Progressi importanti nella ricerca per la lotta contro l’Alzheimer
Ogni anno i medici diagnosticano migliaia di nuovi casi di Alzheimer nei pazienti più o meno anziani. Questa malattia è caratterizzata dalla degenerazione delle cellule che compongono il cervello e che ci permettono, in condizioni normali, di vivere la nostra vita di tutti i giorni, fatta di movimenti e di ricordi.
Esistono diverse fasi della malattia ma sicuramente i primi sintomi evidenti sono tutti legati alla scarsa memoria anche se poi col passare del tempo la patologia evolve ed i pazienti sono impossibilitati a fare anche le più piccole azioni quotidiane, diventando completamente dipendenti dagli altri.
Da anni l’impegno della ricerca nella lotta contro l’Alzheimer ha messo a dura prova i ricercatori di tutto il mondo, proprio per la difficoltà’ di andare ad agire sui neuroni e sulla loro progressiva degenerazione. In particolare il cervello dei pazienti affetti dalla malattia di Alzheimer è caratterizzato dalla deposizione delle cosiddette placche senili, costituite da aggregati di una proteina, beta-amiloide, che deriva da una proteina precursore, la cui normale funzione è rimasta un enigma per decenni.
La Biogen ha messo appunto una nuova terapia, approvata dalla Food and drug administration degli Stati Uniti (FDA) il 7 giugno, che sembra avere le potenzialità per rallentare il decorso progressivo della malattia. Il farmaco di nuova generazione, Aduhelm (aducanumab), è il primo approvato per il trattamento dell’Alzheimer dal 2003 ad oggi. I ricercatori hanno valutato l’efficacia della molecola in tre studi separati per un totale di 3.482 pazienti. I pazienti che hanno ricevuto il trattamento hanno avuto una significativa riduzione dose e tempo-dipendente delle placche formate dalla proteina beta-amiloide, responsabile della degenerazione dei neuroni.
Proprio per questo importante risultato e per la caratteristiche del farmaco, l’Aduhelm è la prima terapia che mira alla fisiopatologia fondamentale della malattia. L’ente americano FDA continuerà comunque a monitorare il farmaco nel tempo per far giungere il farmaco sul mercato e con ancora più accuratezza riguardo la sua efficacia. Nel 2010 35,6 milioni di persone risultavano affette da demenza con stima di aumento del doppio nel 2030, del triplo nel 2050, con 7,7 milioni di nuovi casi all’anno (1 ogni 4 secondi) e con una sopravvivenza media, dopo la diagnosi, di 4-8-anni. L’avvento di questo farmaco fa sicuramente ben sperare per il futuro dei pazienti e di chi li assiste.
a cura di Valentina Cutano, phD, Resercher at IOCB Prague