Dieci classi di animali velenosi che popolano la Terra
Molti animali, per poter sopravvivere, hanno la necessità di ucciderne altri per cibarsi. L’evoluzione, a tanti di essi, ha quindi fornito mezzi subdoli, efficaci ed insidiosi come potenti veleni, che talvolta possono mietere vittime anche tra gli umani. Alcune aree della Terra, come l’Australia in genere, le foreste pluviali, gli oceani, i deserti, ospitano una serie di esemplari da cui sarebbe meglio stare alla larga. Vediamone qualcuno raggruppato per classe.
RANA DORATA (Phyllobates terribilis)
E’ la rana pi velenosa del globo. Popola le fitte foreste pluviali della Colombia occidentale. La rana dorata possiede abbastanza veleno da uccidere sino a 20 esseri umani. Trae il suo veleno dalla sua dieta a base di formiche e coleotteri. Tuttavia, gli esemplari allevati in cattività e nutriti con moscerini della frutta e altri insetti comuni sono completamente innocui.
RAGNO DELLA BANANA (Phoneutria nigriventer)
Non popola le nostre aree, trovandosi nella fascia tropicale del Sud America. Chiamato comunemente ragno delle banane, è mortale per l’uomo soltanto nel 2-3% dei casi, anche perché attacca gli esseri umani raramente. Non inietta necessariamente una dose completa di veleno quando morde e se si è in possesso di un antiveleno efficace da somministrare in tempi rapidi, è possibile uscirne indenni. Verso gli altri animali possiede un’aggressività notevole, e secerne una potente neurotossina che paralizza e strangola lentamente le sue vittime. Il suo morso causa lunghe e dolorose erezioni nell’uomo.
TAIPAN DELL’INTERNO (Oxyuranus microlepidotus)
E’ il rettile più velenoso del pianeta, ma ha un carattere molto tranquillo. Un singolo morso contiene abbastanza sostanze chimiche da uccidere circa 100 uomini adulti o due elefanti. Il suo veleno è composto da un ricco stufato di neurotossine, emotossine, miotossine e nefrotossine, il che significa fondamentalmente che può dissolvere il sangue, il cervello, i muscoli e i reni prima di toccare il suolo. Fortunatamente, il taipan interno raramente entra in contatto con gli esseri umani, ma se anche dovesse accadere, risulta abbastanza mansueto e gestibile. Vive nell’interno dell’Australia.
PESCE PIETRA (Synanceia verrucosa)
Se ti spaventa la possibilità di calpestare un sasso in acque poco chiare, questo potrebbe essere il tuo incubo. Fedele alla sua denominazione, questo pesce del Pacifico meridionale assume le sembianze di una roccia. Tale mimetizzazione gli consente di proteggersi dai predatori, ma favorisce gli incidenti con gli esseri umani.
Se calpestato, i suoi aculei sprigionano una potente tossina verso la base del piede del malcapitato. In Australia, le autorità mantengono scorte adeguate di antiveleno per pesci pietra, quindi è improbabile restarne ucciso. Il veleno è termolabile, quindi in caso di puntura la prima cosa da fare è immergere la parte colpita in acqua molto calda, in attesa che un medico somministri l’antidoto al veleno. E’ il pesce più velenoso del mondo.
FORMICA MIETITRICE DI MARICOPA (Pogonomyrmex maricopa)
La formica mietitrice di Maricopa possiede il veleno più tossico di tutti gli insetti. Non è mortale per l’uomo, ma una sua puntura può arrecare forti dolori che si protraggono sino a 4 ore. Fortunatamente è quasi impossibile non vederle: le loro colonie si sviluppano per 9 metri di diametro e circa 2 metri di altezza. E’ l’insetto più velenoso.
MEDUSA SCATOLA O VESPA DI MARE (Chironex fleckeri)
I suoi tentacoli sono ricoperti di cnidociti, cellule che letteralmente esplodono al contatto e rilasciano veleno sulla pelle dell’intruso (rilascio di Nematocisti).
La maggior parte degli esseri umani che vengono a contatto con le vespe marine sperimentano un dolore lancinante, tachicardia e aritmia, ma un incontro ravvicinato con un grande esemplare può provocare necrosi o addirittura la morte in meno di cinque minuti (nel secolo scorso ci sono stati circa 100 decessi per vespe marine nella sola Australia). E’ considerata tra gli animali più velenosi del pianeta.
ORNITORINCO (Ornithorhynchus anatinus)
E’ il più velenoso tra le tre specie di mammiferi riconosciuti come tali. Vive nell’Australia orientale e la morte per sua causa è un fatto più unico che raro. I suoi attacchi potrebbero risultare fatali per i piccoli animali domestici, ma è improbabile che gli esseri umani sperimentino qualcosa di più del dolore intenso, che però può protrarsi per mesi. La sua forza sono gli speroni cavi nelle zampe posteriori, carichi di veleno, che i maschi usano per combattere i suoi antagonisti durante la stagione degli amori.
PITOUI TESTANERA (Pitohui dichrous)
Difficile immaginare che un bellissimo esemplare di passeriforme possa essere velenoso. Eppure, il Pitoui testanera della Nuova Guinea, ospita una neurotossina chiamata omobatrachotossina nella sua pelle e nelle sue piume, che provoca solo un leggero intorpidimento e formicolio negli esseri umani, ma che può essere dannosa per gli animali più piccoli. La sostanza non è prodotta dall’uccello, bensì viene incorporata attraverso una dieta a base di alcuni coleotteri. Per la cronaca, l’unico altro uccello velenoso noto è la quaglia comune, la cui carne (se l’uccello ha mangiato un particolare tipo di pianta) può causare una malattia non mortale chiamata “coturnismo”.
IL POLPO DAGLI ANELLI BLU (Hapalochlaena lunulata)
È un piccolo cefalopode di 5 cm, con i tentacoli di 7 cm e con un peso variabile da 10 a 100 grammi. Vive negli Oceani Indiano e Pacifico e ha la particolarità di avere un morso quasi indolore. Tuttavia, il veleno può paralizzare un essere umano adulto in pochi minuti e ucciderlo in 90 minuti, essendo 100 volte più tossico del cianuro. Non si conoscono antidoti, ma il massaggio cardiaco e la respirazione artificiale riescono a spostare le tossine nell’organismo e impediscono danni a lungo termine.
In modo abbastanza appropriato, il polpo dagli anelli blu appare nel film di James Bond Octopussy come la mascotte tatuata di un ordine di assassine femminili, e svolge anche un ruolo cruciale nel thriller di Michael Crichton State of Fear.
LA TARTARUGA EMBRICATA (Eretmochelys imbricata)
Queste tartarughe possono raggiungere dimensioni ragguardevoli: gli esemplari adulti pesano tra 68 e 90 Kg e possono raggiungere i 90 cm. Sono diffuse nella fascia tropicale dell’Oceano Atlantico, del Pacifico e dell’Oceano Indiano. Qualche volta le popolazioni del sud-est asiatico ingeriscono alghe tossiche, il che significa che se un essere umano mangiasse la loro carne rischierebbe un avvelenamento (nausea, diarrea e altre malattie gastrointestinali). Sono animali a rischio estinzione secondo la Lista rossa IUCN, la massima autorità al mondo sullo stato di conservazione della natura, per cui vengono protette.