Jurij Gagarin, 60 anni fa il primo uomo nello spazio
Era il 12 aprile 1961, quando il ventisettenne russo Jurij Gagarin, entrò nell’astronave Vostok 1 che lo portò nello spazio.
Siamo in Russia ed esattamente nella base di Bajkonur in Kazakitan, ed alle 9:07 avviene l’accensione del razzo che porterà il cosmonauta russo nello spazio. Un sogno portato avanti sin da bambino, che dopo un lungo ed instancabile addestramento, finalmente si realizza.
Un volo che durò solamente 1 ora e 48 minuti, ma che bastò a farlo diventare un eroe, ed il primo uomo ad orbitare intorno alla Terra. Il primo a vedere il nostro pianeta da un’altra prospettiva, dallo spazio, come mai nessuno prima di lui aveva potuto fare. Le sue prime parole dalla capsula della Vostok 1, furono: “Il cielo è nero, totalmente nero, e vedo la Terra azzurra sotto di me, che meraviglia incredibile”.
Dopo un’orbita completa attorno alla terra avvenne il rientro, e secondo quanto riferito all’epoca, Gagarin atterrò all’interno della capsula, ma solo dopo 30 anni si scoprì la verità sull’atterraggio. Infatti Gagarin si lanciò fuori dalla capsula con il seggiolino eiettabile, ed atterrò con il paracadute. Procedura non prevista dallo statuto della Federazione Astronautica Internazionale, il quale prevedeva che il pilota rientrasse all’interno dello stesso veicolo di partenza.
Ciò non toglie la straordinaria importanza di una missione, impensabile all’epoca e piena di rischi, preceduta da ben 7 tentativi di prova, e quasi tutte terminate con gravi incidenti: il razzo che esplode, motori in avaria, la capsula che si brucia al rientro. Ma Gagarin è fiducioso, e quel giorno non solo orbitò intorno alla terra, ma rimase per sempre nella storia, tanto da essere nominato eroe dell’Unione Sovietica e decorato con l’ordine di Lenin, la massima onorificenza sovietica.
Per Gagarin quello fu il primo ed ultimo volo intorno alla Terra, tutelato dal governo russo in qualità di eroe, che non poteva certo mettere a repentaglio la sua vita. Non tornò più nello spazio, anche se partecipò come progettista a diverse altre missioni. Ma nonostante ciò nel 1968, 7 anni dopo la sua impresa, ed all’età di 34 anni, muore durante un volo di addestramento su un caccia Mig-15, ed ancora oggi le cause sull’incidente sono sconosciute.
In Russia, al cosmonauta, fu intitolata una intera città, segno di fervida riconoscenza e stima per un uomo che non solo ha dimostrato molto coraggio, ma ha sfidato le sorti della fisica e dello spazio, con una missione dichiarata impossibile, con una tecnologia oggi considerata rudimentale.