Le tempeste solari e il fenomeno dell’aurora polare
In questi giorni il nostro pianeta è stato raggiunto da una nuova tempesta solare che, secondo la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), potrebbe dare origine a un’insolita aurora boreale, visibile a latitudini più basse del solito. Ma che cos’è una tempesta solare? E qual è la sua relazione con l’aurora polare?
Una tempesta solare è un fenomeno che interessa il sole e si verifica a causa dell’espansione continua della corona, lo strato più esterno dell’atmosfera della nostra stella, nello spazio interplanetario, dove si confonde con la materia interstellare.
Durante la tempesta solare, il sole produce delle grandi emissioni di materia. Il materiale espulso, che prende il nome di plasma, è formato da elettroni e protoni, oltre che da piccole quantità di elementi chimici più pesanti come l’elio, un gas nobile, l’ossigeno e il ferro. Attraverso il vento solare, questi elementi vengono spinti lontano dal sole e raggiungono i poli dei corpi celesti circostanti, dove il plasma, scontrandosi con la ionosfera, interagisce con le molecole di ossigeno e di azoto presenti facendole brillare e dando origine a quell’affascinante e suggestivo fenomeno fisico comunemente noto come aurora boreale.
UN FENOMENO RARAMENTE DANNOSO PER LA POPOLAZIONE
Quando l’attività del sole è particolarmente elevata, le tempeste possono spingersi oltre i poli e generare delle aurore a delle latitudini assolutamente inaspettate, come accadde durante il Evento Carrington nel 1859, il più grande evento geomagnetico mai registrato, dove l’aurora boreale fu vista anche alle Hawaii.
È improbabile che le tempeste solari causino danni sulla Terra, a parte la possibilità di confondere le trasmissioni radio, compromettere la stabilità della rete elettrica o deviare le orbite dei satelliti artificiali che ruotano attorno al nostro pianeta, che richiederebbero un intervento correttivo.
DALLE ORIGINI AI GIORNI NOSTRI
Tradizionalmente, l’aurora boreale è sempre stata considerata un fenomeno che interessa i cieli della sola penisola scandinava, con una propensione per Norvegia e Svezia, dove viene chiamata rispettivamente nordlys e norrsken, parole entrambe traducibili con luci del nord.
Questa convinzione deriva da un testo norvegese intitolato Kongespeil, Lo specchio del re, risalente al 1250 d.C., che descriveva per la prima volta l’aurora boreale come delle fiamme alte nel cielo che scomparivano al sorgere delle prime luci del giorno e che, secondo la mitologia norrena, erano dovute al riflesso del sole sugli scudi delle valchirie, le vergini guerriere inviate da Odino sul campo di battaglia per scegliere le anime degli uomini da condurre nel Valhalla.
L’attuale denominazione di aurora boreale si attribuisce invece a Galileo Galilei che nel 1619 coniò questa espressione unendo il nome della dea romana dell’alba, Aurora, a quello del dio greco del vento del nord, Borea, con particolare riferimento alla geolocalizzazione storica e mitologica di questo fenomeno e ai colori con cui si manifesta, simili appunto a quelli dell’alba.
L’AURORA POLARE
Essendo circoscritta ai poli a causa della geometria del campo magnetico terrestre, l’aurora boreale non è un’esclusiva dei cieli nordici o un fenomeno ricollegabile all’alba in senso stretto, dal momento che è indipendente dal moto di rotazione della Terra e può essere osservato anche nell’emisfero sud del pianeta, dove prende il nome di aurora australe. Per questa ragione, sarebbe più corretto parlare infatti di aurora polare.
L’aurora polare può essere registrata in tutto l’arco serale ed è in parte prevedibile. Nonostante possa verificarsi in qualsiasi momento dell’anno, risulta perfettamente visibile solo durante le stagioni autunnali o invernali. In estate non è visibile a occhio nudo proprio a causa della persistenza della luce del sole fino a tarda sera, che restringe l’arco temporale durante il quale l’aurora può essere rilevata.
Trattandosi di un fenomeno geomagnetico, nel corso del tempo sono state registrate delle aurore polari anche sugli altri pianeti quali Venere, Marte, Giove e persino Saturno e Urano, ma non su Mercurio poiché, a causa della sua piccola massa e della vicinanza al Sole, è l’unico pianeta del nostro sistema solare a essere privo di una sua atmosfera.
FONTI BIBLIOGRAFICHE E FOTOGRAFICHE:
– Falck-Ytter H., “Aurora. The Northern Lights in Mythology, History and Science”, 1999