Monte Bianco, quel che resta di un gigante di ghiaccio (Reportage)
Di cambiamenti climatici se ne parla ormai molto, ma nonostante questo l’opinione pubblica e la politica rimangono spaccate. C’è chi sostiene che siano cose di poco conto e c’è chi, suffragato da dati oggettivi e scientifici, ritiene che il problema sia reale.
La cartina di tornasole con i suoi elementi più evidenti di sofferenza sono di certo lo stato dei ghiacciai alpini. Come GeoMagazine.it ci siamo già occupati dei ghiacciai del Gran Paradiso con un confronto ai “raggi x” fra recente passato e presente, e vogliamo continuare il nostro focus su questa tematica andando questa volta a vedere come è la situazione in Francia, sul versante nord del Monte Bianco.
La Francia ha vissuto una estate siccitosa e calda con una intensità maggiore che in Italia. Questo problema si è anche riflesso sulla produzione di energia e sul raffreddamento dello centrali nucleari. Ne abbiamo parlato qui recentemente. Dunque il problema climatico di questa estate ha visto coinvolta tutta l’Europa occidentale.
Purtroppo la difficile situazione di questa stagione così calda si ripercuoterà anche in autunno. Le acque del Mediterraneo hanno accumulato molta energia termica e questa in qualche modo dovrà dissiparsi con il rischio di fenomeni idraulico-geologici estremi. Lo abbiamo già visto in questi giorni con eventi meteorologici che su diverse regioni italiane hanno creato diversi danni e purtroppo vittime.
IL GHIACCIAIO DEL BOSSONS, LATO NORD DEL MONTE BIANCO
Torniamo però ai giganti di ghiaccio e parliamo del “Glacier des Bossons”. Questo ghiacciaio è quello storicamente più visibile già da basse quote nella valle dell’Arve (fiume che scende dal Monte Bianco lato francese). Lo troviamo ritratto in tanti scatti e anche in dipinti del 1800 fatti dalla località di Chamonix-Mont-Blanc, l’alter ego francese della nostra Courmayeur. Qualunque viandante, anche senza spingersi alle quote più elevate, poteva (e può per ora) ben vedere questo gigante che, partendo dai 4.810 metri del Monte Bianco, arrivava giù fino a quasi 1.000 metri di altezza nel fondo valle.
L’estate in corso è causa di una ulteriore “scottata” per questa massa di ghiaccio e il fenomeno è evidente dai corsi d’acqua che scendono dal ghiacciaio. Se in gran parte della Francia, come d’altronde in Italia, i fiumi sono secchi, i torrenti che scendono dal Bossons sono invece più che abbondanti questo a causa delle temperature elevate e del conseguente scioglimento elevato. Vogliamo chiamarle le lacrime di un ghiacciaio? Troppo forte e poco scientifico? Ma forse è l’unico modo per far capire la situazione.
Il ghiaccio si ritira ogni anno di diversi metri e il sentiero attrezzato con vista sul ghiacciaio viene alzato di quota costantemente. Se un tempo la massa di ghiaccio era visibile da vicinissimo a quote basse e senza scarpinate, oggi bisogna salire per quasi un’ora fino a quasi 1.500 metri per vederne un pezzettino da vicino. I punti panoramici più in basso sono ormai una veduta sulla roccia nuda che si sgretola dopo che il ghiacciaio non la sorregge più.
Piano piano il ghiaccio sta anche riportando alla luce i relitti del volo Air India 245 che nel novembre del 1950 precipitò sul Monte Bianco con 49 vittime (48 passeggeri più la guida di Chamonix René Payot morta nel tentativo di trovare qualche sopravvissuto). Qui e là ci sono targhe sui pezzi recuperati in memoria di questa tragedia e una bandiera indiana vicino ad un pezzo di un reattore. Il tutto non fa che aumentare il senso di crudezza che può dare la montagna in queste situazioni.
UN CONFRONTO FRA IERI E OGGI
Facciamo ora un confronto fra lo stato del ghiaccio di ieri e di oggi come fatto per il nostro Gran Paradiso. Questa volta abbiamo la fortuna di avere un paragone di quasi 200 anni. Prendiamo il bellissimo quadro di Jules Guédy, esposto ad Annecy nella mostra temporanea sui cambiamenti climatici, che è stato dipinto nel 1839 e che si intitola “Vista da Chamonix”. Successivamente, nonostante le nuvole, faccio un goffo tentativo di prendere una visione similare dalla stessa località. Anche se il mio non è uno scatto da premio Pulitzer e non ho una reflex da fotoreporter professionista, la differenza è evidente.
Senza scomodare il periodo del romanticismo e dei primi viaggiatori sulle Alpi, basta prendere degli scatti di 4 anni fa dove comunque è ben evidente la rapidità di arretramento del ghiaccio. Questo è sicuramente il segnale più forte e chiaro: la velocità con cui in questi ultimi anni si siano arretrati questi giganti. La chiave sta tutta qui e si riflette sull’incremento di CO2 e di conseguenza della temperatura media del pianeta. Se nella storia si è vissuto a continui aumenti e decrementi dei ghiaccio, come lo testimoniano i limiti delle morene e anche i documenti storici, oggi dobbiamo comprendere che sono le modalità che ci devono preoccupare e che l’uomo ne sta accelerando i normali cicli naturali.
NON C’E’ PEGGIOR SORDO DI CHI NON VUOL SENTIRE
Questa situazione accomuna ormai di fatto tutti i ghiacciai del mondo, di certo quelli di cui abbiamo la possibilità di vedere con facilità dovrebbero permetterci di comprendere meglio i fenomeni. Purtroppo una politica miope, che avrebbe anch’essa sotto gli occhi questa situazione, sembra fare orecchie da mercante. Basta anche prendere certa carta stampata dove i cambiamenti climatici vengono presi come una barzelletta, ma la cosa invece è molto seria.
I cambiamenti climatici e l’inquinamento antropico ad esso connesso dovrebbero diventare l’agenda quotidiana di ogni partito politico. Questa situazione ha nette ripercussioni sull’economia e sulla salute umana e del pianeta, ma probabilmente gli effetti essendo a medio periodo non solleticano certa politica. La cosa è evidente dal fatto che in molti programmi elettorali non c’è proprio traccia di questa emergenza eppure anche in Italia i fenomeni sono più evidenti, ma come si dice non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Come GeoMagazine.it continueremo a monitorare queste tematiche con la speranza di dare uno strumento ai nostri lettori per comprendere meglio i fenomeni in corso e prendere coscienza che è importante che ognuno di noi faccia la propria parte.
Di seguito vi proponiamo il video con drone su quello che resta della parte terminale del Ghiaccio des Bossons, sul lato francese del Monte Bianco.
Foto e volo con drone Giuseppe Cutano