Oceani sempre più caldi: perché si stanno registrando temperature record?
La temperatura superficiale dell’Oceano Atlantico settentrionale ha subìto un riscaldamento di 1.09°C rispetto alla media quarantennale. Un dato importante che ha fatto divenire la notizia di dominio pubblico. Non è una novità: alla base c’è il cambiamento climatico antropico, come afferma Daniel Swain, scienziato del clima presso l’UCLA, ma non è l’unico fattore. Secondo i ricercatori ci sarebbe anche l’arrivo anticipato di El Niño, la recente eruzione del vulcano Hunga Tonga, le nuove normative sulle emissioni di particelle di diossido di zolfo o addirittura una carenza di polvere sahariana.
Il valore citato è da record, a tal punto che negli archivi non esiste un solo giorno nel quale l’Atlantico settentrionale sia risultato più caldo. In realtà “quasi tutto il bacino Atlantico sta sperimentando un calore anomalo, compreso il mare di Irminger a sud-est della Groenlandia, il Mar Mediterraneo occidentale e i tropici dall’Africa fino almeno ai Caraibi“, ha affermato Gregory Johnson, oceanografo della Pacific Marine della NOAA.
E non è solo l’Atlantico, poiché anche le temperature globali della superficie marina stanno raggiungendo nuovi massimi, come mostrano gli stessi dati NOAA.
Tali eventi di riscaldamento possono avere conseguenze considerevoli, tra cui l’attivazione di fioriture algali, lo sbiancamento dei coralli e l’impatto negativo sulla pesca e su altri ecosistemi. Le ondate di calore marine possono anche fornire più energia per i cicloni tropicali e più umidità per le inondazioni. E un oceano più caldo tende ad espandersi, il che può portare all’innalzamento del livello del mare insieme allo scioglimento delle calotte glaciali.
Qualcuno obietterà affermando che si tratta di un qualcosa sentito già tante volte in passato, senza rendersi conto che ci sono aree del mondo che stanno già sperimentando numerosi problemi. Solo in Europa le condizioni meteorologiche estreme hanno ucciso quasi 195.000 persone e causato perdite economiche per oltre 560 miliardi di euro dal 1980, come affermato mercoledì dall’Agenzia europea dell’ambiente. Inoltre, tali scenari rappresentano tendenze a lungo termine che risultano difficili da comprendere nel corso di pochi anni. Tuttavia, se i governi di tutto il mondo non svolteranno verso una riduzione della quantità di gas serra immessi in atmosfera, le temperature medie globali continueranno ad innalzarsi, rendendo invivibili molte aree del pianeta.
DIVERSI FATTORI
Tornando agli oceani, il recente arrivo di El Niño potrebbe essere parzialmente responsabile. La NOAA ha recentemente affermato che c’è una probabilità dell’84% che lo sviluppo di El Niño sia di intensità moderata e una probabilità del 56% che diventi un evento forte al suo apice entro la fine dell’anno.
Nel frattempo, l’Organizzazione meteorologica mondiale prevede che almeno uno dei prossimi cinque anni sarà il più caldo mai registrato sul globo.
I modelli meteorologici, però, non possono spiegare l’improvvisa escalation delle temperature oceaniche con il solo avvento di El Niño.
Il vulcano, Hunga Tonga-Hunga Ha’apai, esploso sotto l’oceano nel gennaio 2022, ha sparato quantità record di vapore acqueo fino alla stratosfera. E poiché il vapore acqueo agisce come un gas serra che intrappola il calore, i ricercatori hanno affermato che l’eruzione potrebbe aver provocato un maggiore riscaldamento planetario.
Nel frattempo, secondo Swain e Jacobson, anche un importante cambiamento nelle normative sul contenuto di zolfo dei carburanti per il trasporto marittimo potrebbe essere alla base del picco di riscaldamento. I regolamenti, ordinati dall’Organizzazione marittima internazionale nel 2020, hanno ridotto il limite massimo di zolfo nei carburanti dal 3,5% allo 0,5% nel tentativo di ottenere un’aria più pulita nei porti e nelle zone costiere. Tuttavia, il cambiamento potrebbe aver avuto una conseguenza inaspettata perché gli aerosol di solfato possono riflettere la luce solare lontano dalla terra, “oscurando efficacemente la superficie del pianeta“, ha scritto Jacobson in un post sul suo sito web.
A tali fattori, come detto, si potrebbe aggiungere la mancanza di polvere sahariana. Un’ipotesi condivisa da Michael Mann, professore di scienze della terra e dell’ambiente presso l’Università della Pennsylvania.
La mancanza di polvere sahariana, forse legata agli alisei indeboliti dal crescente El Niño, potrebbe avere un impatto sulle temperature in tempi brevi. La polvere normalmente ha un effetto di raffreddamento sull’area e la mancanza di polvere “probabilmente aiuta a spiegare l’anomalia osservata“.
È interessante notare che una delle poche aree che non sta vivendo un caldo insolito in questo momento è la California meridionale, che è stata insolitamente fresca e nuvolosa per diversi mesi consecutivi. Sebbene ciò possa essere una risposta a El Niño, potrebbe anche essere guidata dagli stessi modelli di onde persistenti che stanno contribuendo agli incendi in Canada, al calore da record nell’Europa occidentale e nel sud-est asiatico e alle inondazioni in alcune parti del Mediterraneo.