Published On: Sab, Mag 20th, 2023

Viaggio in ex Jugoslavia con l’auto elettrica (Reportage) – Terza Puntata

Prosegue il nostro racconto attraverso i paesi balcanici appartenenti alla ex Jugoslavia. Qui abbiamo percorso 4.000 km con una auto elettrica. Nella scorsa puntata abbiamo parlato di Montenegro e ci accingevamo ad entrare nel Kosovo.

Come dicevamo il Kosovo è un luogo molto particolare, considerato sacro dai serbi e parte della Serbia, ma che dal 2008 è de facto indipendente. Il paese con una maggioranza etnica albanese è riconosciuto da circa 100 nazioni al mondo, ma ci sono paesi come la Spagna e la Grecia che non lo hanno mai riconosciuto. Il paese iberico teme in primo luogo un precedente per l’indipendenza dalla Catalogna. 

Torniamo però al viaggio. Arriviamo dunque nella pianura kosovara e ci fermiamo a pranzare in una piccola osteria lungo la strada non lontano da Pec. Località nota agli italiani dove c’era la base del nostro esercito durante la missione di peacekeeping KFOR. In Kosovo si usa unilateralmente l’euro e quindi continuiamo ad usare la nostra moneta. Anche qui controlliamo il prezzo della benzina che si aggira su 1,3 euro come in Montenegro e molto meno che in Albania. Le strade sono nuove e ben asfaltate, notiamo però qualche piccola discarica qui e là lungo le strade.

Gigantografia di Clinton in Centro a Pristina (Credit G.Cutano)

Lungo le valli che scendono dalle montagne di confine i fiumi sono carichi di acqua per lo scioglimento delle nevi. Lungo le strade, come in Montenegro, diversi controlli autovelox e infatti il traffico anche qui è ordinato. Proseguiamo il nostro tragitto verso la capitale kosovara e all’ingresso in città campeggiano gigantografie di Bill Clinton. Di certo l’appoggio americano, ma anche di tanti paesi europei, è stato determinante per l’intervento NATO contro la Serbia nel 1999 al fine di fermare gli scontri, ma anche per l’indipedenza del più piccolo paese dei Balcani.

Il centro cittadino della capitale Pristina è frizzante e giovane, con qualche residuo post sovietico. C’è però il problema randagismo di cui abbiamo trattato la questione in un articolo dedicato. Durante la visita in centro notiamo uno strano edificio

Biblioteca Nazionale Pristina (Credit G.Cutano)

che è la biblioteca nazionale. Un edificio molto particolare che a detta di qualcuno è l’edificio più brutto del mondo. Non ci sentiamo di affibbiare questo aggettivo, di certo è molto particolare. Dietro la biblioteca notiamo una chiesa ortodossa in costruzione, ma sembra lì da molto tempo in quello stato. Ci chiediamo se sia legata alla questione etnica fra serbi ortodossi e albanesi musulmani/cattolici.

Copia della statua della libertà in un palazzo di Pristina (Credit G.Cutano)

In giro per Pristina si respira molto “America”. Troviamo anche una statua di bronzo dedicata alla segretaria di Stato americana Allbright che era in carica durante la guerra in Kosovo. Un’altra cosa ci colpisce è il monumento che era stato eretto per l’indipedenza e realizzato con lettere cubitali che recitava “NewBorn”, nel senso della nascita dello stato kosovaro. Il monumento cambia spesso colori e questa volta lo troviamo con la scritta “NoNewBR” con i colori blu e giallo. I colori sono sia quelli del Kosovo, ma anche quelli dell’Ucraina. La scritta sta per “no new broken republic” e si presta a diverse interpretazioni. La prima per le pressioni interne sul futuro della repubblica del Kosovo, le tensioni etniche sono ancora molto forti fra serbi e albanesi, la seconda contro le repubbliche create in Ucraina dopo l’aggressione russa. Di certo questa ultima interpretazione “cozzerebbe” con la stessa esistenza del Kosovo, ma di certo Serbia=Russia per l’etnia albanese e dunque è un ulteriore modo di protesta. Restando in tema “americanizzati” da notare una statua della libertà che campeggia su un palazzo. 

Lasciamo la capitale kossovara per andare verso la Macedonia del Nord. L’autostrada è anche qui nuova e scorrevole. Ci sono limiti di velocità e la polizia controlla che tutto ciò venga rispettato. La nostra auto elettrica prosegue senza problemi e in questa lunga tappa non abbiamo ancora mai caricato. A Pristina non abbiamo cercato colonnine, ma abbiamo visto comunque dei taxi elettrici. Il percorso della tappa Podgorica-Skopije prevede 450 km ed è una quella tappe più “stressanti” per la macchina, ma i software di navigazione ci danno assoluta tranquillità di raggiungere la destinazione senza soste.

Termina l’autostrada ed arriviamo alla dogana fra Kosovo e Macedonia del Nord. Quest’ultimo paese fino al 2019 veniva chiamato internazionalmente FYROM e cioè ex Repubblica Jugoslava di Macedonia. I macedoni invece si consideravano Repubblica di Macedonia. Questa storia della denominazione ha creato una accesa contesa con la vicina Grecia. I greci, avendo una regione con lo stesso nome, hanno sempre temuto eventuali pretese sulla regione della Macedonia greca. Come dicevamo il contenzioso si è finalmente risolto nel 2019 quando la FYROM è diventata la Repubblica di Macedonia del Nord. 

Con il cambio di nome scompare l’ultima traccia di Jugoslavia nei nomi delle Repubbliche federali che componevano l’esteso paese balcanico. La Macedonia del Nord è anch’essa oggi una repubblica con due etnie preponderanti, quella macedone e quella albanese. Fra le due etnie ci sono state tensioni culminate nel 2001 con una piccola guerra civile, durata per fortuna poco, che segna l’ultimo capitolo degli scontri interetnici all’interno dei Balcani durati un’intero decennio.

Arrivati alla frontiera, come dicevamo, ci mettiamo circa una mezz’ora a transitare dalle due polizie. C’è un po’ di coda e i controlli sono lenti. Percepiamo già subito alla dogana che la Macedonia del Nord non è una delle zone benestanti dei Balcani. Lo era già al tempo della Jugoslavia unita dopo la repubblica federale più meridionale dello stato balcanico producevano solo il 5% del PIL. Le scarse risorse, il non aver accesso al mare hanno da sempre penalizzato questa repubblica. Oggi aggiungiamo le contese con la Grecia e ci viene detto con la Bulgaria e queste situazioni hanno tenuto e tengono al palo il piccolo paese incastrato nei Balcani. Il suo ingresso nella NATO è avvenuto solo nel 2020, dopo il cambio di nome.

La situazione la notiamo dalla qualità delle strade appena entrati sul suolo macedone e dal parco auto più vetusto che negli altri paesi. Gli asfalti sono come quelle kossovari o montenegrini, ma troviamo parecchie sconnessioni. Anche se in realtà ci sono diversi cantieri di ammodernamento. Procediamo quindi fino in Hotel sulla collina di Skopije, dove il personale super gentile ci accoglie e ci aiuta per caricare l’auto. Talaltro avevamo prenotato erroneamente il giorno, ma riescono comunque a sistemare la protezione e darci alloggio per la notte. La tappa è stata lunga e sia noi che l’auto abbiamo bisogna di ricaricare, ma non prima di aver fatto un giro per la capitale.

…prosegue la prossima puntata…

Per rileggere:

Prima Puntata

Seconda Puntata

 

About the Author

- Ingegnere Ambientale, laureato presso il Politecnico di Torino, si è specializzato in difesa del suolo. Oggi si occupa di progettazione di impianti ad energia rinnovabile e di sviluppo sostenibile della montagna, con focus sulla mobilità elettrica. Volontario di Protezione Civile, ama la natura, ma anche i social media e la fotografia. Per compensare la formazione scientifica coltiva lo studio della storia e delle scienze politiche. * Contatti: giuseppe.cutano@geomagazine.it * * IG: @latitude_45