L’elefante africano è sempre più a rischio, tra bracconaggio e siccità
Il numero di elefanti africani (Loxodonta africana, Blumenbach, 1797) è sceso da circa 26 milioni nel 1800 ai 415.000 odierni. Sebbene ciò sia in gran parte dovuto alla colonizzazione europea, al bracconaggio e alla perdita di habitat, questi maestosi animali ora devono affrontare un’altra grave sfida: il cambiamento climatico.
I periodi di siccità in Africa stanno divenendo sempre più lunghi e gravi, e a causa della loro fisiologia gli elefanti hanno bisogno di centinaia di litri d’acqua al giorno per sopravvivere. Se la situazione non dovesse cambiare, il mondo potrebbe perdere una delle specie animali più iconiche, importante per il valore ecologico, culturale ed economico.
UNA SPECIE FONDAMENTALE PER GLI ECOSISTEMI
Molti ecosistemi africani ruotano intorno alla vita degli elefanti. Le loro abitudini alimentari, come spingere sugli alberi e staccare la corteccia, possono trasformare la vegetazione legnosa in praterie, fornendo spazio al trasferimento delle specie più piccole. Il loro scavare per trovare l’acqua nei letti asciutti dei fiumi crea pozze d’acqua di cui altri animali possono beneficiare. Inoltre, mentre migrano, aiutano a spargere i semi contenuti nel loro sterco. La grave siccità causa scarsa disponibilità di cibo, uccidendo i piccoli che non possono beneficiare del latte materno.
L’aumento delle temperature rappresenta un rischio enorme per questi animali, particolarmente vulnerabili perché incapaci di sudare. In effetti a causa dell’assenza di ghiandole sudoripare gli elefanti hanno necessità di refrigerarsi, dal momento che lo spessore della pelle rallenta la perdita di calore. Ecco perché nuotano e spruzzano la loro pelle con acqua e fango; la successiva evaporazione mima la sudorazione. Inoltre, sono i mammiferi terrestri più grandi della terraferma, arrivando a pesare sino a 8 tonnellate. Il grande volume corporeo genera calore, ma lo dissipa su una superficie relativamente piccola.
ANIMALI MENO LIBERI
Se un tempo gli elefanti avevano la possibilità di migrare durante i periodi siccitosi, la costruzione di recinzioni per delimitare la proprietà terriera coloniale ha interrotto questo movimento. Ora, con l’aggravarsi del cambiamento climatico, questi animali dovrebbero avere maggior possibilità di muoversi tra habitat interconnessi.
A differenza dell’India e degli Stati Uniti, l’introduzione di più corridoi specie nell’Africa meridionale e orientale avrebbe forti ripercussioni. Le comunità vicine, che non hanno convissuto con gli elefanti sin dalla colonizzazione, faticherebbero ad adattarsi al cambiamento, portando ad un aumento del fenomeno del bracconaggio. E lasciare che gli elefanti vaghino per il paesaggio potrebbe renderli meno accessibili ai turisti, andando ad incidere sul turismo.
Garantire che gli elefanti africani sopravvivano alla siccità richiederà nuove strategie di conservazione, compresa la gestione basata sulla comunità. Senza questo, le popolazioni di elefanti già considerate a serio rischio di estinzione, continueranno a diminuire.
Una cattiva notizia per la salute e la stabilità degli ecosistemi naturali e per la popolazione africana.