Indici di siccità estrema in Italia in particolare per il Centro-Nord
L’estate è normalmente un periodo siccitoso per l’area mediterranea così come per l’Italia. Ovviamente questo andamento, con periodi siccitosi e più umidi, lo evinciamo con le statistiche di precipitazione che vanno a determinare le piogge medie per ogni territorio.
Il CNR, con l’osservatorio della siccità, monitora questi andamenti. In un Paese come il nostro che vive di agricoltura e in cui la risorsa acqua è importante per tanti altri usi come ad esempio la produzione da energia rinnovabile è fondamentale monitorare e prevedere gli andamenti idrologici.
Per analizzare la siccità esiste un sistema standardizzato chiamato indice SPI (Standardized Precipitation Index). L’indice si basa sulle piogge storiche mensili dal 1981 ad oggi con una risoluzione spaziale delle celle di 0,05 gradi (5,5 km x 5,5 km). Grazie a questi dati viene calcolato un’indice ogni mese monitorando quello che è accaduto nei 3, 6 e 12 mesi antecedenti e quindi verificando le piogge cadute confrontate con i database storici.
Se andiamo a visualizzare l’ultimo bollettino emesso dal CNR rispetto ai 6 mesi antecedenti, quindi tutta l’estate e la primavera (SPI 6), la situazione vede gran parte del territorio italiano sotto una moderata siccità. La situazione però si fa invece critica in Appennino ed in particolare nel settore settentrionale. Nell’Appennino tosco-emiliano si registrano i dati peggiori e l’indice segna il valore massimo e cioè siccità estrema. In Emilia e Toscana, ma anche nelle Marche è emergenza idrica e alcuni enti locali stanno monitorando i territori per richiedere lo stato di calamità naturale. Paradossalmente, proprio nell’Appennino settentrionale, l’inverno scorso era stato molto nevoso e infatti gli indici SPI di quel periodo danno valori di condizioni molto umide.
Con il dato SPI a 6 mesi non c’è una zona in Italia che abbia ricevuto più precipitazioni della media, diciamo che si salvano con precipitazioni nella media solo: le Alpi, gran parte del Piemonte occidentale, il Lazio, la Calabria e il sud Sardegna.
Il problema siccità estrema, probabilmente frutto dei cambiamenti climatici, è un problema per il futuro delle aziende agricole, ma anche per le forniture di acqua potabile e per gli altri usi. Per ovviare a ciò è necessario anche sfruttare al meglio i serbatoi artificiali semplificando le procedure di sghiaiamento al fine di recuperare il più possibile la capacità originale di invaso. Poi forse è necessario ragionare su costruire altri invasi, soprattutto nelle aree storicamente con più carenza d’acqua. Di certo l’acqua è preziosa e ci aiuta in mille usi, ma dobbiamo cercare di usarla al meglio.
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Fonti consultate: CNR, ArpaE, AgroNotizie