Possiamo rinunciare a qualche grado di condizionatore?
Da qualche settimana è in corso il dibattito sulla questione energetica e il conflitto ed eventuali nostre rinunce. Partiamo da un accorato post del climatologo Luca Mercalli che ha posto alcune importanti considerazioni e le condividiamo con voi.
La guerra russo-ucraina mette in luce le debolezze di un eccessivo approvvigionamento estero di energia fossile. Ma forse non lo sapevamo? È da vent’anni che per motivi ambientali si continua a chiedere la riduzione di uso delle fonti fossili sostituendole con le rinnovabili.
Effettivamente queste erano cose note e stra-note e inoltre gli strumenti legislativi per ridurre questo gap esistono dal 2005 come indica bene Mercalli in modo pungente, ma poi ci si è fermati.
Il primo conto-energia – il provvedimento legislativo che aprì ai privati la possibilità di installare pannelli fotovoltaici sul proprio tetto ottenendo un incentivo ventennale – è del luglio 2005….. Importava solo se si guadagnava o meno e la gran parte dei cittadini hanno preferito ai pannelli solari continuare a utilizzare il gas a buon prezzo e usare il denaro per cambiare l’auto a rate da mostrare agli amici al bar. E dopo l’iniziale fiammata fino al 2012 (quando eravamo leader nel mondo per incremento annuo di installazione), burocrazia opprimente, rimodulazione degli incentivi e ostruzionismi fossili assortiti, hanno fermato la rampa di lancio di solare ed eolico…
E ora come si fa che siamo in piena impasse ?
Ora le bollette alle stelle e il terrore di rimanere al freddo (o al caldo) in caso di serrata dei gasdotti russi, improvvisamente fa dire ai politici che bisogna correre con l’installazione delle rinnovabili. Ah… ieri dov’erano? Comunque sia, il passato è andato, partiamo dai dati del rapporto GSE 2020: il 38 per cento di elettricità italiana proviene da fonte rinnovabile, pari al 20 per cento dei consumi energetici totali (cioè anche l’energia non elettrica, carburanti per autotrazione, gas da riscaldamento e altro). Non è una cattiva prestazione, siamo secondi in Europa dopo la Spagna, ma al di là delle classifiche ciò che conta è che siamo ancora lontani dall’autosufficienza e con il decennio perduto avremmo potuto essere molto più autonomi e meno ricattabili in questo frangente nonché più sostenibili sul piano climatico.
Le soluzioni ci sono, ma bisogna fare molto di più e non basta solo avere un contesto normativo efficiente, ma bisogna fare.
Ora va bene accelerare gli iter autorizzativi, dobbiamo però non guardare solo ai grandi impianti ma pure a facilitare la vita ai cittadini che vogliono mettere i pannelli su casa loro: dovremmo vedere un formicolio di elettricisti che lavorano sui tetti, invece tutto è così lento, come disse pochi mesi fa il Nobel per la fisica Giorgio Parisi: “Sui tetti di Roma vedo più piscine che pannelli solari”.
Come fa notare Mercalli forse c’è bisogno di un salto culturale a 360° affinché si compia davvero una rivoluzione epocale.
…Non basta sostituire in fretta e furia la fonte energetica, bisogna anche ridurre gli sprechi e le inefficienze, con campagne martellanti di informazione verso i cittadini. Invece di idioti giochi a premi che occupano ore e ore di preziosa Tv di Stato, spieghiamo in prima serata la differenza tra un kilowatt e un kilowattora! Spieghiamo che un grado in meno nella temperatura di casa riduce del 7 per cento il consumo energetico. Che andare più piano in auto abbassa di molto il consumo di carburante. Che non è etico sperperare la preziosa energia per scaldare la strada con quei funghi ardenti che gridano vendetta sui nostri frivoli aperitivi.
Concludiamo anche noi con questi ultimi passaggi mettendo l’accento sul fatto che non c’è bisogno solo della Stato che crei cultura nel campo energetico, ma è anche importante che i nostri comportamenti cambino che alcune piccole rinunce per noi quasi impercettibili, sommate su tanti cittadini, possono fare tanto. Dunque possiamo affermare che rinunciare a qualche grado di condizionatore è cosa buona e giusta.