Mercurio e l’Isola Desolazione
Nella bellissima raccolta di racconti “Il sistema periodico” di Primo Levi sono narrate storie che spesso hanno coinvolto l’autore, chimico di professione ancor prima che scrittore di fama, ma che a volte si collocano in ambiti misteriosi, nello spazio e nel tempo. Ogni racconto ha il nome di un elemento chimico ed il capitolo intitolato “Mercurio” mi ha suscitato alcune curiosità storico-geografiche. Esso è narrato in prima persona, ma è evidente che l’io narrante è un marinaio inglese, non certo Levi.
Il marinaio, un caporale, abita da tempo su un’isola sperduta, con un riferimento geografico e temporale abbastanza preciso: la guarnigione costituita solamente da lui e sua moglie ha il compito di presidiare l’isola, a circa 1200 miglia a sudovest di Sant’Elena, allo scopo di evitare la fuga proprio in quel luogo sperduto di “una persona importante e pericolosa”, che potenzialmente poteva essere portata là in seguito ad un’evasione promossa dai suoi sostenitori. Il riferimento a Napoleone Buonaparte è evidentissimo, e dunque si può ipotizzare che il marinaio fosse di stanza in quest’isola che lui stesso chiama “Desolazione” dal 1815, ovvero dopo la sconfitta di Waterloo. Sappiamo che Napoleone fuggì dall’Isola d’Elba, il suo primo esilio, e diede vita ai cosiddetti “cento giorni” ben narrati da Dumas padre nel Conte di Montecristo. Una fuga da Sant’Elena sarebbe stata certamente molto più complicata, ma è plausibile che altre isole del Pacifico potessero essere presidiate in quel periodo proprio nell’ottica di tagliare a Napoleone tutti i ponti verso di un ulteriore rientro in Europa.
Ma che isola è mai questa? Levi abbozza addirittura una pianta dell’isola stessa, con uno scalimetro ed alcune curve di livello.
Un’isola, dirà poi nel racconto, vulcanica, dove un evento tellurico porterà alla luce una miniera di mercurio. Considerando la scala proposta (che indica il miglio britannico) l’isola ha una superficie di circa 40 km2 e, per la posizione descritta non dovrebbe trovarsi distante da Tristan da Cunha, un’isola con alcune piccole isolette vicine, che abbiamo già descritto nel bell’articolo dell’amico Renato.
Tristan da Cunha ha una superficie maggiore rispetto a quest’isola inventata, una forma ancor più tondeggiante, ma è anch’essa vulcanica, appartiene ai territori d’oltremare del Regno Unito ed ha come capostipiti delle famiglie di origine britannica e ligure.
Il bizzarro racconto di Levi, oltre a circostanziare in modo quasi preciso l’isola, racconta di come quattro naufraghi abbiano trovato riparo presso l’isola stessa. Uno di essi veniva da Noli, già repubblica marinara ligure, e tutti iniziarono ad importunare la moglie del narratore più per carenza di alternativa ed abbondanza di tempo, che per reale inimicizia. La “rivoluzione neolitica” che porta questo piccolo insediamento a crescere è l’estrazione del mercurio, bene che suscita l’interesse di una baleniera. La raffinazione dello stesso grazie alle rudimentali conoscenze di uno dei naufraghi, un faccendiere olandese, porta a scambiare il mercurio, preparato in grossi barattoli, con 4 donne in età da marito (una già con prole, in realtà) dando così il via ad accoppiamenti legittimi e ad una vera e propria comunità in nuce.
Perché questo racconto mi ha incuriosito così tanto? Innanzitutto per la collocazione geografica a suo modo precisa, che non corrisponde ad un’isola realmente esistente, ma non è lontana da Tristan da Cunha. Su quest’isola, però, non mi risulta che ci siano giacimenti di mercurio elementare (peraltro molto raro in natura). Il mercurio, elemento molto particolare in quanto metallo liquido, è certamente un pretesto per fantasticare in merito alla nascita di una piccola comunità in origine molto assortita (inglesi, olandesi, italiani, mentre le donne sono probabilmente africane) che trova motivo di intessere relazioni con l’esterno grazie ad un movente economico, in questo caso lo scambio di una commodity come il mercurio, assai preziosa nell’800 in ragione dei molteplici utilizzi che ne venivano fatti. Dunque la curiosità è anche a suo modo antropologica, in quanto l’immaginazione colpisce la dinamica di un piccolo gruppo di persone forzatamente confinate in un luogo circoscritto e non del tutto ospitale.
Oggi il mercurio è molto meno utilizzato nell’industria a causa della sua tossicità, ma nel ‘900 era ancora elemento importantissimo nell’industria, con l’Italia e gli Stati Uniti come maggiori produttori.
E Tristan da Cunha? Non certo grazie al mercurio, e nemmeno per la posizione difficilmente definibile come strategica, è divenuta comunità importante, con i suoi circa 800 abitanti dai cognomi liguri ed anglosassoni. Rimane un luogo tra i più remoti della terra, che anche in passato ha stimolato la fantasia di chi con la penna sapeva viaggiare e far sognare realtà davvero esotiche e fuori portata.