Siccità: portate dell’Adige e prezzo dell’energia
Giornate primaverili quelle che stiamo vivendo, dove si gode il sole all’aria aperte e le temperature, nei fondovalle, vanno ben oltre i 15 gradi. Mi sono goduto un gelato in riva all’Adige con mio figlio, dopo che ha finito la scuola. Il livello dell’acqua mi è sembrato sorprendentemente basso. Addirittura, ma spesso la memoria è corta, un livello che non ricordo di aver mai visto così depresso.
Il giorno dopo, passando ancora sul ponte di Borgo Sacco, un quartiere di Rovereto, trovo una situazione leggermente migliore, almeno a vista d’occhio, ma mi sento di voler assolutamente controllare con i dati ufficiali del servizio provinciale demandato (Link ai dati) e mi accorgo che l’occhio, o la mia narrazione, amplificano una sensazione che i numeri descrivono in questo modo, all’idrometro di Villa Lagarina:
- Ore 15.30 del 10 marzo: +0.21m sullo zero idrometrico pari a 62.6 m3/s
- Ore 10 del 11 marzo: + 0.25 m sullo zero idrometrico pari a 67.2 m3/s
Probabilmente, dunque, è più il punto di vista che mi inganna, rispetto ai livelli misurati nell’idrometro che si trova circa 4 km più a monte (per questo ho considerato una corrivazione di circa un’ora rispetto alle mie osservazioni). Rimane il fatto che nel pomeriggio del 10 marzo, con una temperatura mite, le portate erano davvero bassissime per un bacino imbrifero di oltre 10.000 km2 a metà marzo, e la sensazione era quella di poter guadare il fiume a piedi, se si eccettua qualche metro di talweg (linea di fondo del fiume) dove sussiste una sorta di cunettone naturale che incanala la poca acqua fluente.
Certamente le logiche di accumulo dell’acqua a scopo idroelettrico, soprattutto in una stagione così avara, la fanno da padrone, e le portate sono figlie del prezzo marginale dell’energia elettrica e del trading operato, per lo più, all’impianto di Mollaro, a valle della diga di Santa Giustina.
Sgombero subito il campo dai cattivi pensieri: il deflusso minimo vitale (DMV) dell’Adige a Verona è di 33 m3/s. Conosco questo dato avendo avuto la responsabilità della progettazione di un impianto puntuale destinato a turbinare il DMV nel veronese, impianto che aveva sempre la disponibilità di almeno 60-70 m3/s. Siamo dunque al limite di queste disponibilità, trascurando l’asfittico interbacino.
Poiché il calcolo è funzione univoca dell’area di bacino imbrifero sotteso, tale valore dovrebbe attestarsi tra i 25 e 30 m3/s. Non ci sono pertanto comportamenti torbidi degli stake holder; ne ero peraltro certo. Semplicemente si deve prendere atto di come, ad un disgelo già iniziato nelle testate di bacino (e forse quasi finito, visti i volumi irrisori caduti a sud delle Alpi quest’anno), la coperta sia corta.
A questo punto ho cercato di capire le logiche di rilascio dell’acqua, proprio a valle della diga di Santa Giustina, che si trova circa 60 km a monte del mio punto di osservazione. Quando l’energia ha un prezzo molto alto, per poche ore viste le disponibilità non elevate di risorsa, l’energia elettrica viene piazzata sul mercato a pronti (cosiddetto MGP). Vediamo gli esiti degli ultimi giorni nella zona Nord. I due giorni feriali hanno due tipici picchi tra le 9 e le 10 e tra le 19 e le 21. Il prezzo dell’energia rimane in ogni caso piuttosto elevato, praticamente sempre sopra i 100 €/MWh, anche se dall’inizio di marzo sta progressivamente calando in modo inversamente proporzionale alle temperature.
La domanda più difficile e complessa è la seguente: le portate del fiume rilevate all’idrometro, sono riconducibili ai diagrammi di prezzo intraday dell’energia? L’ipotesi più ardita è considerare un ritardo di 15 ore tra la produzione della centrale di Mollaro e l’arrivo dell’acqua turbinata alla sezione di controllo di Villa Lagarina. Questo significa attribuire una velocità media dell’acqua di circa 1 m/s nel cavo naturale; un’ipotesi ragionevole.
Il picco delle ore 19 del 9 marzo, pertanto, dovrebbe vedersi nel fiume all’idrometro all’incirca verso le 10 di mattina del giorno successivo. Nella figura segnalo il picco con una freccetta arancione. Ed il picco dura un paio d’ore, proprio come l’effimero prezzo attorno a 200 €/MWh. Interessante vero? Il picco si può notare anche il giorno dopo proprio alle 10 di mattina, e chissà che alle 11, dal ponte, io non abbia proprio percepito questo aumento di portata (si può notare che, in fondo, il tutto si gioca in un’escursione di meno di 20 cm).
I minimi, in questo caso, si hanno sempre attorno a mezzanotte, ovvero quando viene a mancare il contributo da monte della produzione della mattina precedente.
Una considerazione sui prezzi festivi, però, vorrei farla, in attesa di un’ondata di freddo che potrebbe portarci ad una settimana con prezzi in rialzo. Guardando i prezzi di domenica 12 marzo si osservano valori davvero elevati durante la notte.
Tipicamente i prezzi della domenica sono più bassi, mentre dalle 1 alle 8 sono maggiori di circa 40 € rispetto ai giorni precedenti. Perché? Ovviamente non lo so ma posso fare delle ipotesi, che sono legate ad utenze notturne particolari, particolarmente importanti durante i periodi di carenza. Mi riferisco, evidentemente, ai pompaggi, ma al Nord penso che un’influenza non irrilevante ce l’abbiano l’utilizzo dei cannoni di innevamento, che possono funzionare solo di notte sia per il regolamento sulle piste, sia per ovvi motivi legati alle temperatura. E certamente le notti dei fine settimana questi cannoni sono utilizzati molto di più rispetto ai giorni infrasettimanali. Mi auguro di essere smentito, ma vedendo i prezzi a Nord del sabato il dubbio mi rimane, soprattutto se li confronto con i prezzi del sabato in Sicilia, dove certamente non ci sono innevamenti notturni.