I depositi di magma: nuovo metodo consente di individuarli con precisione
Per individuare i fenomeni bradisismici nei pressi dei vulcani attivi, gli scienziati utilizzano immagini satellitari, dati sui terremoti e Gps. Tali tecniche, tuttavia, possono nascondere imprecisioni nell’identificare i depositi di magma in profondità.
Ora, grazie ad un nuovo studio pubblicato ieri su Science Advances, i ricercatori della Cornell University offrono l’opportunità di individuare l’area esatta di immagazzinamento e quindi una miglior valutazione del rischio eruttivo.
L’OSSERVAZIONE DEI DEPOSITI DI MAGMA
L’osservazione consiste nel trovare fluidi microscopici ricchi di anidride carbonica racchiusi in cristalli di olivina; metodo che consente un errore non superiore ai 100 metri.
Conoscere con esattezza dov’è immagazzinato il magma nella crosta terrestre e nel mantello è di fondamentale importanza, perché permette di valutare il rischio quasi in tempo reale rispetto all’individuazione del sistema idrotermale.
Negli eventi vulcanici, il magma raggiunge la superficie terrestre ed erutta come lava e, a seconda della quantità di gas che contiene, potrebbe essere di natura esplosiva. Quando viene depositato come parte della ricaduta dell’eruzione, il materiale a grana fine frammentato, chiamato tefra, può essere raccolto e valutato rapidamente.
Questi fluidi possono essere misurati rapidamente utilizzando la spettroscopia Raman (migliorata appositamente in risoluzione) per determinare, in termini di chilometri, la profondità di immagazzinamento del magma e la profondità del serbatoio incandescente.
Una ricerca che permetterà di scoprire alcuni dei segreti nascosti nelle profondità della Terra e che consentirà una miglior prevenzione.