Published On: Mar, Giu 1st, 2021

2 Giugno 1946: il risultato del Referendum che cambiò l’Italia

La festa della Repubblica del 2 giugno per qualcuno è un giorno di una festa nazionale “non ben definita”, un giorno “rosso” del calendario che è l’occasione per stare a casa. Se riflettiamo bene però  dietro questa data c’è un mondo e quello che successe arrivò dopo anni di privazioni e grandi sofferenze. Esattamente il 2 giugno 1946 fu indetto il Referendum per decidere se l’Italia dovesse rimanere una Monarchia oppure diventare una Repubblica. La decisione di consultare la popolazione era già stata presa dai governi provvisori del 1944 in accordo con la Corona. Si era ancora in guerra e così la consultazione fu indetta solo al termine del conflitto con l’inizio dei lavori della costituente.

Il sogno della Repubblica era stato già cullato e sognato da Giuseppe Mazzini ai tempi dei moti rivoluzionari ad inizio 1800. Lo stesso Garibaldi era un fautore della Repubblica, ma nell’unire l’Italia le cose andarono rocambolescamente un pò diversamente e Re Vittorio Emanuele II divenne re d’Italia.

Il Referendum del giugno 1946 fu per il nostro Paese rivoluzionario perché per la prima volta ammise al voto anche le donne. In molti paesi già avevano il diritto di voto, ma in altri, come la Svizzera, questo diritto arrivò molto dopo. La partecipazione femminile fu massiccia e per la consultazione furono ben 13 milioni le elettrici, mentre un milione in meno gli uomini. 

Fac-simile della scheda del Referendum del 2 giugno 1946

Il risultato finale del Referendum è noto a tutti e la Repubblica vinse con il 54,3%, mentre la Monarchia si fermò al 45,7%. Se poterono votare le donne, non tutti i territori del Paese furono invece ammessi al voto. La provincia di Bolzano non votò poichè era stata annessa al Reich nel 1943 ed era ancora sotto il diretto controllo alleato, mentre l’Istria (inclusa Trieste) fu esclusa poiché sarebbe diventata presto parte della Jugoslavia. 

L’Italia, come spesso accade, anche in quell’occasione si divise in due. Di certo nei risultati influirono i destini della guerra. Al nord, dove si era combattuta più aspramente la guerra civile e dove i tedeschi erano rimasti per più tempo, prevalse la scelta per la Repubblica. Il primato spetta alla provincia di Trento con una punta dell’85%. Nelle aree storiche dei Savoia, anche lì prevalse il voto per abolire la Monarchia. Solo nella provincia di Cuneo e in Sardegna prevalse il favore per la Corona. La Valle d’Aosta,  regione fedelissima dei Savoia, dopo la pesante italianizzazione ad opera del fascismo virò anch’essa per la Repubblica, così come la provincia di Torino.

Mappa risultati 2 giugno 1946 – Rosso Monarchia – Blu Repubblica (Estratto Thern WikiSource)

Al Sud, invece, dove la Corona e i governi provvisori avevano trovato rifugio (1943) e i territori avevano avuto una liberazione alleata più rapida la popolazione optò in prevalenza per mantenere la Monarchia. In particolare i risultati furono favorevoli in Puglia che fu sede con Brindisi del governo provvisorio e in Campania dove anche Salerno aveva coperto tale incarico e quindi fu dimostrato favore verso la  Monarchia. Inoltre il Principe Umberto di Savoia si era trasferito a vivere a Napoli per lungo tempo e fu lui a diventare re nel mese di maggio 1946 quando il padre Vittorio Emanuele III abdicò sperando di salvare il salvabile. Questo legame fra il principe, ormai re, e la città partenopea venne affermato con il 79% di preferenze monarchiche nella provincia di Napoli. Il dato registrato più alto in tutta Italia. 

Il risultato non arrivò immediatamente, di certo non c’erano i sondaggisti di oggi, gli exit-poll ecc e per diversi giorni i risultati si ribaltarono più volte in base agli spogli. Le operazioni furono molte lente e le comunicazioni dei risultati pasticciate. Il tutto non aiutò a stemperare gli animi.

Il clima in Italia era molto teso e finalmente il 10 giugno, ben 8 giorni dopo il Referendum, uscirono i risultati definitivi. Ci furono proteste da parte dei filo-monarchici, in particolare a Napoli, dove ci furono anche degli scontri e dove morirono 9 manifestanti. Il risultato tutto sommato abbastanza equilibrato, poteva essere fonte di colpi di stato e di scoppio di una nuova guerra civile. In quei giorni si gridò ai brogli, seppur non ci fu nessuna traccia, anche da verifiche fatte diversi anni dopo. Inoltre analizzando il distacco di due milioni di voti fra Repubblica e Monarchia di certo si conviene che non era certo facile falsificare i risultati.

Il 13 giugno il governo provvisorio con primo Ministro Alcide De Gasperi dichiarò ufficialmente il risultato affermando che l’Italia era ormai una Repubblica. Il Re Umberto II protestò con queste  famose frasi : 

Di fronte alla comunicazione di dati provvisori e parziali fatta dalla Corte suprema; [..] di fronte alla questione sollevata e non risolta sul modo di calcolare la maggioranza, io, ancora ieri, ho ripetuto che era mio diritto e dovere di re attendere che la Corte di cassazione facesse conoscere se la forma istituzionale repubblicana avesse raggiunto la maggioranza voluta. Improvvisamente questa notte, in spregio alle leggi e al potere indipendente e sovrano della magistratura, il governo ha compiuto un gesto rivoluzionario, assumendo, con atto unilaterale e arbitrario, poteri che non gli spettano, e mi ha posto nell’alternativa di provocare spargimento di sangue o di subire la violenza.

Nonostante questo, e per evitare situazioni spiacevoli come già stava avvenendo a Napoli, il 13 stesso il Re lasciò l’Italia alla volta del Portogallo. Gli era stato consigliato che era meglio allontanarsi per un pò dal Paese finchè non si calmassero gli animi. Non fu però così. Il Re non mise mai più piede in Italia poiché con la stesura della Costituzione fu vietato l’ingresso agli ex Re di casa Savoia alle consorti e a tutti i discendenti maschi. Fu poi solo nel 2002 che questa disposizione venne abrogata dal Parlamento italiano.

Dunque quello che celebriamo il 2 giugno è il ricordo di un evento di proporzioni storiche per l’Italia, ma anche un periodo di aspre tensioni e di dinamiche che cambiarono per sempre il Paese. Così oggi la nostra Repubblica compie 75 anni una Repubblica molto giovane e spesso acerba, basti pensare che la Repubblica di San Marino esiste da 730 anni, ma quella nascita o rinascita fu frutto di una scelta popolare e per la prima volta, a suffragio universale, del quale dobbiamo essere fieri.

Fonti Consultate: Ministero Interno, Il Post, Historia Regni

 

About the Author

- Ingegnere Ambientale, laureato presso il Politecnico di Torino, si è specializzato in difesa del suolo. Oggi si occupa di progettazione di impianti ad energia rinnovabile e di sviluppo sostenibile della montagna, con focus sulla mobilità elettrica. Volontario di Protezione Civile, ama la natura, ma anche i social media e la fotografia. Per compensare la formazione scientifica coltiva lo studio della storia e delle scienze politiche. * Contatti: giuseppe.cutano@geomagazine.it * * IG: @latitude_45