Disastri naturali in aumento: il nuovo rapporto dell’ONU
Tra il 1970 e il 2000 il globo ha visto 90-100 disastri naturali ogni anno. Nel 2015 il numero è cresciuto sino a 400 eventi ed entro il 2030 si arriverà a circa 560 catastrofi.
Sono i numeri divulgati attraverso un rapporto scientifico dell’Ufficio delle Nazioni Unite, che mettono in risalto un pianeta ormai “saturo” dalle attività antropiche.
Secondo il rapporto, inoltre, il numero di ondate di caldo estremo nel 2030 sarà tre volte maggiore rispetto ai primi anni del nuovo millennio, con il 30% in più di siccità, rischi di pandemie, crolli economici e carenza di cibo. “Perché il cambiamento climatico ha un’impronta enorme nel numero di disastri“, hanno affermato gli autori del rapporto.
Negli anni 1990 le calamità naturali sono costate al mondo circa 70 miliardi di dollari l’anno. Ora costano più di 170 miliardi all’anno, e questo dopo l’adeguamento per l’inflazione.
Per anni i decessi per calamità sono diminuiti costantemente grazie a migliori avvisi e prevenzione, ma negli ultimi cinque anni le morti sono aumentate rispetto ai cinque anni precedenti. Questo perché sia il COVID-19 che i disastri causati dai cambiamenti climatici sono arrivati in luoghi che non erano ancora stati interessati, come i cicloni tropicali che hanno colpito il Mozambico.
E’ quindi necessario che la società cambi il modo in cui pensa ai rischi e come essa si prepara ai disastri, anche perché a farne le spese sono i paesi più poveri, dove i costi di recupero sottraggono una fetta più grande all’economia delle nazioni che non possono permetterselo. Portando comunità già vulnerabili in una spirale discendente.
Il rapporto richiede una revisione del modo in cui parliamo di rischio. Ad esempio, invece di chiedere informazioni sulle possibilità che si verifichi un disastro in un breve periodo, i funzionari dovrebbero pensare alle possibilità su un periodo di 25 anni, il che lo rende abbastanza probabile.
Purtroppo, quando si parla di cambiamenti climatici il mondo non riesce a percepirne il pericolo. Perché parlare di ciò che potrebbe accadere tra 20-30-50 anni potrebbe far percepire la cosa troppo distante.
Tuttavia, in un mondo di sfiducia e disinformazione, pensare al futuro è una delle chiavi per andare avanti. E’ quindi necessario ridurre la disuguaglianza, la povertà e soprattutto il cambiamento climatico.