Terremoto Turchia-Siria: le crepe nella crosta terrestre viste dallo spazio
Nonostante il confine turco-siriano rappresenti un’area molto sismica, il terremoto dello scorso 6 Febbraio si è distinto per essere il peggiore degli ultimi decenni. Così forte da aprire due enormi crepe nella crosta terrestre.
I ricercatori del Centre for the Observation & Modeling of Earthquakes, Volcanoes & Tectonics (COMET) del Regno Unito, le hanno individuate confrontando le immagini del satellite europeo Sentinel-1 scattate prima e dopo i due eventi più forti. La più lunga, che si estende per 300 chilometri in direzione nord-est, è stata creata dal primo scuotimento di magnitudo 7.7 che ha colpito alle 4:17 ora locale. La seconda, lunga 125 chilometri, si è aperta durante il secondo evento di magnitudo 7.5 circa nove ore dopo.
Una deformazione insolitamente lunga che testimonia l’enorme quantità di energia scatenata e che ricorda quanto fosse improbabile il verificarsi di due eventi così forti a distanza di poco tempo.
Le lunghe crepe, create da spostamenti orrizontali tra i 5 e i 10 metri, sono ben visibili in superficie e attraversano città ed edifici. Dopo le scosse principali, alle quali sono seguite decine di migliaia di repliche, i satelliti gestiti da agenzie governative e società private hanno valutato i danni. Secondo la NASA i terremoti si sono originati lungo una linea di faglia a 18 chilometri sotto la superficie.
Una profondità ridotta in relazione alla potenza del sisma, che ha permesso la propagazione a centinaia di chilometri dall’epicentro, similmente a quanto avvenne nel grande terremoto del 1906 a San Francisco.