Cosa ci insegnano i prezzi alle stelle dell’energia in Francia?
Eravamo abituati a guardare ad Oltralpe come il paradiso dell’energia elettrica dove i prezzi erano molto bassi, l’energia nucleare garantiva stabilità al mercato francese e la Francia era il primo esportatore netto di energia in Europa. Il “leit motiv” di casa nostra era che i francesi pagavano l’energia elettrica pochissimo grazie al nucleare e che anche noi avremmo dovuto copiarne il modello. Fino a prima della pandemia la Francia aveva un prezzo dell’energia elettrica alla fonte di circa 0,02/0,04 eurocent al kWh, mentre in Italia eravamo intorno ai 0,05/0,07 eurocent.
Con la guerra in Ucraina e la crisi geopolitica fra Europa e Russia c’è stato l’aumento vertiginoso dei prezzi del gas e di conseguenza dei prezzi dell’energia nei paesi che più dipendono da questa materia prima. In queste condizioni sembrava che la Francia ne sarebbe uscita indenne da questa situazione visto che ha un parco di impianti nucleari da coprire l’intero fabbisogno energetico nazionale e non solo. Invece? La borsa dell’energia ci dice che in questi giorni l’energia elettrica francese alla fonte costa come quella italiana e a volte anche di più (intorno ai 0,5/0,6 eurocent al kwh).
Ma cosa succede? Come mai i prezzi dell’energia elettrica francese hanno toccato massimi europei come gli altri paesi? Perché anche i francesi si trovano a dover affrontare il caro prezzi?
Le cause sono diverse. In primis un buon numero di impianti nucleari sono fuori servizio per grandi manutenzioni e alcuni devono essere adeguati alle nuove norme ambientali francesi. Inoltre, in questa estate calda che sta colpendo drasticamente anche la Francia, c’è anche Oltralpe un forte problema di siccità che rende i corsi d’acqua scarsi. Le centrali nucleari sono costruire solitamente vicino a fiumi importanti o al mare poiché hanno bisogno di una grande quantità d’acqua per raffreddarsi e la mancanza d’acqua nei fiumi fa sì che le centrali debbano rimanere spente.
Aggiungiamo anche il cantiere del terzo reattore della centrale nucleare di Flamanville (1,6 GW di potenza installata) che avrebbe dovuto entrare in esercizio nel 2022 e portare nuova energia sulla rete francese, ma l’avvio è stato rinviato al 2023. Questo nuovo progetto di reattore di terza generazione era stato pensato ad inizio anni 2000, ma ancora oggi, dopo 20 anni, non vede la luce e anzi ha visto il costo dell’impianto quadruplicarsi. Dagli iniziali 5 miliardi previsti si è stimato che a fine lavori si arriverà quasi a 20 che sono di fatto equivalenti a mezza manovra economica italiana.
Questa situazione ha portato la capacità nucleare francese a ridursi quasi del 50% e con uno scarso parco di impianti ad energia rinnovabile anche la Francia si è trovata costretta ad acquistare gas ed importare energia dai paesi vicini con prezzi molto elevati. Ricordiamo che la Francia è l’unico paese dell’Unione Europea al di sotto del proprio obiettivo sulle rinnovabili. Così, in questi giorni, i transalpini hanno anche perso lo scettro di esportatore di energia in Europa. Il testimone viene raccolto dalla Svezia che con un mix di energia molto più rinnovabile, nel primo semestre 2022, diventa il primo esportare di energia netta in Europa.
Cosa ci insegna dunque questa vicenda? Che come nelle lezioni base di finanza non bisogno mai puntare su un solo investimento. Immaginate di investire tutti i vostri risparmi in un unico prodotto azionario. Lo fareste? La Francia avendo puntato principalmente su una tecnologia, quando essa è venuta un po’ meno, si è trovata a dover inseguire. Dunque come in economia, anche in campo energetico, è importante differenziare, poiché se una tecnologia va in sofferenza ci sono le altre che possono venire in supporto.
In generale possiamo anche apprendere che in un contesto geopolitico così complesso le rinnovabili possono aiutarci a svincolarci da materie prime come il gas e in generale dalle materie fossili. Ovviamente grazie al mix di esse abbiamo la possibilità di evitare di ricadere nella condizione spiegata sopra. Non ci stancheremo mai di dire che è importante che tutta l’Europa continui a sviluppare le rinnovabili poiché le reti sono interconnesse e siamo tutti nella stessa barca.
Apprendiamo anche che il nucleare è un gigante di argilla con tante problematiche, ma nonostante questo nel nostro Paese si continua a riparlare di questa tecnologia e proporla nelle campagne elettorali. Il cantiere della centrale nucleare di Flamanville ne è l’esempio della difficoltà di installare nuovi impianti e del fatto che il nucleare, oltre ad avere grandi problemi di sicurezza e di smaltimento delle scorie, non è una risposta rapida a questa crisi energetica. I modelli di transizione energetica oggi sono altri e ne avevamo parlato qui.
Riflettiamo dunque e continuiamo sempre a guardare cosa viene fatto dai nostri vicini, ma con occhio critico per capire dove noi possiamo migliorare e dove tutti insieme possiamo cooperare per un futuro energetico europeo più pulito e sicuro.
Fonti consultate: Energy Map, RTE, EnApp Energy Sys, European Union Data, Bloomberg