Perché alcuni terremoti generano tsunami e altri no?
La nostra percezione di vivere su un pianeta in costante movimento si verifica solo in presenza dei terremoti. Eventi che spaziano da tremolii rilevabili attraverso i sismografi, sino a veri e propri cataclismi che scuotono la superficie terrestre.
Soltanto 70 anni fa si riteneva che la Terra fosse rigida e interessata da lievi cedimenti e sollevamento dei paesaggi. Con l’avanzare degli anni e con il conseguente progresso scientifico, abbiamo cominciato a mappare i fondali marini grazie al sonar, scoprendo che essi si stanno dividendo in catene montuose note come dorsali oceaniche.
Inoltre, abbiamo scoperto le zone di subduzione, ossia profonde fosse oceaniche dove una placca litosferica converge sotto un’altra, generando terremoti per sfregamento delle rocce.
LA FONTE DEGLI TSUNAMI
Quando si verifica un forte terremoto con epicentro al largo delle terre emerse, esiste la possibilità che si inneschi uno tsunami. Ma non è sempre vero. Talvolta sentiamo di terremoti superiori alla magnitudo 7 generare tsunami, in altri frangenti no. Allora, cosa determina se si verificherà uno tsunami? Le placche tettoniche si spostano di circa 10 cm l’anno in un processo tutt’altro che fluido. La durezza della crosta terrestre, unita alla sua complessa orografia, determina un forte attrito quando esse entrano in contatto. Tale attrito aumenta lo stress nella roccia, che non di rado determina il terremoto. In alcuni luoghi i terremoti si verificano solo occasionalmente, ma sono molto forti, mentre in altri si verificano più frequentemente e sono più deboli.
Gli eventi tellurici si verificano anche a profondità diverse (ipocentro). Questo perché la roccia continua a scorrere a lungo nel mantello terrestre. Inoltre, esse rimangono fredde e rigide per centinaia di chilometri verso il basso prima di surriscaldarsi e diventare molli nelle profondità della Terra.
Pertanto, la profondità a cui si verifica il sisma è determinante per l’innesco di uno tsunami. I terremoti superficiali della zona di subduzione spostano il fondale marino verso l’alto o verso il basso, scuotendo tutta la colonna d’acqua sopra di esso. Quando la profondità è notevole, l’energia e il movimento associato del terremoto si dissipano in un milione di piccole fratture nelle rocce sovrastanti. Inoltre, l’energia deve anche passare attraverso un cuneo del mantello semifuso; pertanto, l’espressione superficiale del terremoto è significativamente indebolita, e non otteniamo onde oceaniche.
PREVENZIONE
Poiché le placche terrestri si muovono a una velocità relativamente costante e abbiamo una registrazione dell’attività sismica per ogni parte della crosta terrestre sotto forma di documentazione geologica, possiamo prevedere approssimativamente la frequenza con cui i terremoti dovrebbero verificarsi in qualsiasi luogo.
Ciò non significa prevedere un terremoto in maniera deterministica, ossia conoscere la data, l’ora e il luogo esatto in cui si verificherà.
Sfortunatamente non disponiamo ancora della tecnologia adeguata per far ciò. L’unica soluzione è quella di identificare le aree a rischio e costruire infrastrutture resistenti per prevenire danni e perdite di vite umane.