Trento o Terni? Quando la non conoscenza della Geografia può portare ad errori tecnici
Si dice che tra Trento e Trieste ci sia di mezzo un ponte. Il ponte è storico, perché la distanza tra le due città è importante, attorno ai 300 km. Oltre che ponti storici, però, possono emergere improbabili ponti geografici dovuti a refusi, distrazione o scarsa preparazione.
Vorrei raccontare a tal proposito una breve storia, significativa a mio avviso di come avere una conoscenza abborracciata della geografia, possa avere risvolti pratici preoccupanti. Un mio amico ha un capannone industriale vicino a Rovereto ed ha chiesto un’offerta per l’installazione di un impianto fotovoltaico per autoproduzione. L’offerta comprendeva la producibilità dell’impianto, il confronto col fabbisogno dell’attività, il prezzo per la fornitura e l’installazione dell’impianto, con diverse formule contrattuali. A titolo amicale mi è stato richiesto di valutare la bontà dell’offerta e, con un approccio ingegneristico, mi sono concentrato innanzitutto sul bilancio energetico. Il documento presentatomi era mal scritto, con errori di lessico ed un retrogusto stantio del ciclostile. Parlava della superficie disponibile sul capannone a Rovereto (TR).
Ora, Rovereto è in provincia di Trento, non di Terni, ed ho pensato subito ad un errore materiale di chi, annotando le informazioni di un nuovo potenziale cliente, abbia semplicemente misconosciuto la sigla automobilistica della mia città natale. Poco male. Proseguendo, però, mi rendo conto del “fatal error” quando la stima della radiazione solare è fatta su 42,57° di Latitudine. Mi rendo conto che la latitudine inserita in gradi decimali corrisponde a quella della città sul Nera, non di quella sull’Adige, che si trova circa 3° e 30′ più a Nord. Portarsi avanti questo errore ha causato una sovrastima della produzione dell’impianto fotovoltaico del 10% (considerando l’Atlante italiano della radiazione solare di ENEA). Ovviamente un calcolo maggiormente circostanziato sulla reale esposizione dell’area di interesse avrebbe dato un minimo di credibilità al lavoro.
In altre parole, un errore veniale di geografia nozionistica, si è trasformato in un errore tecnico importante.
Ora, la conoscenza delle sigle automobilistiche non deve essere confusa con la cultura di base, e la “danza” delle province in alcuni contesti ci ha riservato persino attimi di smarrimento (ne parlo qui) ma ritengo che dietro l’errore commesso ci sia molta inconsapevolezza dello spazio globale, con risultati che minano insanabilmente la credibilità, in questo caso di una proposta commerciale.
La geografia è una materia maltrattata dalla scuola italiana, ma ritengo che, come leggere e far di conto, sia invece una competenza fondamentale da creare come background, sin da bambini.