Crollo demografico in Italia, analisi delle principali cause
Negli ultimi 4 anni si è registrato un netto calo demografico in Italia: la popolazione totale è passata dai 59.816.673 del 2019 a 58.850.717 del 31 dicembre 2022. Un calo dell’1,61% che equivale a 965.956 abitanti in meno. Per rendere l’idea è come se, in soli 4 anni, fosse sparita l’intera popolazione di una città grande come Napoli!
Ma quali sono le cause di tale crollo demografico?
I fattori sono molteplici e difficili da analizzare in pochi contesti, ma tralasciando i quelli legati ad economia, politica, lavoro, aspettative di vita, ed analizzando i numeri, noteremo come tra i fattori principali ci sia un netto calo delle nascite.
Il numero dei nuovi nati è passato da 420.000 del 2019 a 392.500 del 2022, (-7,5%). Altro fattore è l’incremento dei decessi, passati da 634.400 del 2019 a 713.500 nel 2022 (+11,2%). Con il picco registrato nel 2020, primo anno di pandemia, con 740.300 decessi. In totale negli ultimi 4 anni sono nati 1.617.823 e sono morti 2.789.579 di persone., con un deficit del 58%.
Purtroppo la pandemia di Covid-19, che ha colpito il mondo negli ultimi 3 anni, in un paese demograficamente fragile come il nostro, ha causato la morte di 190.000 persone dal febbraio 2020 ad oggi, ed ha favorito ad aumentare ed accellalare questo processo di diminuzione demografica.
Questo solamente non basterebbe, ma se aggiungiamo a questo, anche il tasso di fecondità totale, ossia il numero medio di figli per donna in età feconda (tra i 15 e i 49 anni), che è pari a 1,25, lontano dalla soglia pari a 2 che permetterebbe di mantenere stabile la popolazione. L’Italia è sotto questo livello ormai dal 1977. I dati indicano che nel 1950, in Italia, la popolazione tra gli 0 e i 19 anni rappresentava il 35,4 %, mentre oggi sono solo il 17,5%. Il forte calo è avvenuto tra il 1980 e il 1995: in quei 15 anni gli under 19 sono passati dal 30 al 21%.
Nella fascia tra i 20 e i 30 anni, si è passati dal 35% della popolazione al 21%, con un calo via via maggiore a partire dal 1995 in poi. La fascia tra i 40 e i 59 anni era il 22% nel 1950, ora è il 31%, con un aumento pressoché costante.
Nemmeno il bilancio del numero migratorio di persone che prendono la residenza in Italia riesce a colmare questo trend, anche perché è vero che il trend di migranti che acquisiscono la residenza in Italia è stato negli ultimi 4 anni di 1.260.000 persone, ma c’è da considerare anche la parte di Italiani che continuano a trasferirsi all’estero, (soprattutto giovani di età compresa tra 20-32 anni), pari a 630.000 persone, sempre nello stesso arco di tempo.
Ed anche se questa differenza, ha un bilancio nel complesso positivo, con un incremento della popolazione, al netto di chi va via, pari al + 50%, tale incremento non riesce a colmare il deficit provocato dal minore numero di nascite e dall’incremento del numero dei morti.
Detto ciò, qualcuno potrebbe obiettare che l’aumento dei decessi è qualcosa legato solamente a questi ultimi anni, proprio dovuti alla pandemia, e che quindi nei prossimi anni il numero dei morti è destinato a ristabilizzarsi su valori normali e dunque tornare a livelli pre-covid. Ma purtroppo anche se idealmente, ciò sembrerebbe avere senso, la realtà è diversa.
Infatti il minor numero di nascite sta portando a un progressivo invecchiamento della popolazione italiana. Nel 2020 l’età media italiana era di 46,2 anni, nel 2021 di 45,9 anni. Mentre oggi è di 48 anni. Poco meno di vent’anni fa l’età media era di 42 anni. E con i 48 anni di età media attualmente l’Italia è prima in Europa, dove la media è di 44 anni. Sappiamo che oggi il paese più popoloso del mondo è l’India con 1 miliardo e 352 milioni di abitanti, ed un’età media di soli 28,5 anni. Altro fattore da considerare in Italia, è che il 24% della popolazione ha un’età maggiore dei 65 anni, mentre solo il 22,6% è nella fascia d’età compresa tra 0 e 24 anni.
In India il 58% della popolazione ha un’età compresa tra 0 e 24 anni, (quasi 3 volte più alto dell’Italia) ed una crescita demografica di oltre 5.000.000 di abitanti annua.
Ovvio che non possiamo paragonare il nostro piccolo paese ad un gigante come l’India, ma fa ben capire che una popolazione, per avere un tasso ed un trend di crescita positivo, deve avere un’età media della popolazione non troppo elevata, come in Italia, e che almeno il 50% si trovi in una fascia di età compresa tra 0-35 anni.
Fattori che in Italia non abbiamo più, e che nonostante la pandemia sia cessata, il trend della popolazione è destinato a diminuire nel corso dei prossimi anni e decenni. Restando su questi ritmi, il calo demografico, sarà costante e tra soli 10 anni si stima che la popolazione sia di circa 57.000.000 e di 54.000.000 nel 2050, e di 47.000.000 nel 2070. (Vedi grafico 1)
Praticamente, in poco più di un quarto di secolo, in Italia è destinata a scomparire l’intera popolazione che oggi equivale a quella di un’intera regione, come il Veneto o la Sicilia, cioè quasi 5.000.000 di abitanti, oppure l’equivalente di: Valle d’Aosta, Molise, Basilicata, Umbria, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, messi insieme.
Probabilmente nel prossimo futuro, considerando la decrescita demografica già in atto e senza nessun tipo di intervento, strutturale e socio-politico-culturale, l’Italia è destinata a vedere una riduzione sempre più netta della popolazione. Per invertire questo drammatico trend, servirebbe un cambio di passo, volto a ridurre al minimo l’emigrazione dei giovani verso paesi esteri, promuovendo l’immigrazione non clandestina, e volto a favorire solide basi lavorative affinché i giovani di oggi, e le future generazioni, abbiano le basi per potere avere, lavoro, stabilità economica e certezze sil prorpio futuro.
Tutto ciò, probabilmente, favorirebbe un aumento delle nascite e nel corso degli anni anche ad una ripresa demografica.