Published On: Mer, Set 1st, 2021

Diversioni idrauliche: come e perchè si deviano le acque di un corpo idrico

Le diversioni idrauliche sono, assieme ai prelievi, un’alterazione del regime idrologico di un corso d’acqua e di un intero bacino idrografico. Al contrario dei prelievi, le diversioni idrauliche determinano la deviazione di una portata d’acqua da un bacino all’altro con una modifica per così dire algebrica della quantità d’acqua competente ad un bacino, in positivo se la portata è afferente al bacino, in negativo se essa viene diversa.

Le diversioni idrauliche possono essere di vario tipo:
– Diversioni di piena
– Diversioni a scopo idroelettrico
– Diversioni a scopo agricolo o ittico
– Diversioni ad uso civile o industriale

Il concetto di diversione è differente da quello di prelievo: il prelievo avviene in uno o più punti di presa con acqua che, una volta utilizzata, ritorna in tutto o in parte nel corso d’acqua o nel bacino da cui il prelievo è stato operato. Per gli utilizzi agricoli, tipicamente, la restituzione è solo parziale in quanto l’acqua è utilizzata per irrigare e pertanto rimane nel terreno ed è soggetta ad evapotraspirazione in misura consistente. I terreni irrigati, però, nel caso del prelievo, appartengono allo stesso bacino imbrifero da cui l’acqua viene attinta.

Al contrario, nel caso di diversione, l’acqua prelevata da un corso d’acqua è scaricata in un collettore esterno al bacino imbrifero oggetto del prelievo stesso. Le diversioni in un certo senso più impattanti sono quelle idroelettriche, nel senso che modificano sostanzialmente il bilancio idrologico di un bacino a favore di un altro, per cui impattano in modo quantitativo su due contesti, in modo diverso e non necessariamente negativo.

Con riferimento alle diversioni a scopo agricolo, civile o industriale potremmo dire che, con un certo grado di approssimazione, essi riguardano acqua che, come per i prelievi, viene in un certo grado “consumata”; lo stesso può dirsi per le diversioni a scopo irriguo o acquedottistico, che hanno carattere molto influenzato dalla stagione e dalle caratteristiche dell’infrastruttura e dell’utenza.

Corografia dell’impianto di Caoria che utilizza l’acqua del Travignolo e di altri corsi minori per produrre circa 150 GWh l’anno con un salto di oltre 500 metri (Credit Photo Progetto Dighe)

Per diversioni idroelettriche invece assistiamo a portate d’acqua consistenti che, per tutto l’anno, sono deviate da un corso d’acqua ad un altro, esterno al bacino di presa. Di solito questo tipo di operazione viene condotta per sfruttare dislivelli più favorevoli: penso all’asta sul Cordevole o alla centrale di Caoria. Entrambi i casi riguardano il bacino dell’Adige che viene “depauperato” dall’acqua della testata del torrente Avisio e del Travignolo, per alimentare il Cordevole, e dunque il Piave nel primo caso, il Vanoi, e dunque il Brenta, nel secondo caso.

Una diversione molto particolare è rappresentata dai canali scolmatori. Al contrario delle casse di espansione, che sono aree che vengono allagate al raggiungimento di determinati livelli idrici, i canali scolmatori sono presidiati da paratoie o altri organi di regolazione. Gli scolmatori realizzano le diversioni in caso di piena o di portata superiore a determinati livelli di progetto. Un esempio ancora una volta sull’Adige è in questo caso paradigmatico: si tratta della galleria Adige-Garda che, costruita negli anni ’50 del secolo scorso, consente di alleggerire la portata del fiume, deviandone una parte nel lago di Garda. La galleria ha una lunghezza di circa 10 km con una pendenza quasi dell’1%, che è certamente elevata se si pensa che la velocità dell’acqua supera i 10 m/s per la portata di progetto (che è di 450 m3/s).

Sezione e tracciato della galleria Adige-Garda (Credit prof. Da Deppo)

La galleria viene aperta solo raramente, mi risulta sia stata aperta solamente 12 volte per periodi di tempo di qualche ora (fonte: diverse pubblicazioni del prof. Da Deppo). I casi più eclatanti sono certamente rappresentati dal novembre 1966 e dalla cosiddetta tempesta Vaia del 2018. Ricordo personalmente anche l’apertura nell’ottobre 2000, con una portata piuttosto ridotta. L’apertura della galleria al passaggio dell’onda di piena da Rovereto consente di divergere un volume importante di acqua del fiume nel lago di​Garda (che afferisce al bacino del Po) riducendo la portata d’acqua che arriva a Verona e, potenzialmente, evitando sormonti d’argine nella città scaligera o comunque riducendo il rischio legato ad un evento alluvionale.

L’azionamento degli organi della galleria rappresenta un evento che, anche nell’immaginario collettivo, è latore di preoccupazione e riflessione: è passata negli anni una linea di cautela che pare assegnare all’opera il ruolo non tanto del deus ex machina che risolve una situazione ingarbugliata, quanto piuttosto quella dell’extrema ratio. L’utilizzo oculato di un’infrastruttura è insito nelle cose e parte dalle considerazioni sull’impatto ambientale: non esito ad etichettare questo tipo di progetto di infrastruttura idraulica come anacronistico: una soluzione di ardita ingegneria che però approccia il problema in modo certamente non sistemico, cioè non si basa sulla prevenzione degli eventi di piena. La realizzazione della galleria ha causato la scomparsa del lago naturale di Loppio. Il lago è stato faticosamente recuperato a biotopo con attività anche molto interessanti nel campo dell’archeologia e dell’educazione ambientale (si veda http://www.archeotrentino.it/area-archeologica-santandrea-loppio/ ). Ma se la costruzione è stata impattante anche l’esercizio della galleria è impattante, in quanto afferisce acqua più fredda e sporca in un ecosistema fragile e prezioso, come quello del lago di Garda.

Mi è capitato di visitare la zona vicina allo sbocco della galleria il giorno seguente alla sua apertura e vi assicuro che non è stato un bello spettacolo: è soprattutto il trasporto solido fluitato a far impressione ma ritengo che i microinquinanti ed i limi presenti nell’acqua dell’Adige, ed una temperatura certamente forse 10 gradi inferiore, possano davvero essere dannosi sia per la flora sia per la fauna. Per questo quando, nel corso del decennio scorso, si è spesso parlato della galleria come strumento di soccorso al bilancio idrologico del Po, ho pensato che questo tipo di soluzione non dovesse essere perseguita. Ed infatti per ora così è stato, e non mi pare che se ne parli ancora.
L’emergenza relativa all’acqua è “per la secca e la brentana (piena)”, ma ritengo che l’utilizzo di questo scolmatore sia da riservare solamente all’emergenza della piena, e che anche in questo caso esso debba rappresentare una dolorosa soluzione in casi davvero problematici.

 

Fonti consultate: Progetto Dighe, Archeotrentino, pubblicazioni prof. Da Deppo

About the Author

- ingegnere per l’ambiente ed il territorio, laureato a Trento, si è sempre occupato di progettazione idroelettrica, mercato dell’energia, idraulica ed ambiente. Ha numerose esperienze lavorative internazionali (Brasile, Africa centrale, Australia) ed una passione per la geografia e la cultura classica. Questa passione lo ha portato a laurearsi in geografia nel 2020 con una tesi sugli itinerari culturali. Velleità da periegeta e da geografo naïve non lo distolgono dal grande obiettivo di sensibilizzare le persone rispetto al tema dell’energia, della sua produzione, del risparmio ed in un’ultima analisi della strategica importanza che questa commodity riveste. Il progetto GeoMagazine lo ha convinto sin dall’inizio e, oltre che alla produzione di articoli tra scienza e contaminazioni umanistiche, a rivestire il ruolo di editore di questa pagina di comunicazione scientifica ed ambientale, con l’obiettivo di renderla un canale di informazione imparziale ed obiettivo, lontano da semplificazioni, sottintesi e qualunquismo. Un canale che si rivolge ad un pubblico variegato in termini di età e formazione, ma che si pone una regola ferrea: analizzare i problemi, suffragarli, e spiegarli in modo semplice. Lo story telling che si può invece scorgere negli articoli più leggeri vuole essere una posa di positivismo ed un’ispirazione verso mondi inesplorati, fuori e dentro di noi.