Published On: Gio, Mag 4th, 2023

E se la Via Lattea avesse un’altra forma? Nuovo studio contrasta la visione tradizionale

Grazie all’evoluzione strumentale, l’astronomia ci insegna che la Via Lattea è una galassia a spirale composta da un rigonfiamento centrale dal quale partono quattro bracci a spirale principali. Due maggiori e due complementari, dai quali si stagliano dei bracci secondari. Ma si sa, la scienza è disposta a confutare anche teorie che ormai appaiono indiscutibili.

E’ il caso che coinvolge un team di scienziati dell’Accademia cinese delle scienze, il quale suggerisce che la visione tradizionale della nostra galassia a cui siamo abituati potrebbe non essere corretta. In effetti se la Via Lattea fosse una galassia a spirale con quattro bracci principali sarebbe straordinariamente rara. E se così fosse, dovrebbero esserci alcuni fattori che avrebbero portato a una forma così unica.

QUALE SAREBBE ALLORA LA SUA FORMA?

L’articolo pubblicato su “The Astrophysical Journal” fa riferimento a molteplici fonti di dati nel tentativo di ottenere una risposta. Ad una nuova generazione di strumenti, tutti dotati di tecnologia che consente di misurare la distanza da noi delle singole stelle, si sono aggiunti i dati del satellite GAIA, il cui obiettivo principale è l’effettuazione di misure astrometriche di altissima precisione.

Gli scienziati hanno concentrato l’attenzione a 24.000 stelle di classe OB e a un migliaio di stelle di ammassi aperti, aggiungendo tali dati a quelli già in costruzione. La conclusione a cui si è giunti, è che la forma più probabile della Via Lattea sia quella di una spirale barrata con due bracci principali che si estendono verso l’esterno. Come la maggior parte delle galassie. I ricercatori hanno anche ipotizzato altri bracci più corti, più distanti e irregolari, non collegati però alla struttura principale.

About the Author

- E' un giornalista scientifico, regolarmente iscritto all'albo nazionale. Si occupa di cronaca scientifica e duvulgazione dal 2011, anno di inizio del suo praticantato. Sin dal 2007 ha condotto numerosi studi sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica, alcuni dei quali in collaborazione con l'ArpaV.