Un cratere meteoritico scoperto in Francia
Ogni anno l’atmosfera terrestre è raggiunta da circa 100 tonnellate di meteoroidi. Gli oggetti più grandi riescono a superare la barriera offerta dall’atmosfera e a raggiungere il suolo, assumendo la denominazione di meteoriti.
Ci sono poi gli oggetti molto grandi che all’impatto con il suolo riescono addirittura a generare dei crateri. La Terra in passato è stata plasmata da tali eventi, talvolta distruttivi.
Le tracce di tali impatti tendono a svanire nel tempo a causa dell’erosione e dei processi di spostamento della crosta terrestre, ma non è sempre così. Il database Earth Impact ne conta attualmente 190, di cui solo tre noti nell’Europa Occidentale.
LE ANALISI
A questo elenco se ne aggiungerà probabilmente un altro, scoperto in Francia dal geologo e cosmochimico professor Frank Brenker della Goethe University di Francoforte.
Una depressione di circa 220 metri di diametro e 30 metri di profondità, i cui proprietari sostengono che si tratti di un cratere da impatto, nonostante una temporanea smentita da parte di alcuni geologi che intravidero una trovata di marketing.
Il Prof. Brenker, quindi, ha voluto far luce sulla questione, prelevando alcuni campioni di roccia.
La microanalisi ha mostrato che gli strati di colore scuro in uno degli scisti, che di solito comprendono semplicemente una percentuale maggiore di mica, potrebbero essere vene d’urto prodotte dalla macinazione e frattura della roccia, che a sua volta potrebbe essere stata causata da un impatto. Inoltre, ha rintracciato tracce di breccia, detriti rocciosi spigolosi tenuti insieme da una specie di “cemento”, che possono verificarsi anche durante l’impatto di un meteorite.
Incuriosito, il professore è tornato l’anno successivo, accompagnato da un suo collega e da un gruppo di studenti per esaminare il cratere in dettaglio. Le analisi condotte hanno evidenziato un campo magnetico più debole all’interno della depressione, ossia un segnale tipico dei crateri da impatto perché la roccia si frantuma o addirittura si scioglie nell’evento.
Inoltre, con l’aiuto di potenti magneti attaccati a una piastra, i ricercatori hanno anche trovato minuscole sferule di ossido di ferro fino a un millimetro di diametro. Tali sferule erano già state trovate in altri crateri da impatto.
Successive analisi di laboratorio hanno mostrato che esse contenevano anche nichel e racchiudevano un nucleo di minerali tipici dell’ambiente del cratere. Inoltre, i ricercatori hanno scoperto numerosi microdiamanti d’urto prodotti dall’alta pressione durante l’impatto del meteorite.