Le Ande: come si è formata la catena montuosa più lunga della Terra?
La cordigliera delle Ande è considerata la catena montuosa più lunga della Terra. Essa si estende per migliaia di chilometri lungo l’area occidentale del Sud America, attraversando ben 7 stati. E’ larga sino a 500 Km nel punto più esteso e sale sino ai 6962 m s.l.m. dell’Aconcagua. Come essa si sia formata è ancora un mistero. Ora, nuove ipotesi giungono dai ricercatori dell’Università di Copenaghen.
Le placche tettoniche ricoprono la porzione superficiale del nostro pianeta come enormi pezzi di un puzzle. Si spostano di pochi cm all’anno e di tanto in tanto possono subire accelerazioni o rallentamenti.
In particolare, i nuovi calcoli dimostrano che la placca sudamericana ha rallentato in 2 occasioni negli ultimi 15 milioni di anni, contribuendo all’allargamento delle Ande. I due improvvisi rallentamenti del 13% e del 20%, si sarebbero verificati quando la catena andina era sotto compressione, 10-14 milioni e 5-9 milioni di anni fa rispettivamente. Dati che dimostrano cambiamenti rapidi in relazione ai tempi geologici.
Nei periodi precedenti ai due rallentamenti, la placca immediatamente a ovest, la Placca di Nazca, ha solcato le montagne e le ha compresse, facendole crescere in altezza. Il risultato potrebbe indicare che parte della catena preesistente ha agito da freno. Ma quale sarebbe stata la causa di tale rallentamento? Secondo i geologi esisterebbero 2 possibili risposte:
- la prima è che l’interazione tra l’espansione delle montagne e la minore velocità della placca sia dovuta a un fenomeno chiamato in geodinamica delaminazione. Cioè, una grande quantità di materiale instabile sotto le Ande si staccò e affondò nel mantello, causando importanti riaggiustamenti nella configurazione della placca.
Questo processo avrebbe fatto sì che le Ande cambiassero forma e crescessero lateralmente. Fu durante questi periodi che la catena montuosa si espanse in Cile a ovest e in Argentina a est. Man mano che la placca avrebbe accumulato più materiale sarebbe diventata più pesante, rallentando. - la seconda prevede la convezione termica, che si ottiene quando un fluido (come l’acqua o l’aria) entra in contatto con un corpo la cui temperatura è maggiore di quella del fluido stesso. Aumentando di temperatura per conduzione, il fluido a contatto con l’oggetto si espande e diminuisce di densità, e a causa della spinta di Archimede sale, essendo meno denso del fluido che lo circonda che è più freddo, generando così moti convettivi, in cui il fluido caldo sale verso l’alto e quello freddo scende verso il basso (convezione naturale). In questo contesto il calore si sarebbe “spostato” verso lo strato viscoso più alto del mantello su cui galleggiano le placche tettoniche.
Il metodo per calcolare i cambiamenti del movimento delle placche tettoniche si basa sul precedente lavoro del professore e coautore dello studio Giampiero Iaffaldano e Charles DeMets nel 2016.
I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Earth and Planetary Science Letters.