Il lago di Lugano e l’orrido di Claino, a cavallo fra Italia e Svizzera
Il lago di Lugano (o Ceresio) è un lago prealpino scavato nell’anfiteatro delle Prealpi lombarde e ramificato lungo il confine italo-svizzero. La divisione amministrativa ricomprende il Canton Ticino, la Provincia di Como e la Provincia di Varese. Il versante comasco è interessato da piccoli centri abitati come Claino, Porlezza e Valsolda, Ramponio. Particolare è la posizione di Campione d’Italia, storica enclave italiana tutta circondata da territorio svizzero. Alla Svizzera appartiene invece la parte più estesa del bacino naturale con la città che dà il nome al Lago. La superficie del lago è di poco inferiore ai 50 km2, di cui circa 18 km2 in territorio italiano, mentre il bacino imbrifero arriva a ben 565 km2.
L’emissario principale del Ceresio è il Tresa, un corso d’acqua di 13 km che si getta nel lago Maggiore nei pressi di Luino, a circa metà dello sviluppo in lunghezza del secondo lago italiano per superficie. Il lago di Lugano, pertanto, è ricompreso nel bacino imbrifero e tributario del fiume Ticino e dunque del Po. Il flusso del Tresa è regimato dalla diga di Creva che consente di controllare i livelli idrici del Lago di Lugano riducendo i pericoli di alluvione, oltre che produrre energia elettrica. Gli immissari del lago di Lugano sono, oltre al Telo di Osteno, il Verdeggio ed il Cassarate che sono senz’altro torrenti più importanti del primo.
Il Comune di Claino con Osteno è un piccolo paese, di poco più di 500 abitanti, formato da molte piccole frazioni, le cui maggiori danno nome al centro amministrativo. Le frazioni di Osteno, Rescia e Righeggia sono sorte in riva al lago, Barclaino, San Lucio e Claino si trovano invece in posizione più sopraelevata e dominano il lago con una splendida visuale della sponda dei comuni di Valsolda e Porlezza posizionati sulla sponda opposta.
Nell’ormai lontanissimo 2010 ho seguito un piccolo progetto idroelettrico sul versante italiano del lago di Lugano, ed avevo seguito lo Studio di Impatto Ambientale, con l’obiettivo di riscoprire percorsi culturali legati all’acqua. In questo senso il torrente Telo, che forma l’orrido di Claino, è un esempio interessante. La poesia e la bellezza di questi luoghi è stata descritta dal letterato ottocentesco Antonio Fogazzaro, soprattutto nei romanzi Piccolo Mondo Antico, che è il capolavoro dello scrittore veneto, e Malombra.
Terra di confine, terra di monti e di lago, nei due romanzi i paesaggi fanno da contorno ad affetti familiari contrastati ed a contesti storici di grande cambiamento. Questa cornice ambientale ha fatto accostare Piccolo Mondo Antico al capolavoro manzoniano, anche in virtù della caratterizzazione di personaggi provinciali. Sono però presenti nelle opere del Fogazzaro nuovi slanci affatto peculiari, come le curiosità dialettali tipiche degli scapigliati ed alcune proiezioni moderne di sapore risorgimentale.
I paesaggi di Rescia e Valsolda, ed il lago di Lugano, sono familiari a Fogazzaro che ha qui soggiornato durante l’infanzia e l’adolescenza, per motivi di salute, e che è costretto a trasferirsi con la famiglia in terra sabauda nel 1859, a 22 anni, in attesa della liberazione del Veneto. Un personaggio del Fogazzaro recita un’ode da lui scritta, un passo che tratteggia la vita di lago calata nelle complesse vicende del conflitto tra l’Austria ed il nascente Regno d’Italia, di cui il padre di Fogazzaro sarà eletto deputato.
O baldi figli di Lombardia
V’apre le braccia Lugano mia
Lugano svolse in effetti un ruolo importante nel Risorgimento, in quanto sulle rive del Ceresio soggiornarono molti ed importanti esuli italiani, come Mazzini e Cattaneo e persino l’anarchico Pietro Gori che nel 1895 compose la celeberrima “Addio Lugano bella”, ormai espulso dal soggiorno svizzero, a causa delle persecuzioni derivanti da un suo presunto coinvolgimento nell’omicidio del presidente della Repubblica francese.
In Malombra, romanzo psicologico che potrebbe ben rappresentare il trait d’union tra il tardo romanticismo ed i prodromi del decadentismo, un capitolo intero è dedicato ad una visita all’Orrido di Claino. In effetti il romanzo è ambientato in una villa situata in un luogo imprecisato, ma realisticamente collocabile a Valsolda, situato sulle rive settentrionali del Ceresio e quindi sul lato opposto a Claino.
Nel romanzo, l’Orrido è oggetto di una sorta di gita organizzata che si svolge in parte in barca ed in parte a piedi fino alle cascate del Telo e del Lirone, che, pur non essendo esplicitamente nominate, si riconoscono dalla descrizione minuziosa dei luoghi. L’Orrido di Claino rappresentava pertanto, alla fine dell’Ottocento, un’attrazione turistica peraltro un “Orrido vicino, pochissimo conosciuto”, ma fornito di un “Caronte” traghettatore di coloro che, dalla foce del Telo, si spingevano all’interno dell’alveo, attraverso una forra fino ad una grande cascata, mostrando la forza dell’acqua e la peculiarità naturale dei luoghi.
Con “Saetta”, una barca da diporto, una parte della comitiva attraversa il lago e sale per un breve tratto il torrente. Poi è costretta a salire la forra a piedi, all’interno dell’alveo.
[…]a misura che la via saliva, lo svolgersi lento e maestoso delle montagne, in alto il verde pieno di sole che saliva e fino al cielo sereno, dietro a lei, al basso, il lago che s’allargava sempre più verso ponente
La descrizione sembra in effetti calzare con la bella panoramica non lontana dalla foce del Telo.
Il fragore di cascate lontane, che si udiva dalle stalle, parve saltar loro in faccia col vento della vallata. Acque potenti non si vedevano; s’indovinavano là davanti in una gola stretta, chiusa da monti carichi di fosche nuvole meridiane e nell’ombra di una lunga spaccatura tortuosa che discendeva da quella gola nella valle fra una nera costa imboscata, a frane rossastre, e una massiccia cornice di campicelli, di pratelli verdi illuminati dal sole.
Questa descrizione, come altre caratterizzazioni territoriali, lasciano in effetti qualche dubbio su termini di giudizio assoluti; l’ambiente, come lo spirito e lo stato d’animo dei personaggi, è combattuto tra le fosche nubi ed i verdi illuminati, tra la tranquillità e l’inquietudine, tra la forza e l’abbandono. L’Orrido sarà, nel romanzo del Fogazzaro, teatro di un corteggiamento dall’esito persino paradossale, di certo tormentato, una gita tra lo spavento e l’enfasi romantica di chi ammira impotente la potenza degli elementi, mentre constata impotente l’angoscia colossale della natura senza riuscire ad accostarla alle spregevoli angosce umane.
Il percorso è descritto nei particolari e si compone di sentieri, un ponticello, ed un ultimo tratto da percorrere con una barca. Altre fonti hanno testimoniato come le visite si servissero di una barca a due prue, al fine di facilitare la marcia nei due sensi vista la ristrettezza della forra.
L’Orrido sta a poche centinaia di passi dal paese. Il fiume di C., nasce qualche chilometro più in su, si raccoglie lì tra le caverne immani in cui scendono a congiungersi due opposte montagne, corre per breve tratto in piano, all’aperto, poi trabocca sotto il paese di rapida in rapida, di cascata in cascata sino in fondo della valle, per morire ignobilmente nel lago, la dove approdò la brigata del Palazzo. Uscendo da C. si trova presto un ponticello di legno che gitta la sua ombra sopra una luce di sparse spume, di acque verdi, di ghiaiottoli candidi.
L’orrida magneficenza del luogo oggi non è per nulla conosciuta, né è oggetto di programmi strutturati di visite, mancando tra l’altro della possibilità di fruire dei luoghi, lasciati all’abbandono e privi di vie di accesso.
In figura è illustrato il percorso letterario immaginato dal romanzo Malombra. Il percorso si colloca tra Valsolda e l’abitato di Claino e potrebbe essere inserito in una logica di valorizzazione di un aspetto più erudito dell’ambiente lacustre, ma fruibile dal punto di vista emotivo e paesaggistico.
Le terre di confine ed i percorsi culturali sono sempre stati un punto di profondo interesse nei miei vissuti. E voi? Quali sono i vostri percorsi interiori o di crescita? Sul tema ho scritto il libro “Una identità errante”.