La montagna si spopola e anche Cogne
Che la montagna in Italia sia in spopolamento non è una novità, soprattutto lo è l’Appenino già dal secondo dopo guerra. Quando però il fenomeno inizia a registrarsi anche per le blasonate località turistiche alpine ci si inizia a porre delle domande. I motivi magari sono diversi, ma da un po’ di tempo accade a Courmayeur, Ayas, Valtournanche e alla stessa Aosta. Di certo il capoluogo valdostano si spopola forse per motivi diversi in favore dei comuni della plaine. Le persone preferiscono andare ad abitare intorno ad Aosta per una maggiore qualità della vita.
Stessa tendenza vale anche per Cogne dove negli ultimi 10 anni si è assistito ad una diminuzione della popolazione. Eravamo abituati a dire che il paese ai piedi del Gran Paradiso contasse circa 1.500 persone, ma siamo molto vicini a scendere sotto quota 1.300. Al 31 dicembre 2022 gli abitanti residenti erano 1.317, la buona notizia che sono 2 in più del 2021 (record storico negativo dal 1861 ad oggi), ma la tendenza sembra un po’ difficile da ribaltare.
Cogne ha toccato punte record di ben 1.856 persone nel censimento del 1961. Fino agli anni ’80 le sorti della miniera hanno regolato la popolazione di Cogne, infatti con la chiusura nel 1979 la popolazione residente è crollata sotto 1.500 persone nel censimento del 1981 (per la precisione 1.486). Come dicevamo i picchi massimi si sono avuti fra le due guerre con le corse agli armamenti e quindi con il forte incremento di produzione dell’acciaio. Molte persone si trasferirono a Cogne da tutta Italia per lavorare prima a Colonna e poi a Costa del Pino. Molti venivano con le proprie famiglie e quindi la popolazione non è andata lontano da toccare 2.000 persone. Con la ricostruzione e il boom economico del dopoguerra i numeri sono rimasti alti. L’industria aveva bisogna di acciaio per l’edilizia e per le auto che diventarono un oggetto di massa. Dunque la popolazione di Cogne fino agli anni ’80 ha seguito il trend dell’industrializzazione del Paese.
Anche sul finire del 1800 la popolazione era elevata. Anche quello era un periodo di prima industrializzazione delle miniere e di grande sviluppo. Gli abitanti si tenevano sopra le 1.700 unità. Il primo dato che abbiamo recuperato risale all’Unità d’Italia, nel 1861, in cui gli abitanti censiti erano 1.633. Pensando che a fine ‘800 l’Italia intera contava meno di 30 milioni di abitanti e oggi più del doppio, i numeri di Cogne di quegli anni erano proporzionalmente molto elevati.
Come dicevamo, dopo gli anni ottanta, essendo finito il ciclo industriale di Cogne, l’economia principale è diventata il turismo. Dal 1991 al 2010 abbiamo assistito ad una leggera crescita/stabilizzazione poco sotto le 1.500 unità. Probabilmente sono stati anni più fiorenti anche dal punto di vista economico del Paese e il turismo era incrementato. Diverse persone si sono trasferite a vivere a Cogne per andare via dalle città, sempre più caotiche, ma molte persone, con famiglie al seguito, anche per venire a lavorare nel settore turistico.
In quegli anni c’era di fatto anche una “sorta di convenienza economica” ad essere residenti in Valle d’Aosta, in particolare per l’esenzione fiscale della benzina. Questo poteva anche essere un motivo che spingeva persone a venire a risiederci. I cosiddetti “buoni benzina” sono spariti proprio nel 2010, ma è anche arrivata la crisi che ha via via intaccato anche il turismo e di conseguenza sono diminuiti gli addetti. Aggiungiamo poi anche negli ultimi anni la pandemia e il quadro è parzialmente completo.
Vanno aggiunti però altri fattori. La generazione di oggi che tendenzialmente nel nostro Paese genera figli è quella degli anni ’80. Quella generazione, a Cogne, è figlia di quella discesa di popolazione avvenuta con la chiusura delle miniere. Essendosi la popolazione ridotta in quegli anni ci sono classi di nati negli anni ’80 con solo 4-5 unità. Dunque anche questa potrebbe essere una altra spiegazione e che quindi pochi genitori, pochi figli. La società di oggi ha comunque ridotto il numero dei figli, dunque è una tendenza nazionale non solo locale. Inoltre con l’incremento della scolarizzazione molti hanno trovato lavoro nel proprio settore, che non è magari quello turistico, ad Aosta, nel resto d’Italia o all’estero. Dunque anche a Cogne stiamo assistendo ad un fenomeno di emigrazione.
Come invertire la tendenza? Di certo abitare in montagna a 1.500 metri non è facile. Oggi giorno vogliamo sempre più confort e non sempre bastano i paesaggi per trattenere o attirare le persone. Il problema che si innesta è il cosiddetto gatto che si morde la coda. Diminuisce la popolazione e di conseguenza diminuiscono i servizi. Questo di certo non attira nuove persone a venirci a vivere. Primo su tutti il rischio potenziale di chiusura della scuole per mancanza di bimbi è un grave rischio. Sarebbe un fatto epocale, che speriamo si possa scongiurare. La chiusura della scuola, anche solo le medie, farebbe diventare Cogne di fatto una località turistica e non più un luogo per viverci tutto l’anno.
Oggi con la possibilità per diverse categorie di lavoro da remoto per molte persone potrebbe essere un motivi per spostarsi a vivere con la famiglia nel Parco Nazionale del Gran Paradiso. Questo è sicuramente una delle opportunità più grandi che si presenta in questi anni e andrebbe sfruttata per mantenere quella soglia tale di “sopra vivibilità” di un paese che non sia solo un giochino per i tanti ospiti, ma per chi sceglie di venire a viverci per una vita più a contatto con la natura. Ovviamente la montagna del futuro deve svilupparsi in maniera sostenibile e proprio questi temi potrebbero essere alla base di un rilancio economico e di conseguenza anagrafico.
Si ringrazia l’Ufficio Anagrafe del Comune di Cogne per i dati.