“Il mondo non può scollegare il sistema energetico esistente”. Così il presidente della COP28
Il presidente dei prossimi colloqui sulla COP28 a Dubai, durante la sessione di apertura della Settimana climatica del Medio Oriente e del Nord Africa, ha fatto appello ai governi affinché evitino di abbracciare idee irrealistiche, come smantellare precipitosamente le infrastrutture energetiche esistenti nel perseguire gli obiettivi climatici. Ha sottolineato che non è pratico né fattibile scollegare l’attuale sistema energetico prima di costruire quello nuovo, e ha esortato a distinguere tra fatti e finzione, realtà e fantasia, impatto e ideologia, evitando divisioni e distrazioni.
Gran parte delle discussioni internazionali sul clima si concentrano sul complesso tema di quando e come abbandonare i combustibili fossili. Sebbene alla COP26 di Glasgow nel 2021 si sia concordato di eliminare gradualmente il carbone, gli sforzi per estendere questa politica a tutti i combustibili fossili hanno incontrato difficoltà, inclusa la recente riunione del G20 in India.
Il presidente designato dei colloqui della COP28, Sultan Al Jaber, è stato oggetto di critiche da parte degli attivisti climatici a causa del suo ruolo nella compagnia petrolifera ADNOC degli Emirati, ma ha ottenuto il sostegno di importanti partecipanti alla COP, come l’inviato americano per il clima John Kerry, che condivide la visione dell’eliminazione graduale dei combustibili fossili. Inoltre, c’è un dibattito tra i paesi produttori di petrolio, tra cui gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita, sulla necessità di continuare a investire nei combustibili fossili per garantire la sicurezza energetica, anche in vista di una futura transizione.
Un altro ostacolo significativo nei negoziati sul clima riguarda la finanza climatica. I paesi in via di sviluppo che sono meno responsabili per il cambiamento climatico cercano finanziamenti dai paesi più ricchi per affrontare le crescenti conseguenze climatiche. Nonostante l’impegno dei paesi ricchi di fornire 100 miliardi di dollari all’anno per finanziare azioni climatiche nei paesi in via di sviluppo, questa promessa è stata spesso disattesa.
I colloqui della COP27 dell’anno scorso hanno creato un fondo per le “perdite e i danni” per aiutare le nazioni più povere a fronteggiare eventi climatici estremi, ma i dettagli su come funzionerà il fondo devono ancora essere definiti. Infine, i colloqui di Riyadh mirano a mettere in evidenza le sfide e le soluzioni nella regione del Medio Oriente e del Nord Africa, che è particolarmente vulnerabile agli effetti del cambiamento climatico, comprese alte temperature e scarsità d’acqua. La regione sta affrontando eventi climatici estremi, il che rende il cambiamento climatico una minaccia diretta e urgente.