Il patrimonio termale lungo la Via Francigena, tra storia e opportunità
Tra i cammini più antichi d’Europa, la Via Francigena occupa un posto speciale, con i suoi 3.200 km che attraversano 17 regioni e 612 comuni, passando principalmente tra le aree rurali e le piccole comunità.
Infinito il patrimonio naturalistico, architettonico, storico, artistico e gastronomico di questa antica rotta percorsa per la prima volta nell’anno 990 dall’arcivescovo Sigerico tra Roma e Canterbury. Tra le ricchezze della Francigena, non tutti sanno che lungo il cammino è possibile incontrare diverse fonti di acque termo-minerali che rendono la sosta un momento rivitalizzante e curativo per spirito, mente e corpo.
L’acqua ha sempre fatto parte della storia dell’uomo, in campo religioso e filosofico: agli albori della medicina ellenica erano già noti presso varie popolazioni gli effetti benefici delle acque solfuree per alleviare dolori muscolari e articolari e lenire alcune patologie della pelle. L’impiego delle acque termo-minerali è conosciuto fin dai tempi antichi, come attestato dai reperti archeologici, dalle testimonianze letterarie e scientifiche, dalle numerose epigrafi. Si tratta di cure rimaste sostanzialmente immodificate da ventiquattro secoli, sin dall’età dei grandi filosofi greci, fatta eccezione per l’applicazione delle moderne tecnologie.
Lo stesso Ippocrate incoraggiava il ricorso alle terme e, nel trattato ‘’Uso dei liquidi’’, decantava le virtù delle acque termo-minerali e delle sorgenti calde. Il patrimonio termale e le vie di pellegrinaggio possono rappresentare un ottimo connubio per valorizzarsi e promuoversi a vicenda, all’interno del turismo sostenibile, trend che in epoca post-covid sta vivendo una vera rinascita.
La presenza di acque termo-minerali che sgorgano naturalmente in prossimità della Via Francigena è il focus principale di ricerca di rurAllure, un progetto finanziato dall’Unione Europea all’interno di Horizon 2020, dedicato alla promozione delle aree rurali attraversate dai più importanti cammini in Europa. Così, accanto al patrimonio letterario lungo la Via per Santiago de Compostela, a quello etnografico lungo il cammino di Saint Olav in Norvegia e a quello naturalistico lungo il percorso di Maria Ut in Ungheria, la ricchezza termale della Via Francigena ha mobilitato l’attenzione di ricercatori universitari di tutta Europa per mettere a fuoco le ‘zone d’acqua’ di maggior interesse situate lungo la Via Francigena, la Romea Germanica e la Romea Strata.
Così, lungo una delle più antiche vie di pellegrinaggio verso Roma, il patrimonio termale presenta attualmente diverse tipologie: in alcuni casi, le terme si trovano sia in alcuni centri urbani lungo il percorso come Gambassi Terme, Bagno Vignoni e Telese Terme, sia in altre località raggiungibili con una breve deviazione dal percorso principale, come le terme di San Casciano dei Bagni o Bagni San Filippo.
Diverso anche l’impiego delle acque termo-minerali, che nella maggior parte dei casi vengono utilizzate da strutture private come stabilimenti termali e alberghi (come le “Terme della Via Francigena” a Gambassi Terme); ma vi sono anche alcuni stabilimenti termali naturali aperti a libero accesso, come i celebri Bagni San Filippo o le frequentatissime Terme di Petriolo.
In altri casi ancora, il patrimonio termale è parte di un più ampio patrimonio archeologico e storico, come il caso del Parco dei Mulini a Bagno Vignoni. In generale, la presenza dell’acqua termale è un importante elemento di identità e di orgoglio per le comunità locali, presenti e passate. È questo il caso delle Terme di Vicarello frequentate almeno dal VI secolo a.C. fino alla piena età imperiale, ma sono noti anche resti di un insediamento neolitico sommerso nel vicino Lago di Bracciano. L’area archeologica, non visitabile, è costituita da un impianto curativo con vari ambienti e vasche e da un ninfeo decorato con una statua di Apollo, presso una sorgente ancora utilizzata dal Settecento agli anni Venti del Novecento per un impianto termale moderno attualmente abbandonato.
Dalla fonte sono stati tratti migliaia di ex voto: oltre 5200 monete di vari coni, sculture, vasi in oro, argento e bronzo, nonché 4 bicchieri in argento che recano iscritte le tappe di un viaggio da Cadice a Roma percorso da pellegrini di età augusteo-tiberiana e claudia. L’acqua delle Terme di Vicarello è costituita da varie sorgenti, classificate una come acqua bicarbonato-solfata, radioattiva, ipertermale di 49-50°C, un’altra come acqua oligominerale, leggermente alcalina, fredda, di 16°C. Viene utilizzata per la cura delle malattie dell’apparato respiratorio, dei reumatismi, dell’artrosi attraverso fanghi e inalazioni.
Durante la staffetta europea “Via Francigena. Road to Rome 2021. Start again!”, la delegazione dell’Associazione Europea delle Vie Francigene, in cammino durante 4 mesi no stop da Canterbury al ‘finibus terrae’ Santa Maria di Leuca, ha potuto conoscere da vicino il patrimonio termale della Via Francigena. Tra le diverse tappe, accanto agli stabilimenti delle più note zone toscane, una chicca tutta da scoprire: si tratta di Telese Terme, paese termale in provincia di Benevento, lungo la Francigena del Sud, che ospita stabilimenti risalenti al 1855, quando il re Ferdinando II ne autorizzò la costruzione per sfruttare le numerose sorgenti di acqua sulfurea presenti in questa zona. Telese Terme vanta anche un secondo parco termale urbano, risalente al 1867 e denominato “Antiche terme Jacobelli”, che conta almeno tre sorgenti sulfuree attive, e i resti dell’antica colonia romana Telesia, con due stabilimenti termali.
Ringraziamo per il testo di Simona Spinola, Maddalena Bassani, Silvia Gonzáles Soutelo e Matteo Vicentini per la collaborazione
Credits Photo: AEVF Associazione Europea Vie Francigene