’energia sprigionata si è rivelata dieci volte più grande dell’esplosione avvenuta nella miniera di carbone del Wyoming nel 1996, ed è stata quantificata a 1,1 kilotoni di TNT.

Gli scienziati ritengono che ciò sia in parte dovuto al fatto che la miniera del Wyoming si trova in una fossa alquanto protetta.
I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports.

About the Author

- E' un giornalista scientifico, regolarmente iscritto all'albo nazionale. Si occupa di cronaca scientifica e duvulgazione dal 2011, anno di inizio del suo praticantato. Sin dal 2007 ha condotto numerosi studi sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica, alcuni dei quali in collaborazione con l'ArpaV.